Capitolo 1- P.S.: a congelare come dei polaretti

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Ellen

«Inferno, Purgatorio, Paradiso.»

Ecco l'argomento principale di oggi:

Divina Commedia, letteratura.

Parlando di universi ultraterreni, io potrei direi di trovarmi in un limbo costernato di verde chiaro-scuro sfumato di blu, o magari più celeste?

Quegli occhi... a primo impatto sembravano verdi, come quando li aveva rialzati questa mattina per incontrarsi con i miei. Ma quando li avevo osservati attentamente da vicino, quando mi erano venuti letteralmente addosso, uno di loro aveva una striatura color ghiaccio. Nell'iride sinistra, se non mi sbaglio.

Se ripenso a tutti questi astratti messi insieme potrei definirmi in paradiso.

Ahimè, solo nel momento in cui sento il mio cognome ripetuto più volte, e di conseguenza vedo le facce che si girano in mia direzione, capisco di essere all'inferno.

«Signorina Williams, vorrebbe esporre i suoi pensieri riguardanti la lezione?»

Oddio.

«Ehm... Io credo che... cioè quello che-»

«Secondo lei, a cosa lo porta questo viaggio all'autore? Pensieri, sensazioni.»

«P-penso che rappresenti il viaggio fin fondo alla sua anima.» Insomma, le solite cose da poeti. La filosofia mentale che hanno, da volerti fare esplodere le particelle del cervello in mille pezzettini, è sempre la stessa.

«Gli estenuanti scrittori del 1200, che vanno alla ricerca del loro spirito afflitto.» ed ecco che qualcuno mi legge nel pensiero.

«Vorrebbe aggiungere qualcos'altro, signor Benson?»

«Nah, infondo ha già detto tutto la biondina.» dice indicandomi. E voltandomi noto che è uno dei quattro ragazzi del bar, ma non quello con cui mi sono scontrata.

Davanti agli occhi mi si para la perfetta figura da far capitolare chiunque la guardi: Non-Ho-Idea-Di-Come-Si-Chiami Benson. Descrizione fisica oggettiva che posso dare? Jeans un po' larghi e un tantino strappati di tonalità pece, maglia scura in accostamento con il vestiario detto prima, tutto incorniciato con un rivestimento di pelle nera che fa da giacca.  Descrizione soggettiva? Il figurino sembra uscito da una delle riviste di profumi per uomini, quindi, come tocco finale, ma sempre d'effetto in questi casi, un pezzo di carta arrotolato in mezzo alle labbra che sembra voglia far passare per una sigaretta. "Perché la fragranza descrive il tuo modo di essere", no, okay, basta. Dovrebbero segnalare gli slogan delle pubblicità, fanno male alla mia ironia già troppo elevata. Comunque, pare il prototipo perfetto da: migliore amico simpatico, ma altrettanto figo, del tizio con cui mi sono andata a sbattere la testa di prima mattina.

Detta la sua situazione, passiamo alla mia, cioè: povera illusa Williams che, per chissà quale strabiliante motivo, è in fissa da oggi per un ragazzo che ha visto solo una o due ore fa e che, molto probabilmente, non incontrerà mai più.

Un momento! Prima che mi perda in monologhi... mi ha appena indicata?

«Bel collegamento, visto che anche la povera, morta e stecchita Beatrice era bionda.»

Sì, mi sa c'è l'ha con me.

Il professore fa un respiro profondo, per poi chiamare lo stesso cognome di prima.

«Signorina Benson, ci salvi lei, la prego.»

Accanto al simpaticone c'è la ragazza che, da quanto ho sentito, dovrebbe essere la sorella o cugina, fatto sta che sono identici: stessi capelli neri, stessi lineamenti, tranne per gli occhi chiari di lei, e scuri di lui.

Behind the SilenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora