Capitolo 6- Mare Autunnale

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Ellen

Lo ha fatto davvero.

Ma chi voglio prendere in giro? Ovvio che l'avrebbe fatto!

La bimba prodigio sotto la doccia non si è neanche presa il disturbo di salutare o evidenziare chi fosse, ha solo chiesto in chat ad Ashley il "numero del tizio in foto con la moto". Testuali parole.

Ed Ashley, ovviamente, risponde inviandolo senza alcun indugio.

Al mio urlo di poco prima, alcuni bambini si affacciano dalla porta per sbirciare, un po' divertiti, un po' spaventati.

Piccoletti, stasera vi conviene scomparire e portarvi dietro la vostra coetanea.

Din.

Din.

Dovrebbe essere questo il suono delle notifiche, no?

Ma a me sembra solo la rapidità che ci mette l'ascensore infernale per andare su e giù per i vari gironi.

Non posso guardare.

Non voglio guardare.

Sbircio.

Spalanco la bocca.

Mani sulla faccia.

E il telefono vola sul letto, con me al seguito.

«Morirò dalla vergogna un giorno di questi.» E ucciderò la colpevole di questo attentato alla mia vita.

Ancora in accappatoio e distesa sul mio amato letto, in cui vorrei sprofondare in questo preciso momento fino alla fine dei secoli e dei secoli, suona un'altra notifica. Perfetto.

Fa che non sia di nuovo lui, fa che non sia di nuovo lui.

Gesù, ti scongiuro.

È lui.

Ma ancora non oso guardare il contenuto dei messaggi.

E ora siamo a tre messaggi.

Esattamente come...

«MICHELLE!» i miei aggraziati e intonati monosillabi, «MI-CHE-LLE».                               Nessuna risposta. Tantomeno segni vitali. E non siamo nemmeno giunti alla decapitazione, per ora.                                                          

Okay. Ora si passa alle maniere serie, cioè il secondo nome.                                    

«TATE...» Un qualcosa cade da dietro la porta dove si trova il diavolo. Meglio, perlomeno dà segnali vitali, sempre per ora.

Ora, invece, il cognome.

«WILLIAMS!». E la porta scatta. Rivelando, dapprima, una piccola chioma bionda, poi gli occhioni azzurri serrati e, per la mia meravigliosa vista, tutta la sua figura.

«Sì, sorellona?» Manipolatrice, stavolta non ci casco.

In piedi davanti a lei, con me ancora mezza nuda, espongo per un microsecondo il cellulare con i testi inviati al suo raggio visivo e, dopodiché, il cellulare sparisce.

Come lo sarà lei appena avrà elaborato il danno che ha fatto.

«Come ti è saltato in mente?!»

«Oh, andiamo, søster. Sono solo messaggini innocentini-ini-ini.» Come no! Ho paura a voltarmi per vederli, questi messaggini innocenti.

«Sai cosa? Non sono arrabbiata per il fatto che tu abbia preso il mio cellulare, senza il mio consenso, e scritto a qualcuno.» ammetto.

Lei, d'un tratto basita, rimane interdetta per qualche secondo con una smorfia di stupore in faccia.

Behind the SilenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora