capitolo 26

139 10 1
                                    


-Ogni giorno gli manda dei cuori di carta contenenti frasi delle sue canzoni preferite. In realtà ha chiesto a me di farlo, visto che abita lontano, così posso tenerlo d'occhio. -confessò, sporgendosi verso di lui per mostrargli le foto che aveva fatto a tutti i bigliettini che Jisung aveva mandato fino ad allora a Minho.

Chan lesse attentamente ogni frase, sforzandosi di non scoppiare in una fragorosa risata.

Quello che Jisung stava facendo gli sembrava assurdo.

Come lo avrebbe aiutato esattamente, in quel modo?

Avrebbe cercato di alleviare temporaneamente il suo dolore e di risollevargli l'umore, facendolo sentire apprezzato e in un certo senso amato, dimostrandogli che c'era qualcuno disposto a prendersi cura di lui, a dedicargli la sua più completa attenzione e il suo tempo.

Ma così facendo non avrebbe fatto altro che illuderlo, dandogli false speranze.

Minho aveva bisogno di un aiuto concreto, reale, non di un ragazzino che viveva ancora nel mondo delle favole, convinto di sapere cosa fare quando in realtà era inesperto e perfino immaturo, a giudicare dal suo comportamento e dai suoi gesti.

Jisung avrebbe dovuto rivolgersi immediatamente a un adulto, non fare di testa sua.

Chan scosse la testa, arrabbiato con quel ragazzino, che non ne stava combinando una giusta, giocando con la situazione di Minho, mettendo a rischio la sua stessa salute, e la cosa più importante che aveva, la vita.

Quei cuori di carta non avrebbero certo fermato la violenza della madre di Minho, non avevano un potere magico e salvifico, non l'avrebbero salvato dalla sua furia accecante.

Minho era costantemente in pericolo in quella casa, e Jisung credeva davvero di risolvere quel problema da solo, in quel modo infantile e ridicolo?

-Da Jisung mi sarei aspettato una cosa del genere, ma da te, Felix, no. -disse, con tutta la sincerità di cui era capace.

Non serviva a niente nascondere la verità, anzi avrebbe fatto più danni di quanti ne erano già stati commessi.

Felix sgranò gli occhi, preso completamente alla sprovvista.

Non si sarebbe mai aspettato quella reazione da parte di Chan, aveva usato un tono serio e freddo, quasi tagliente.

Credeva che sarebbe stato dalla sua parte, ma si sbagliava.

Cosa c'era che non riusciva a capire?

Perché li stava accusando di qualcosa di cui non era nemmeno a conoscenza?

-Da quanto va avanti questa cosa?-Chan si sporse in avanti, poggiando entrambe le mani sul tavolo, incrociando le dita, con un'espressione di disappunto dipinta sul viso.

Nonostante quello, cercò di addolcire il tono della voce per non ferire il ragazzo.

Non voleva attribuire nessuna colpa a Felix, in fondo aveva soltanto aiutato un amico.

In realtà, non ce l'aveva nemmeno con Jisung, si era comportato da irresponsabile ma sapeva che entrambi desideravano solo aiutare un loro coetaneo.

Non lo stavano facendo nel modo giusto, ovviamente, ma Chan fu grato a Felix per avergliene parlato, sarebbe intervenuto immediatamente, cosa che, purtroppo, non aveva fatto in tempo, contribuendo a rendere la situazione ancora più grave.

-Credo due settimane, forse meno. -rispose Felix, dopo aver fatto un calcolo approssimativo di quanto biglietti avesse mandato a Minho.

Chan deglutì, cercando di mandare giù un groppo che gli stava impedendo di respirare.

Quella situazione era durata fin troppo, non c'era più tempo da perdere.

-Felix hai la minima idea di cosa stiate facendo? Credevate davvero di poter risolvere questo problema da soli, senza rivolgervi a un adulto? Il piano di Jisung non serve a niente, quei cuori di carta non salveranno Minho da sua madre. Un giorno Jisung potrebbe perderlo davvero, e sarà troppo tardi. Ti rendi conto della gravità della situazione? Non è uno scherzo, c'è in gioco la vita di un ragazzo. Vi siete comportati da incoscienti, sono profondamente deluso da entrambi. Avresti dovuto parlarmene molto prima, vi avrei impedito di farlo, e probabilmente adesso Minho sarebbe al sicuro. -Chan si passò una mano sul viso, esausto, sotto lo sguardo spaventato di Felix, che aveva ascoltato ogni sua parola con estrema attenzione, incolpandosi per essere stato così stupido da non rendersi conto subito di quanto fosse inefficace, e a tratti anche infantile, il piano di Jisung.

Erano entrambi dei ragazzini immaturi che avevano creduto di poter salvare davvero una persona senza chiedere aiuto a nessuno, rischiando con la vita stessa di Minho.

Da un momento all'altro sua madre avrebbe potuto cedere alla sua furia, sfogando la sua rabbia sul ragazzo, con conseguenze drammatiche e irreversibili, mentre loro se ne stavano con le mani in mano, aspettando ogni mattina per mandargli quegli bigliettini, convinti di poter sul serio aiutarlo, solo perché animati da buone intenzioni.

-Purtroppo l'amore non sempre è in grado di salvare le persone, spesso non è abbastanza. Bisogna imparare a chiedere aiuto. -disse Chan, facendo un sorriso amaro.

Felix sussultò a quelle parole.

-Lo hai capito, vero? -chiese conferma, pur non avendone bisogno.

Era proprio per quello che Felix si era rivolto a Chan, non sapeva come aiutare Jisung a gestire i sentimenti che stava iniziando a provare nei confronti di Minho.

Lui non gliene aveva parlato esplicitamente, ma Felix lo aveva capito da solo.

-Certo, le frasi scelte da Jisung sono molto chiare e non necessitano di essere spiegate. Non c'è possibilità di equivoci. -Chan si grattò la nuca, leggermente imbarazzato.

Almeno Jisung aveva avuto il coraggio di confessare, seppur indirettamente, i propri sentimenti al ragazzo di cui era innamorato, a differenza sua, mentre Felix era completamente all'oscuro dei suoi e non sapeva come dirglielo, senza rovinare la loro preziosa amicizia.

paper hearts // minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora