Gran finale

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Eccoci, infine, dietro le quinte del Lincoln Center. Mentirei se dicessi che non sentivo la tensione; era impossibile non sentirla. Ma ero elettrizzata, speranzosa, e non vedevo l'ora di fare il culo a quei palloni gonfiati (Ritmonelli compresi). Mi sentivo aggressiva, determinata e pronta a tutto. Una Amy più magra (e decisamente più bassa).

Mente un tecnico ci distribuiva i microfoni ho visto Jesse, poco più avanti, che aspettava di andare in scena.

Mi sono avvicinata senza timidezza. Mi sentivo una Beca tutta nuova, tosta, figa, che non doveva avere paura di esporsi perché nessuno poteva resisterle. Forse mi stavo montando la testa, ma lasciatemi il mio momento di gloria: le finali erano veramente roba grossa

- Ciao – gli ho detto

Lui si è girato a guardarmi – ciao –. La sua voce era dolce, senza rancore. Mi sono sentita sollevata

- Buona fortuna – gli ho detto, con sincerità.

- Grazie, anche a voi – ha risposto Jesse con dolcezza. Ci siamo sorrisi, mentre il presentatore annunciava l'ingresso dei Ritmonelli.

L'ultimo sguardo che mi ha lasciato prima di correre sul palco mi ha smosso qualcosa dentro. Era profondo, appassionato, innamorato forse.

Per un momento sono rimasta lì a sorridere per conto mio, come incantata. Durante la loro performance (davvero una gran bella performance) ho iniziato a guardare lui e gli altri con occhio più critico e competitivo. Sentivo la pressione selvaggia delle altre Bellas e ne sono rimasta contagiata. Volevo andare là fuori e battere i Ritmonelli, e tutti gli altri gruppi. Un po' mi dispiaceva per Jesse, lo devo ammettere, ma non per questo mi sarei fermata. Avevo intorno nove ragazze che contavano su di me e che per niente al mondo avrei deluso.

Ho guardato Chloe e le ho sorriso, poi ho guardato le altre

- Vi voglio bene amiche nerd.

- Sì, siete le migliori – ha aggiunto Amy – anche se siete un po' troppo magre, credo che il vostro cuore sia davvero grasso. Ed è questo che conta.

Diamo il massimo ragazze!

- Signore e signori – ha detto il presentatore – le Barden Bellas!

E con l'ultimo scambio di sguardi siamo uscite sul palco, provocando subito un gran fermento tra il pubblico.

Non che avessimo qualcosa in più rispetto agli altri gruppi, ma sicuramente avevamo qualcosa in più rispetto a noi stesse.

Niente più uniformi da hostess, potete crederci?

Ognuna di noi aveva il suo foulard, ma c'era chi lo teneva al collo, chi legato alla cintura, chi annodato intorno al polso.

E poi i vestiti. Eravamo vestite come ragazze normali. Pantaloni elasticizzati, magliette sexy. Vorrei quasi dire che eravamo vestite ognuna a modo suo, ma non bisogna pensare che fossimo male assortite. Insomma ci intonavamo alla perfezione una con l'altra, ma non eravamo più dieci copie di una rigida e bacchettona hostess dai capelli biondi.

Abbiamo preso posto sul palco e con grandissimo onore io ho suonato il diapason (non lo stesso diapason che avevamo fatto rotolare nel vomito di Aubrey).

- Uno, due, tre, quattro – ho detto piano alle Bellas.

Si va in scena.

- Uuuuuh

- Seems like everybody's got a price/I wonder how they sleep at night – ha iniziato Aubrey. E questo ha creato un vero e proprio sconcerto tra i giudici.

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