Confessioni

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Ed è finita così. Jesse con i suoi Ritmonelli è passato alle finali. Le Bellas no. Eravamo terze in classifica (e solo grazie alla mia improvvisazione, ma questo non mi faceva sentire meglio: terze non bastava). Era finita. Completamente.

Le Bellas non esistevano più, o almeno, io non ne facevo più parte.

La mia vita è tornata ad essere quell'insignificante e solitaria esistenza di un tempo. Mi mancava Jesse. Avrei avuto così bisogno di qualcuno che mi stringesse tra le braccia, mi mancava Chloe. E Amy, e anche le altre ragazze.

Dio, ero talmente patetica che quasi mi sono messa a piangere quando Kimmy Jin mi ha detto – Buone vacanze di primavera – uscendo dalla stanza.

Kimmy Jin! È bastata una frase gentile uscita dalla sua bocca per commuovermi.

Certo, poi ce ne ho messo del mio. Alla sede della radio ho trovato il CD di The breakfast club e ho avuto la stupidissima idea di riguardare quel film. Allora ho pianto davvero. Ma chi se ne frega? Ero sola, completamente. Ci sono anche dei minuscoli vantaggi in questo. Non che mi sentissi meglio dopo aver pianto. Avevo allontanato Jesse in ogni modo possibile. L'avevo ferito. Probabilmente non avremmo più guardato un film insieme. Avevo allontanato le Bellas. Addio alle prove massacranti e alle esibizioni, addio a quella indescrivibile sensazione di essere parte di qualcosa. Mi mancavano le attenzioni di Chloe, il suo affetto. Mi mancava l'irresistibile sfrontatezza di Amy. Perfino la stronzaggine di Aubrey.

In un momento si era spezzato tutto. Ognuna di noi era andata per la sua strada, ognuna era tornata a casa per le vacanze di primavera. Saremmo rimaste amiche, dopo? Sarei tornata ad essere amica di Jesse? O non avrei più rivisto nessuno di loro, dopo le vacanze?

Con il passare del tempo ero ancora impegnata nella mia autocommiserazione, sepolta nel letto della mia stanza a guardare film. Quando un giorno, prima della fine delle vacanze, qualcosa è successo. Qualcosa di praticamente miracoloso, secondo me.

Un messaggio di Chloe. Non so se tutto quell'entusiasmo significava che io e lei avevamo un legame di qualche tipo, o se era semplicemente al settimo cielo, ma il testo diceva più o meno così

Beca!!! Ti ricordi il solista dei Footnotes? Qualcuno ha scoperto che frequenta ancora il liceo e ha fatto una soffiata alla commissione degli ICCA. Capisci cosa significa piccola? Li hanno squalificati, le Bellas sono in finale!!!

Piccola?

Oh, sì, e il resto del messaggio! Le Bellas erano ancora in gara!

Questo ha immediatamente cambiato il mio stato di semi-incoscienza depressa in un'incredulità terrorizzata dalla possibilità di illudersi.

Ma era vero. Era proprio vero (e, comunque, mi aveva chiamata piccola?)

Nonostante l'entusiasmo (che cercavo di sopprimere) in quel periodo ero ancora fermamente convinta di essere una sfigata, e di non meritare niente di buono dalla vita. E oltre a questo non ero sicura di fare di nuovo parte delle Bellas. Sospettavo (e più avanti Chloe me lo ha confermato) che Aubrey non sapesse nulla del fatto che aveva contattato anche me.

Così, appena finite le vacanze, mentre le Bellas si riunivamo nella palestra per riprendere le prove, io sono andata a bussare alla porta di Jesse. Non che credessi di poter ottenere qualcosa di buono per me. Volevo solo cercare di rimediare al modo rude in cui l'avevo trattato. Volevo assicurarmi che non ci stesse ancora male e poi, chissà, se lui mi avesse perdonata forse sarei anche riuscita a smettere di punirmi e tornare ad essere sua amica.

Per il momento non prometteva bene; non mi aveva nemmeno aperto

- Jesse, so che sei lì. Sento puzza di popcorn

Nessuna risposta

- Jesse muoviti, apri

Per un momento ho avuto paura che mi lasciasse lì. Poi finalmente ha aperto, ma non sembrava una faccia riconciliante, la sua.

- Ciao – gli ho detto, incerta su come continuare – ti ho chiamato. E ti ho mandato dei messaggi

- Sì, li ho letti.

Ok, questo ha fatto male.

- Mi dispiace di averti trattato così male. Ero arrabbiata, ho esagerato. È che Aubrey mi fa impazzire.

- Ah sì? Credi che mi sia offeso perché mi hai trattato male?

Beh...lo credevo.

- No, lo so...

- Non sai niente. Credi di sapere ma non lo sai. Tu non fai altro che respingere chiunque si preoccupi per te. Perché lo fai?

- Non lo so –. Ero sincera.

- Ti conviene scoprirlo, perché ho chiuso con questa storia...di qualunque storia si tratti

- Jesse...

- Basta

E mi ha chiuso la porta in faccia.

Sono stata tentata di sedermi con la schiena sullo stipite, come una patetica perdente. Poi ci ho ripensato. Stavo cambiando, le Bellas mi avevano cambiata, il college mi aveva cambiata. Non dovevo essere per forza una perdente. Non avevo un ragazzo; pazienza. Avevo delle amiche, però. O, almeno, le avevo avute.

Sì, lo so. Ero sulla buona strada per darmi una svegliata. Ma forse alla Beca sfigata serviva ancora un po' di tempo prima di mollare la presa.

Alla fine sono andata da mio padre. Con lui avevo litigato, lo stesso giorno in cui avevo litigato con Jesse. Ma i genitori non sono come i ragazzi; loro sono sempre pronti a perdonare, ad ascoltare. Loro ti amano, non importa quanto li hai fatti arrabbiare. Con mio padre avevo sistemato le cose già molto tempo prima. Durante le vacanze avevamo parlato molto; del college, di Los Angeles, della mia esperienza con le Bellas. Lui credeva che quelle ragazze mi avessero fatto un gran bene e che, in fin dei conti, fossi contenta di non essere partita per Los Angeles troppo presto.

Mi ero guardata bene dal farglielo anche solo sospettare, ma aveva ragione.

Così, avendo già discusso con lui l'argomento Barden Bellas, quel giorno sono riuscita ad aprirmi, e a parlare di quello che provavo.

- Non me lo sarei mai aspettato ma...mi ero affezionata a quelle ragazze

Lui doveva essere contento che avessi deciso finalmente di parlargliene (fino a quel momento ne aveva parlato più che altro lui). Ma non ha lasciato spazio allo stupore e subito mi ha chiesto:

- E hai creduto che andartene fosse la risposta?

- Vuoi scherzare? Senti da che pulpito

Subito sulla difensiva, è proprio da me. Jesse mi conosceva più di quanto volessi ammettere.

- Oh, per favore, Beca. Questo è un colpo basso. Senti, fra me e tua madre non funzionava. Ma ho cercato in tutti i modi di costruire un bel rapporto con te. Ma tu mi hai sempre tagliato fuori

- Lo faccio con tutti a quanto parte, niente di personale. È una strada facile

- Sì, ma porta alla solitudine

Colpita e affondata. Ma mi stava offrendo troppo affetto per prendermela. Voleva aiutarmi, e avevo la possibilità di accettarlo, o di respingerlo com'era mia abitudine.

Sono riuscita a sorridere, e a dire qualcosa che non riconoscevo affatto nel mio carattere, ma mi piaceva moltissimo: - Che cosa devo fare?

Chiedere un consiglio? Bel lavoro, Beca, è così che fanno le persone normali.

Anche mio padre ha sorriso. Sicuramente piaceva anche a lui questa nuova versione di me.

- Dipende solo da te.

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