Chapter two.

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Gemma's pov.

Da un paio di settimane si trovava lontana da suo fratello. Aveva saputo di Nate, era felice per lui, finalmente dopo trentacinque anni era riuscito a prendere una decisone, una giusta, ovvero andarsene via da lì.
Però, grazie a Niall, sapeva della notifica di sfratto che Harry in quei giorni aveva ricevuto, lui era sempre il primo ad occuparsi degli altri, ma non si occupava mai di sè stesso. Sì trascurava molto e Gemma questo non riusciva a sopportarlo, per questo il più delle volte gli diceva che i medici non volevano che lei ricevesse visite, Harry si arrabbiava, ma rispettava le regole, era bravo in questo.

"Allora signorina, come stai oggi?" La dottoressa Deakin, Johannah Deakin, era sempre così carina con lei e ogni tanto in quella stanza si trovavano in due. Gemma capì che quel ragazzo con gli occhi blu e i capelli lisci era suo figlio. Ci parlava molto spesso, lui le parlava di come, da bambino, aiutava sua mamma facendo giocare gli altri bambini che si trovavano in ospedale, condivideva con loro la merenda e prestava il suo pallone, all'epoca portava degli occhiali con la montatura blu, gli venivano grandi ma a lui piacevano molto.

"Credo di stare un pochino meglio." La dottoressa sorrise mentre controllava le dosi delle varie medicine.

"Tuo fratello?" Era da un pò che non lo vedeva, le dispiaceva, le piaceva vedere come gli occhi di quel ragazzo brillassero nel guardare la sorella. Aveva due enormi fossette, i capelli ricci e corti e gli occhi verdi, sembrava che riflettessero il colore dell'erba fresca e umida.

"Gli ho detto di prendersi qualche giorno per rilassarsi, è sempre così stanco, voglio che curi di più la sua persona, sè stesso." La donna annuì mentre in mano teneva il fascicolo di Gemma.

Uscì dalla stanza e Gemma rimase sola.

Le piaceva il silenzio, amava guardare fuori da quell'unico angolo di porta che riusciva a vedere, le piaceva il rumore del suo battito cardiaco e per passare il tempo leggeva. Il libro che nell'ultimo periodo l'aveva stregata era che tu sia per me il coltello, non l'ho capiva molto, ma le piaceva come due persone del tutto sconosciute potessero spogliarsi con il solo uso delle parole. Come riuscissero a raccontarsi ed esplorarsi a vicenda. Di come nessuno dei due si sentiva a disagio nel raccontare precisi particolari delle rispettive vite. Quel libro glielo aveva regalato Harry, aveva sempre degli ottimi gusti.

Ascoltava la musica mentre si immergeva in quel fiume di parole e si chiedeva chi fosse il suo luz.

Le rimasero in mente queste precise parole: Ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte né brucia nel fuoco. Da lì, da quell'ossicino, l'uomo verrà ricreato al momento della resurrezione dei morti. Così per un certo periodo ho fatto un piccolo gioco: cercavo di indovinare quale fosse il luz delle persone che conoscevo. Voglio dire, quale fosse l'ultima cosa che sarebbe rimasta di loro, impossibile da distruggere e dalla quale sarebbero stati ricreati. Ovviamente ho cercato anche il mio, ma nessuna parte soddisfaceva tutte le condizioni. Allora ho smesso di cercarlo. L'ho dichiarato disperso finché l'ho visto nel cortile della scuola. Subito quell'idea si è risvegliata in me e con lei è sorto il pensiero, folle e dolce, che forse il mio luz non si trova dentro di me, bensì in un'altra persona.

Alla fine lei capì che il suo luz era suo fratello, si trovava dentro di lui e lei era felice di poterlo dire, perché suo fratello era il suo piccolo eroe, l'unica persona che era stato in grado di farla volare.
Ma ora doveva essere in grado di lasciarla andare, perché lei non riusciva più a vivere e voleva poter regalare a suo fratello una vita, qualcosa da vivere. In ogni caso lei avrebbe cercato di resistere il più possibile.

two boys and chocolate muffins. // harry e louis.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora