Capitolo 10

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Era passata una settimana dalla notte in cui avevano guardato l'aurora boreale, e Will aveva terminato la struttura della sedia a dondolo. Mancavano soltanto da sistemare i pattini che dovevano sostenere la struttura oscillante. Aveva bagnato il legno e lo aveva curvato progressivamente, tendendolo con stringhe di cuoio e facendolo asciugare davanti al fuoco, e adesso non gli rimaneva che montarli.

La struttura era già stata sistemata sul patio della baita, e ora Will stava controllando i vari giunti un'ultima volta. Prese i due pattini e li inserì nelle apposite fessure intagliate, poi li fermò con perni di legno.

Era pronta: non restava che provarla.

Hannibal lo guardò con una velata curiosità mentre Will si sedeva lentamente. Quando si poggiò la panchetta oscillò indietro, ma rimase in equilibrio senza rovesciarsi. Un ampio sorriso comparve sul volto di Will, stirandogli le labbra e arrivando fino agli occhi, che si illuminarono in un raro momento di gioia, semplice e diretta.

Will si spostò da parte, facendo posto ad Hannibal, che si sedette accanto a lui dopo un attimo di esitazione.

La panca oscillò ancora, scricchiolando leggermente.

"È solo il legno che si assesta" disse Will, con un sorriso un po' sghembo.

"È più comoda di quanto mi aspettassi" ammise Hannibal.

"Non fare quell'aria stupita. Vado a prendere delle pellicce, aspetta qui" gli rispose, alzandosi.

Tornò dopo poco con una bracciata di pellicce. Era una delle poche cose che alla baita sicuramente non mancava. Lucas e Noah, prima di morire, dovevano aver avuto un contrabbando abbastanza florido. Per un attimo Will si preoccupò al pensiero che qualcuno prima o poi sarebbe venuto a cercarli, ma scacciò immediatamente via quell'immagine. Era ancora inverno, avevano tempo.

Fece alzare Hannibal e sistemò le pelli sulla seduta e sulla spalliera, e poi si sedettero di nuovo uno accanto all'altro.

Era una mattina grigia, e qualche fiocco di neve cadeva pigramente. Per alcuni minuti rimasero a dondolarsi in silenzio. Il paesaggio davanti a loro era candido e immobile, quasi irreale. Tra gli alberi poco più avanti oltre lo spiazzo che si trovava di fronte alla baita si vedeva la superficie piatta e gelata del lago. Là dove c'erano state le striature rosse del sangue dei due uomini che avevano ucciso ormai non si vedeva più nulla: la neve aveva coperto tutto, come se non fosse mai successo. Improvvisamente Will si sentì di nuovo irrequieto. Era oltre un mese che erano arrivati alla cabina, e quasi due dall'inizio della fuga. Si era adattato a quella vita sorprendentemente bene, e sembrava tutto inserito in una quotidianità consolidata.

"Voglio andare a caccia" disse, senza voltarsi.

"Cosa vuoi cacciare, Will?".

"Cervi. Ma non voglio usare il fucile. Voglio andare a caccia con il coltello. Voglio una lotta alla pari".

"Lo hai mai fatto prima?" domandò Hannibal, incuriosito.

"Sono un pescatore più che un cacciatore, lo sai. Mio padre mi raccontò che una volta, da giovane, aveva provato con un gruppo di persone a cacciare un cinghiale. Riuscirono ad abbatterlo, ma uno di loro venne quasi ucciso, sventrato dalle sue zanne. Non ci tornò mai più".

"Tuo padre era un uomo saggio".

"Credi che sia fattibile? Voglio farlo". Tutto ad un tratto gli sembrava qualcosa di assolutamente necessario.

"Possiamo farlo, ma dovremo capire quali sono i percorsi dei caribù qui nelle vicinanze, le loro abitudini. Non possiamo andare e basta, perderemmo solo tempo".

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