Marco scende gli scalini avvicinandosi poi a Fabio e Davide, capisco che anche il secondo è uno dei suoi migliori amici, si danno delle pacche sulle spalle mentre i due già presenti si passano lo spinello, lui rifiuta gentilmente quando gli viene offerto. Io resto a parlare con le ragazze del gruppo mentre sorseggio la miscela fatta da Noemi.
-Sono felice che tu sia venuto. Scusami se non ti ho potuto consigliare bene. Ma ogni volta è un problema trovare il regalo adatto per Marco.- mi dice Aurora, anche lei prende da bere ignorando le birre e gli alcolici presenti.
La ragazza indossa un vestitino blu elettrico molto sbarazzino che le arriva fino alle ginocchia, poi ha un paio di scarpe basse che però vengono rese più eleganti dall’abito; i suoi capelli sono raccolti da una bandana con lo stesso colore del vestito e solo due ciocche sono lasciate sciolte che le ricadono sul seno dalla scollatura delicata.
-Non ho avuto grandi problemi. Conoscendolo, gli sarebbe sicuramente piaciuto un gioco da tavolo o altro. Magari più tardi troviamo anche modo di giocarci.- dico a mo’ di proposta.
-Sì, questa è un’idea grandiosa. Ah proposito: lei è mia sorella, Martina. E con lei hai conosciuto tutti i membri del nostro gruppo al completo.- dichiara, mi volto verso la ragazza.
Martina allunga la mano verso di me, è impossibile non riconoscere la somiglianza tra le due sorelle: hanno lo stesso viso, gli occhi castani e brillanti nascosti da un paio di occhiali troppo grandi che le rendono il viso più tondeggiante, forse per coprire gli zigomi sporgenti. Fisicamente è più alta della sorella e leggermente più in carne, vestita con un jeans strappato e scuro e una maglia troppo larga che la fa sembrare una skater.
-Posso dirti che hai dei capelli fantastici?- quello è l’unico dettaglio fuori dall’ordinaria somiglianza con Aurora.
La ragazza infatti ha i capelli corti, mossi anche lei ma sono colorati di un blu che varia diverse sfumature di azzurro e acquamarina che mi ricorda molto il colore del mare.
Quando le faccio quel complimento, Martina emette un suono che sembra a metà tra un urletto stridulo e gli ultrasuoni di un pipistrello. -Davvero ti piacciono tanto?- mi dice lei in preda all’emozione, il volto le si illumina di gioia e annuisco.
-Ti prego Daniele, non ti ci mettere anche tu. Se mamma e papà scoprono quello che ti sei fatta ti uccidono…- dice Aurora mettendo le mani ai fianchi come per rimproverarla.
Torno con lo sguardo su di lei. -Cioè?-
Martina a quel punto mi fissa, sorride con i denti e poi tira fuori la lingua mostrando un piercing in mezzo ad essa. Poi richiude la bocca scoppiando in una risatina.
-Però è molto bello. Non ho piercing o tatuaggi ma mi piacerebbe tanto farmene uno.- dico vago, la mia pelle chiara è rimasta immacolata per tanto tempo, ma chissà se magari un giorno non mi dovessi trovare col braccio tatuato per intero.
Aurora improvvisamente cambia espressione ricordandosi di qualcosa e ne parla subito con Noemi poggiandole una mano sul braccio. -Hai poi fatto quella tesi per il Dottor Romano?-
Mi sento gelare il sangue, quel cognome è lo stesso dello psicologo che mi seguiva fino a qualche tempo fa: mi dico che non c’è nulla di male, che il mio percorso comunque è stato superato quasi del tutto e che non dovrei imbarazzarmi. Ma per me è un capitolo chiuso. Trovo la forza di balbettare.
-Dottore?- chiedo controllando le mie emozioni.
-Sì, è un cardiologo. Ricordi che ti avevo detto di studiare medicina? Io e Noemi siamo colleghe. Ci conosciamo fin dal primo anno di università e stiamo seguendo lo stesso percorso.- risponde Aurora, mi sento parecchio stupido, come se fosse ovvio. Si tratta solo di omonimia.
Certe volte la vita è davvero strana.
-Anche tu studi medicina quindi?- chiedo alla ragazza sentendomi più sereno, non c’è nessuno modo in cui Doc possa raggiungermi qui. Ho bloccato il suo numero, non può chiamarmi. Non che lo farebbe, è intelligente abbastanza da capire che ho messo un punto col passato.
-Sì, diciamo che è un po’ la mia vocazione anche se ho ben altri interessi lontani dalla medicina.- dice Noemi, la ragazza si sistema una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio rivelando un orecchino molto intricato che sembra raffigurare un simbolo esoterico che brilla d’argento.
-Lontani dalla medicina? Tipo?-
-Ehm… magari te ne parlo in seguito. È una cosa abbastanza personale, non volermene a male. Ti dirò tutto quanto, un giorno.- dice lei sorridendomi con sincerità, alzo le spalle e mi limito ad annuire, devo rispettare la sua privacy.
Il campanello della casa suona ed echeggia anche nel giardino e questo mi fa voltare verso Aurora che finisce di bere dal bicchiere alzando lo sguardo e spostandosi verso il fidanzato, immagino si tratti della cena.
-Amore, sono le pizze.- dice lei sfiorandogli il braccio con la delicatezza delle sue dita, noto che ha il gel, abbinato al vestito. Di certo, la ragazza presta molte attenzioni ai dettagli.
-Ehm… sì, vado subito. Continuiamo il discorso dopo.- le risponde Marco allontanandosi di corsa, Fabio lo segue standogli dietro, immagino per dargli una mano. Avevo avuto la stessa idea ma non ho fatto in tempo a muovermi.
-Finalmente si mangia!- dichiara Fabio portando una larga taglia di pizza nel cartone, subito dietro di lui c’è Marco con altre due teglie. Vengono poggiate tutte e tre su un tavolo vuoto.
-Avanti, servitevi pure allora!- dice Marco aprendo la cena ai suoi ospiti, mentre ci avviciniamo tutti quanti, lui prende la fidanzata in vita abbracciandola, poi lei allunga la mano sul viso del rossiccio passando le dita tra i peli della barba e si uniscono in un bacio affettuoso. Mi viene da sorridere.
È bello che siano così tanto innamorati l’uno dell’altra.
La cena procede al ritmo della musica mentre i due gruppi si mischiano tra di loro e mi trovo a parlare un po’ con tutti restando in piedi, mi trovo bene a parlare con tutti ma è Marco che tiene l’attenzione del gruppo concentrata, come se lui ne fosse il leader, oltre ad essere il protagonista della serata.
Il successivo brano musicale ha delle corde più scure e profonde. Mi avvicino al tavolo dove si trovano gli ultimi pezzi di pizza e studio attentamente quale prendere col tovagliolo in mano, accanto a me si sposta una figura, rapido e silenzioso come un assassino, non faccio in tempo a voltarmi.
Sento un click e vedo una luce che mi abbaglia, a quel punto mi volto verso l’origine del suono e noto subito la polaroid mentre la foto istantanea esce dall’apposita apertura.
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Come girasoli al tramonto [COMPLETA]
Literatura Kobieca[...] Non guardare lì. Anche se ce l'hai davanti, non puoi farlo! Questa frase echeggia nella testa mentre poggio i fazzoletti e la mia mano sulla coscia di Fabio strofinando in maniera vertiginosamente vicino la sua virilità: la mano si muove delic...