capitolo 11

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Felix dovette aspettare il messaggio di Jisung fino alla mezzanotte, non potendo andare a dormire prima.

Non che si lamentasse, era solito andare a letto piuttosto tardi ma quel giorno si era stancato particolarmente, pur non avendo fatto molto, dopo essere uscito con Jisung e aver fatto una videochiamata con lui per mettersi d'accordo sul piano.

Aveva fatto soltanto una maratona di serie tv americane che aveva già visto almeno un centinaio di volte, se non di più, e mangiato cibo spazzatura fino allo sfinimento, comodamente sdraiato sul suo letto.

Eppure, alla fine della giornata avrebbe solo voluto crollare in un sonno profondo, ma si era costretto con tutte le sue forze a mantenere gli occhi aperti per non addormentarsi sulla sua scrivania.

Non appena lesse la frase scelta da Jisung, sorrise istintivamente, capendo subito quale fosse lo scopo del suo migliore amico.

Incoraggiare Minho a non mollare, non arrendersi, perché prima o poi avrebbe trovato l'uscita da quel tunnel buio e oscuro nel quale si era ritrovato, la propria luce.

Jisung aveva davvero intenzioni serie con lui, constatò Felix, orgoglioso di lui.

Non era da tutti, voler aiutare sul serio una persona in difficoltà, soprattutto se un completo sconosciuto, e sicuramente non era per tutti essere così comprensivi, sensibili e pazienti.

Quelle qualità erano più uniche che rare, e Jisung le possedeva tutte, erano sue di natura.

Felix prese una penna di colore verde, avendo pensato di usare un diverso colore per ogni frase, certo che a Jisung non sarebbe dispiaciuto vederlo prendere iniziativa ogni tanto.

In fondo, anche Felix voleva aiutare Minho.

Recuperò il cuore di carta, di colore rosso, dal cassetto della scrivania, trascrivendo sopra la frase, per poi incollarvi nella parte inferiore un adesivo raffigurante un gattino dal pelo grigio, sperando vivamente che Minho avrebbe apprezzato l'idea, non rendendo vani gli sforzi di Jisung di voler conoscerlo, diventando suo amico.

Mise il bigliettino in una busta da lettera bianca, attento a non piegarlo, non volendo che si rovinasse ancora prima di raggiungere il destinatario la mattina successiva.

In seguito, poggiò la busta sul tavolo della cucina, così da non dimenticarsi di prenderla al momento di uscire per andare a scuola, e andò finalmente a dormire, con una speranza accesa nel cuore, quella di poter aiutare in qualche modo una persona che stava passando un brutto periodo, un loro coetaneo che si era chiuso in se stesso, rifiutando il contatto con il mondo esterno, reale, quello che si trovava al di fuori delle mura domestiche, precludendosi così la possibilità di fare amicizia con altre persone.

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