capitolo 6

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-Jisung.-richiamò l'attenzione dell'amico su di sè, notando che si fosse perso nei suoi stessi pensieri già da diversi minuti.

Il ragazzo alzò la testa, osservando prima la stanza nella quale si trovava per poi posare lo sguardo sulla figura di Felix, sembrando stordito e smarrito, come se non sapesse dove si trovasse nè come vi fosse arrivato.

Il suo sguardo era completamente assente, privo di colore e il suo viso spento.

Il ragazzo dai capelli rosa si chiese cosa potesse essere successo di così tanto grave da averlo ridotto in quello stato.

Non sembrava più lui, era diventato un'altra persona, completamente irriconoscibile agli occhi di Felix.

-E' successo qualcosa?-azzardò a chiedere, sapendo però già la risposta, ma voleva sentirselo dire da Jisung e lasciare che si sfogasse con lui, almeno per quella volta, visto che era sempre Felix a raccontare i suoi problemi all'amico e a chiedergli consigli.

In quel momento Jisung aveva bisogno di parlare con qualcuno, e con chi avrebbe potuto farlo, se non con il suo migliore amico?

Felix aspettò pazientemente che il ragazzo rispondesse alla sua domanda, non volendo forzarlo in alcun modo, ma la sua risposta tardò ad arrivare, facendolo preoccupare ancora di più.

Alla fine Jisung si limitò ad annuire, confermando i sospetti di Felix.

-Ti va di parlarmene?-chiese dolcemente, sperando che l'amico accogliesse l'invito e decidesse di dirgli la verità.

-Ti ricordi della scorciatoia che usiamo di solito quando siamo in ritardo e dobbiamo sbrigarci? Ecco, prima l'ho presa perchè non volevo farti aspettare troppo.-Jisung fece una pausa, notando un piccolo sorriso da parte di Felix, il quale in realtà non si era arrabbiato con lui, ma sapeva quanto il suo amico si sentisse in colpa per non riuscire mai ad essere puntuale in qualsiasi circostanza.

Il ragazzo dai capelli rosa lo invitò a continuare con lo sguardo, impaziente di scoprire cosa fosse successo e perchè Jisung ne fosse rimasto così sconvolto.

-Sono passato davanti ad una casa ma delle urla provenienti da questa mi hanno costretto a fermarmi di colpo e spinto a voler controllare cosa stesse accadendo al suo interno. Ho perfino suonato il campanello, ma nessuno è venuto ad aprirmi, e la casa è diventata improvvisamente silenziosa. Credo che quelle urla appartenessero ad un ragazzo che ha più o meno la nostra stessa età e ho paura che sia vittima di violenza domestica, ma non ho potuto fare niente per aiutarlo o salvarlo. E se adesso stia male o sia rimasto ferito? Mi sento tremendamente in colpa per non aver insistito oltre, avrei dovuto fare molto di più, ero l'unico passante in quella via, e ho assistito ad un episodio del genere senza muovere un dito. Mi sento un mostro, per essermi arreso.-confessò Jisung con le lacrime agli occhi, in preda ad una crisi di nervi.

Felix si affrettò a tranquillizzarlo, prima che la situazione potesse degenerare ulteriormente.

-Jisung, ora ascoltami attentamente. Non sei un mostro. Non sai cosa effettivamente fosse successo dentro quella casa, è probabile che si fosse trattato di un comune litigio in famiglia. Sono cose che capitano a tutti, non puoi preoccuparti e rimanere così sconvolto ogni volta che senti qualcuno urlare.-cercò di rassicurarlo Felix, facendo un sorriso di conforto.

Sapeva che il suo migliore amico fosse profondamente sensibile e vulnerabile, spesso facilmente impressionabile, ma non doveva reagire in quel modo, ne risentiva la sua stessa salute.

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