Le audizioni

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Le audizioni, già. come primo istinto avrei voluto possedere un paio di gambe in più per correre lontano e molto velocemente. Mi sconcertava l'idea di rivederla; è normale, no? A quante ragazze è capitato di essere interrotte durante una doccia da una che vuole compagnia per cantare la canzone con cui è solita masturbarsi?

Ma c'era qualcosa (oltre alla sfortuna di avere due gambe soltanto, e molto corte per giunta) che mi tratteneva. Un po' forse erano le parole di mio padre. Dovevo dimostrargli che ci stavo provando veramente, con il college, se volevo riuscire ad andarmene. Paradossale, detto così, ma era stata più o meno questa la nostra conversazione.

Ma non era solo quello. Quella ragazza, nella doccia e anche un mese prima alla fiera delle attività, aveva mostrato interesse nei miei confronti. Forse era un interesse rasente la follia, ma ero abbastanza sfigata da essere pronta ad accettarlo. Ho accennato al fatto che non ho mai avuto amici migliori delle mie cuffie e del mixer per i mash-up? Sì, forse sì.

Sei una perdente, Beca.

Quella rossa svitata (ma, a una prima analisi, non pericolosa) era forse la prima persona che avesse mai mostrato interesse per me.

Oh, sì...e anche Jesse. Per quale motivo non avevo considerato Jesse per buona parte dei miei ragionamenti? Sicuramente si era dimostrato più normale delle rossa (anche perché per essere più pazzo di lei avrebbe dovuto necessariamente fare qualcosa di illegale) e forse era proprio questa la differenza. Possibile che mi attirasse la follia di quella ragazza? Non sono mai stata brava a farmi degli amici, ma proprio andarsi a cercare quelli più strambi mi pareva esagerato, anche per una misantropa come me.

Insomma non sono riuscita, sul momento, a chiarire del tutto quello che provavo; eppure, se volevo essere onesta con me stessa (non volevo), quella ragazza era il motivo per cui alla fine mi sono decisa ad andare alle audizioni.

E sono arrivata in ritardo.

Maledizione, Beca! Non potevi affrontare il labirinto dei tuoi pensieri (dal quale non uscirai mai viva) in un momento più adatto?

Qualcuno, sul palco, stava cantando Since you been gone e io, raccogliendo qualche informazione dietro le quinte, sono venuta a sapere che era il brano obbligatorio per l'audizione. Neanche la sapevo tutta, quella canzone! Ero nervosa, mi sentivo così piccola (in senso figurato. In senso fisico sono piccola, ma ci sto lavorando). Non avevo mai cantato prima di allora davanti a qualcuno (Oh, beh, certo. Nella doccia. Scusate, cercavo di dimenticare) e mi tremavano le mani.

Beca, calmati. È una stupida audizione per uno stupido coro studentesco di ragazze (pazze) che cantano per Prince.

Giusto, perché agitarsi. Se le Bellas mi volevano si sarebbero adeguate a quello che io volevo cantare. Se quella ragazza mi voleva, avrebbe ascoltato quello che a me andava di farle sentire.

Alla fine mi sono affacciata sull'orlo del palco, titubante. E per prima cosa ho perso gran parte della mia arrogante sicurezza.

Ero ancora in tempo per tornare indietro. Beh, lo ero fino a quando la voce della rossa (che ovviamente mi aveva notata) ha detto al ragazzo che aveva appena dichiarato finito lo spettacolo

- Oh, aspettate. Ce n'è un'altra.

Poi si è rivolta direttamente a me, che nel frattempo avevo deciso di avventurarmi sul palco per salvare la faccia.

- Ciao

- 'Giorno.

Ho accennato perfino ad un saluto con la mano. Dentro mi sentivo molto meno spigliata. Lei mi ha semplicemente sorriso, e mi ha fatto cenno di avvicinarmi. Sembrava sinceramente felice di vedermi.

- Eeh...non sapevo della canzone obbligatoria

- Oh, non fa niente – ha detto subito lei – canta quello che vuoi.

C'era, in effetti, una canzone che mi sentivo in grado di provare. Di cantare senza nessun tipo di accompagnamento non se ne parlava proprio. Ma visto che evidentemente mi dovevo arrangiare (i musicisti avevano già accolto l'invito di poco prima a mettere via gli strumenti) mi restava un'opzione sola.

Sul tavolo a cui sedevano la rossa e la sua amica Aubrey c'era un bicchiere di plastica usato come porta penne. Era talmente vicino che lo si poteva raggiungere dal palco, perciò mi sono inginocchiata lì davanti e ho accennato al bicchiere, incerta

- Posso? – lo chiedevo alla rossa, ovvio. A nessuno che si permette di chiamarmi "stronzetta" senza conoscermi chiederei il permesso di fare qualcosa.

- Certo – ha risposto lei, senza capire.

Ho fatto scivolare le penne sul tavolo e mi sono sistemata a gambe incrociate sul palco con il bicchiere rovesciato davanti a me. Con la coda dell'occhio controllavo le reazioni delle due ragazze che avrebbero deciso se ammettermi nel loro gruppo o no. Aubrey era scettica, mi guardava come se fossi io quella stramba (beh, lo ero). L'altra però era rimasta in attesa, e pareva onestamente incuriosita.

Le ho rivolto una specie di sorriso, poi ho iniziato il sottofondo necessario alla mia canzone. Si chiama The Cup Song, l'avevo imparata non so quanti anni prima. All'inizio si crea il ritmo battendo le mani tra di loro e sul bicchiere, e anche facendo battere il bicchiere contro il palco. E poi si inizia a cantare.

- I got my ticket for the long way 'round/two bottle 'a whiskey for the way...

Mentre cantavo, lanciavo rapide occhiate di tanto in tanto alla mia giuria. Per qualche ragione mi sentivo emozionata, ma non ero pronta ad ammettere di tenerci così tanto a fare parte di quel gruppo.

Aubrey non voleva saperne di cambiare espressione, ma non era lei quella che mi interessava. (Sono una dura, io; quando una persona mi valuta con il pungo di ferro trovo le scuse più fantasiose per schivare il suo giudizio). Quella che stavo guardando non era lei, ma la sua amica. E la rossa mi guardava con gli occhi che brillavano. Penso sia stato solo un caso che non avesse la bocca aperta; ad ogni modo il resto della sua faccia esprimeva ammirazione.

Quando ho finito la canzone e posato il bicchiere l'ho guardata apertamente e lei si è illuminata in un sorriso. Senza dubbio le interessavo. La mia fortuna è stata aver capito molto tardi in cosa consistesse il suo interesse.

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