Prologue.

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Harry's pov.

Nel campo caravan, nei pressi di Chicago, quando arrivava l'inverno nessuno sapeva come riscaldarsi, eppure c'era sempre la stessa roulotte che riusciva ad avere quella sensazione di calore tanto amata.

Stava nevicando da ore, la gente continuava ad andare avanti e indietro per il bosco, cercavano legnetti con i quali accendersi il fuoco, ma a causa della pioggia tutto era bagnato, tutto era inutile.

La vita lì non era facile, nessuno poteva permettersi di andarsene, eppure un ragazzo di diciassette anni ci sperava, sperava di poter andare via da lì, perché altrimenti in quel posto ci sarebbe morto.

"Harry, come sei riuscito a procurarti questa stufa?" Anne aveva tutti i capelli in disordine, i vestiti erano sporchi ed aveva una sigaretta fra le mani, non restava mai senza, eppure continuava a dirgli che lui non avrebbe dovuto iniziare, perché quando ci entri non nè esci più.

"L'importante è che c'è l'abbiamo non credi? Non interessarti di come io l'abbia avuta." Alzò le spalle e si mise a guardare il campo innevato davanti a lui. Amava la neve, eppure si chiedeva perché, perché non poteva essere come i ragazzi normali, amare la neve e magari giocarci anche.

"Hai iniziato a rubare? Come tuo fratello?" Anne si avvicinò a lui, gli prese una spalla e lo fece girare per guardarlo meglio, il suo viso era insespressivo. Aveva una felpa con cappuccio e dei jeans ormai malandati, ma non poteva permettersi altro.

"Mamma ho detto di non interessarti." Sbuffò per poi sentire uno schiaffo arrivargli dritto sulla guancia sinistra, la sua testa si girò subito verso il piccolo divano marrone che avevano. La guancia gli bruciava e poteva percepire il sorrisetto sul volto di sua madre.

"Devi smetterla mamma." Una voce femminile arrivò da sinistra. Gemma, si teneva in piedi a malapena, la leucemia non gli dava giustizia, ormai i capelli non crescevano più e le cure che stavano provando non stavano facendo effetto. Gli unici soldi che Harry riusciva a recuperare con il suo misero lavoro da barista andavano tutti spesi per le cure di Gemma.

"Non ti preoccupare Gemma, riuscirò ad andare via da qui." Prese il suo zaino, lo skateboard, le cuffie e il cellulare. Uscì da quella misera roulotte, non riusciva più a viverci, da quando avevano scoperto la leucemia di Gemma tutto era cambiato. Lui era diventato un fantasma, Gemma una malata, sua madre un'alcolizzata e suo fratello un ladro.

"Slave signor Roger." Il signor Roger era il più anziano del campo, tutti lo adoravano, se c'era un problema lui era sempre in prima fila ad aiutare, Harry in primis.

"Ciao giovanotto, vai a fare un giro?" Harry sorrise fiebilmente scuotendo la testa e mettendo ai suoi piedi lo skateboard.

"Sto andando a lavoro." Si mise le cuffiette, diede una spinta al suo skate ed andò via da quel campo misero e pieno di nullità, l'unica persona che voleva poter salvare era Gemma.

Arrivò al bar che si trovava sul fondo della strada, odiava quel posto, ma era l'unico modo per poter pagare le cure che servivano per sua sorella e poi non poteva permettersi di andarsene poiché sua madre non lavorava.

"Sei in ritardo finocchio bastardo." Il suo capo, Jess, era solito prenderlo di mira, gli piaceva dargli meno soldi rispetto a tutti gli altri e amava usarlo a suo piacimento ogni qual volta che poteva.

"Cosa devi fare quando sei in ritardo?" Harry abbassò lo sguardo e lo seguì dentro uno stanzino, chiamarlo studio sarebbe stato solo un complimento.

Si avvicinò a lui, lo fece girare facendogli mettere la faccia contro il muro e le mani dietro la schiena.

"Ora sta fermo, non vorrei conciarti come l'altra volta." Aveva la bocca vicino al suo orecchio mentre teneva stretti i suoi polsi. Con un movimento agressivo gli abbassò i pantaloni insieme ai boxer.

two boys and chocolate muffins. // harry e louis.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora