[dodici]

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Un luccichio luminoso e diretto mi solletica gli occhi costringendomi ad aprirli di malavoglia.

Li struscio un po' e dopo aver fatto un sonoro sbadiglio mi obbligo mentalmente a fare questo tremendo sforzo di aprirli.

Una ventata di freddo mi colpisce le braccia nude contribuendo al mio risveglio.

Sento una risata familiare e solo dopo essermi guardata intorno e aver riconosciuto il ragazzo che mi sta accanto mi ricordo tutto: Emma, Ethan, discoteca..

Christian.

Mi siedo sul sedile scomodo dove ero sdraiata e mi sistemo la maglia spiegazzata, lo guardo con aria interrogativa e lui mi sorride nuovamente

Quegli occhi illuminati dalla luce fioca di un lampione sembrano ancora più profondi e misteriosi, e io ho una tremenda voglia di scavarci dentro e scoprire tutti i segreti che contengono, quelli che mi fanno così paura ma che mi attirano tremendamente allo stesso tempo.

Mi penetrano sotto pelle e mi estorcono di dosso emozioni per me sconosciute.

Sorrido timidamente avvampando d'imbarazzo al ragazzo che continua a fissarmi con un sorriso così dolce stampato in viso

Mi porto un ricciolo ribelle dietro l'orecchio, al mio sorriso quelle pozze di petrolio si espandono e pare che si svuotino un po' di tutto il loro veleno, mi sembrano già meno scure e misteriose, infondo io in questo mistero mi ci sono persa come in un labirinto, ma non cerco la via d'uscita, io voglio il centro.

Continuiamo così a sorriderci timidamente per qualche secondo ancora quando la sua espressione si fa più cupa più simile a quella del solito Chris, dovevo aspettarmelo, questi non sono comportamenti da lui, deve mantenere la sua posizione da sbruffone-stronzo-menefreghista.

Brook arrenditi, non cambierà mai.

-Dove siamo?- chiedo con voce sottile ancora un po' assonnata

-Bho- mi risponde alzando le spalle a accendendosi una sigaretta.

Il lampo dell'accendino gli illumina il viso perfettamente scolpito e dona una luce particolare ai capelli mori come la pece.

Esce dalla macchina e percorre un vialetto stretto e lungo contornato da sassi e pietre biancastre difronte a noi posizionandosi poi sotto la chioma di un albero piena di piccole foglie verde scuro che si spostano ad ogni soffio di vento.

Lo vedo aspirare il fumo della sua sigaretta e la sua espressione si incupisce sempre di più, lasciando spazio al vecchio Chris che rimpiazza quello che mi piaceva tanto

Attraverso il viale fino ad arrivare accanto a lui e sedermi dalla parte opposta dell'albero, così da essere schiena contro schiena appoggiati alla corteccia ruvida e umida di quella che mi parrebbe, a prima impressione, una quercia.

La tensione si taglia col coltello, percepisco il suo disagio anche senza guardarlo, e so che sono io a provocarglielo

Sospira,

sospiro anche io.

-Che posto è?- domando facendomi finalmente coraggio con la voce più tranquilla che riesco a tirare fuori in questo momento

-Il mio- risponde atono scrollando le spalle un'altra volta

Mi affaccio alla destra del tronco per poterlo finalmente guardare negli occhi che sono tornati gli stessi, freddi, distaccati di sempre.

Sospira di nuovo

-E vabene, è un posto tranquillo dove vengo di solito di notte, te l'ho detto contenta ?- mi urla alzandosi da terra e gettando in terra il lumino rosso della sigaretta.

Si avvia a passo svelto alla macchina e una volta entratoci chiude la portiera con estrema forza

Fondamentalmente non capisco il suo comportamento, mi porta nel suo posto per poi arrabbiarsi al primo accenno di parola che faccio? Sono completamente spaesata e ancora seduta sotto il tronco dell'albero, mi piace l'aria che c'è qui, ma non mi piace questa situazione.

Mi alzo faticosamente strusciandomi le cosce per liberarle dal polline che vi si è attaccato, mi avvio verso la macchina e stavolta mi siedo al posto del passeggero.

Sto zitta, non proferisco parola e mi muovo agiatamente sul sedile a causa dell'agitazione

-Diamine Brooklyn dì qualcosa! Questo silenzio mi uccide cristo!- sbraita battendo un pugno sul volante il cui tonfo sordo risuona come un'eco

-Perchè mi hai portata qui se ti senti così a disagio?- domando solo, lo guardo tormentarsi la bocca carnosa e strofinarsi le mani l'una con l'altra.

Sembra riflettere su una risposta che dovrebbe essere ovvia, almeno a lui, dovrebbe sapere il perché delle sue scelte, e invece è come se si pentisse e volesse ritornare sui suoi passi, come se avesse paura di dire qualcosa di sbagliato.

Pare così indifesa e fragile questa parte di lui

Sbuffa e si gira verso di me con un'espressione indecifrabile suo volto,
la stessa espressione.

-Non lo so nemmeno io per quale fottuttisimo motivo ti ho portata qui! Ho semplicemente sbagliato? Tu non sbagli mai ?!- sputa acido mettendo in moto la macchina e facendo risanare l'eco del motore che si scalda per tutto l'isolato

-Io non..- balbetto cercando di mettere insieme qualche parola ma risultando più impacciata che altro, d'altronde, mi ha completamente spiazzata.
Quando penso di aver fatto un passo avanti,
mi ritrovo a farne due indietro.

**HI PEOPLE! Scusatemi per aver aggiornato così tardi ma purtroppo dovevo studiare ough .-.
Spero vi piaccia il capitolo (è un po' corto scusate) buona lettura :o**

Party hard, fuck harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora