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KIRISHIMA POV

È il giorno dopo del disastroso appuntamento.

Subito dopo essere tornato a casa, aver finto di essere felice in faccia ai miei e avergli raccontato la farsa di Mina, mi sono fiondato in camera per tutta la giornata.

Ho pianto solamente e nemmeno mangiato, questo rifiuto mi ha fatto troppo male.

Il giorno era passato così e la sera sono arrivato ad aver consumato tutte le lacrime ed essermi addormentato stremato.

Adesso sono le 14 e mi sono appena svegliato, mi metto seduto nel letto e sbadiglio stanco.

Mi domando mentalmente del perché stia uno straccio e, quando pultroppo metabolizzo, il mondo mi cade addosso per la seconda volta.

Sento gli occhi gonfi e secchi, probabilmente sono anche arrossati.

Mi alzo e cammino in modo cadaverico verso il bagno.

Sciaquo la faccia come se potessi toglierci la grande delusione, mi guardo allo specchio e un lungo sospiro esce dalle mie labbra.

Perché non vuole stare con me? È stata colpa mia? Perché non posso amarlo? Perché non mi ama? Gli ho dato molto affetto e mi sembrava stesse bene con me, quindi perché non può stare con me?

Voglio delle spiegazioni

Devo riavvicinarmi a lui, a qualunque costo

Non lo lascerò più andare

Con un briciolo di determinazione acquistato, mi lavo e mi sistemo per andare a mangiare.

Quando scendo le scale, subito i miei mi aggrediscono verbalmente perché non mi ero fatto vivo il giorno prima e perché mi sono alzato adesso.

Gli rispondo che semplicemente ero troppo felice di essere uscito con Mina che le mie forze si erano esaurite e mi ero addormentato stremato.

Senza aspettarmi risposta, vado nella sala da pranzo, mangio gli avanzi e poi torno in silenzio in camera, lasciando nel dubbio i due.

{Skip time}

Sono le 16 passate e sono corso fuori casa con una scusa, l'intento è quello di parlare con Bakugo.

Il cielo è scuro e penso proprio che fra poco si metta a piovere, sento potenti tuoni riecheggiare in lontananza.

Le strade, se si possono chiamare così, della zona povera sono buie e sporche, non ci sono lampioni infatti.

Per il marciapiede dove cammino, trovo molti animali randagi che si cibano di immondizia o di altri piccoli esseri come topi e uccelli.

Bambini che giocano con una pallina fatta di carta nella strada senza paura che possa passare una carrozza o una vettura, non penso nemmeno passino per di qua.

Il mio tragitto continua e raggiungo il suo palazzo, corro su per le scale e mi fermo davanti alla sua porta.

Busso una volta.

Poi due.

Tre.

Niente, nessuna risposta.

Provo allora con il campanello.

Una, due, tre...

Faccio per premerlo ancora, ma una porta si apre.

"Pezzo di merda, smettila di suonare quel cazzo di campanello o ti butto giù dalla finestra" ringhia l'omone dell'appartamento vicino, quello a cui avevo bussato convinto fosse l'abitazione del biondo.

La luna di Londra {kiribaku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora