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KIRISHIMA POV

Sono passati due giorni e, anche oggi, mi trovo con lui.

Più felice che mai, dopo essermi preparato e aver fatto colazione, scappo verso la porta di casa, ma vengo fermato da mio padre che mi dice che vuole parlare.

Mi fermo preoccupato e deglutisco a vuoto, seguendolo poi verso il suo ufficio.

È una stanza abbastanza piccola ma parecchio ordinata, le pareti sono coperte da grandi librerie; al centro, c'è la sua scrivania con sedia e, sotto essa, un grande tappeto di provenienza egizia. L'ufficio è illuminato solo da una grande finestra e da una piccola lanterna a olio poggiata sul tavolo.

L'uomo si siede alla scrivania e io resto in piedi davanti a questa, torturandomi le mani in ansia.

"Sono venuto a sapere che hai un nuovo amico"

Annuisco lentamente, impaurito di cosa possa dire.

Ovviamente inizia il solito discorso, ovvero che essendo di famiglia nobile non posso fare amicizia con tutti per tenere alto l'orgoglio.

Ha accettato «i due campagnoli» e ora non tollera che io stia con uno che viene dalla zona povera della città.

Chiedo timidamente se ci fosse altro, ricevendo in risposta un brusco e serio «sì».

"Mi è stata riferito qualcos'altro su questo amico. Ovvero il fatto che siete stati visti per mano davanti casa"

Impallidisco.

Chi è stato a dirlo? Quindi quella sensazione di essere osservati era giusta...

L'uomo mi chiede se ciò fosse vero e ovviamente nego tutto all'istante.

"Sapevo che quello era solo un bugiardo! Sta solo cercando di far scendere il nostro orgoglio da nobili dicendo queste farse!" esclama vittorioso.

Mi lascia andare e scappo fuori casa, bianco come un lenzuolo per la paura che non mi avesse creduto.

Arrivo così a casa Bakugo, bussando nervosamente alla porta dell'appartamento.

Quando mi apre e vedo la sua solita espressione annoiata, crollo completamente e inizio a piangere.

Sussulta spaventato e mi afferra per mano, trascinandomi in casa.

Mi fa sedere sul divano e corre poi a prendere un bicchiere, lo riempie d'acqua e me lo porge.

Bevo un piccolo sorso e inizio a parlare velocemente e interrotto dai singhiozzi, facendolo innervosire.

Allunga la mano verso di me e poggia l'indice sulle mie labbra, zittendomi in un battito di ciglia.

Il suo sguardo serio mi fa capire che è meglio calmarmi e spiegare il tutto lentamente.

E ciò faccio, raccontando l'accaduto appena successo.

La sua faccia assume la stessa che avevo io con mio padre poco prima: bianco cadaverico.

Senza ancora dire nulla, si alza e torna con altri due bicchieri d'acqua che si scola in pochi secondi.

"Dovremmo d-dirlo agli altri, p-per me..." borbotto leggermente più calmo.

Il biondo annuisce d'accordo e si alza nuovamente, porgendomi la mano.

L'afferro e mi aiuta a mettermi in piedi, così da andare assieme alla ricerca dei tre.

Usciamo dalla palazzina e camminiamo vicini verso le mura della città, così da raggiungere le case dei contadini e allevatori.

La luna di Londra {kiribaku}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora