Capitolo 15- Wine and Past

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Ellen

Guardo Logan davanti a me, titubante.

«Non posso.» Noto il suo disagio, ma non ribatte, perciò cerco di dargli una motivazione vera e propria. «Non posso uscire con te mentre la mia amica è-» mi interrompe, anche perché non avrei saputo come continuare senza che possa sembrare una scusa per sottintendere il palo altissimo col quale andrebbe a sbattere.

«Certo, lo capisco. Ma...» Il sorriso birbante torna a fare capolino sul suo viso, e per un attimo il palo è arrivato bello forte in fronte a me. «Che ne pensi di un secondo non-appuntamento, allora?»

«Dove mi porterai stavolta?» gli reggo il gioco. Mi bacia improvvisamente, e mi trascina con sé.

«Sorpresa.»

Una trasgressione, o due, alle regole qualche volta può starci, no?

***

«Alla fine hai cambiato idea?» lo prendo in giro, visto e fatto sta che ci ritroviamo davanti la porta di casa mia.

«Lo temevi, vero? Invece no, carissima. Però devi andarti a cambiare.» se ne esce così, mi giro verso di lui perplessa.

«Perché?»

«Ti posso dare due motivi validi per questo, il primo: per il posto in cui andremo; secondo: non penso di averti mai vista con un vestito addosso, e credo che se uscirai da quella porta con uno di quelli potrei imprecare in norvegese e svenire.» rido alla sua affermazione.

«Halloween ti è sfuggito o soffri pure tu di perdita di memoria?» Per un attimo lo sento paralizzato, si rilassa solo quando lo sfioro per accertarmi che stia bene e quando lo conferma ridacchiando mi rassicuro.

«Vero...»

«Tema?» non indago oltre e chiedo per ultima cosa, prima di entrare e decidere il giusto abbigliamento.

«Sbizzarrisciti, bellezza.» sogghigna. Che stupido!

Problema: non so che diavolo mettermi, e non so dove mi porterà. Potrebbe anche aver organizzato un omicidio nel bosco, forse è per questo che ha avuto almeno la pietà di farmi cambiare e mettermi qualcosa di decente per arrivare ben presentabile in obitorio.

«Che succede qui?» chiede Anne. Salvezza.

«Grazie a Dio, Anne! Ho bisogno del tuo aiuto.» le dico tirando fuori la testa dall'armadio.

«Ditemi tutto, norvegesi e non!» subentra Michelle. Oh, ciao diavoletto.

«Mi aspettano fuori, e non ho nemmeno un vestito da mettere.» sbuffo teatralmente.

«Per "ti aspettano" intendi il biondino fuori con la moto?» fa una domanda retorica la rossa, sapendo già la risposta.

«Ehm-» Esattamente.

«E secondo te chi, signora? Ovvio che è lui, glielo si legge in faccia alla ragazza.» La piccola è intelligente, lo interpretiamo come un pregio o un difetto?

«"Signora" a chi, poppante?» inveisce guardandola seriamente. Michelle, invece, capovolge la situazione sempre a suo favore.

«Dici così perché ancora non lo sei. Ancora...» le fa l'occhiolino. E non comprendo se Anne stia per scoppiare a ridere per le battute che sgancia ogni giorno, o svenire per quello che ha detto.

«Va' a giocare con le bambole e non lo so... fai accoppiare loro invece che me.» cerca di mandarla via in qualche modo.

«Io non faccio accoppiare le bambole, io dominerò il mondo!» Certo. «E da futura dominatrice quale sono, so già che quella testa dura bionda di mia sorella amerà fino ad avere gli occhi a cuoricino di prima mattina, senza aver preso il suo solito caffè per cui potrebbe uccidere a mani nude, quel tipo da capogiro. Okay, addio!» scappa via, con occhiali da sole sul naso nonostante siano quasi le nove di sera. Impallidisco, e prima che possa scappare dal mio raggio uditivo, le urlo dietro:

Behind the SilenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora