12 settembre 2021
Scendo dall’autobus superando finalmente l’ultimo scalino, quando sento l’asfalto sotto le mie scarpe riesco a dirmi solo tre parole: Ben fatto, Dani!
Afferro il trolley per la maniglia, dentro ho messo alcuni vestiti che potrebbero servirmi: camicie felpate, maglioni, un paio di jeans e un pantalone scuro, non si sa mai. Certo di questo, vedo che il bus accende il motore e parte nuovamente, questa è l’unica fermata in paese e prende la via laterale che lo porta fuori città.
Mi assicuro ancora una volta di avere lo zaino dietro le spalle: dentro ci sono altri vestiti, roba leggera per l’autunno; poi ho la tracolla lungo il fianco, nel frattempo spira il venticello fresco e gradevole delle montagne, il paese si trova in una larga vallata dal quale prende il nome, Vallerossa.
I miei occhi cercano Alessandro, ma non trovo alcuna traccia di mio fratello che sembra essere in ritardo nel venirmi a prendere. Questa è una cosa che mi ricorderò.
Mio fratello è un ritardatario. Vent’anni non sembrano aver cambiato questo suo aspetto, la mattina non riusciva mai a svegliarsi, questo lo ricordo bene.
Ricordo che ero molto piccolo, quando la mia famiglia si trovava ancora a Vallerossa, all’epoca mia mamma e mio padre stavano insieme, prima del divorzio che avrebbe diviso me e mio fratello per tanti lunghissimi anni.
Non ci siamo più visti da allora, neanche al funerale di nostro padre al quale la mamma non mi aveva voluto portare. Mi aveva detto che né lei né io ci saremmo andati.
Alessandro era sempre in ritardo a scuola, stava frequentando la scuola media del paese mentre io iniziavo le elementari, quando i nostri genitori decisero di divorziare. Ricordo che nostra mamma lo sgridava sempre per non riuscire mai a svegliarsi in tempo.
Io invece sono totalmente l’opposto, del genere che se la mia sveglia suona alle otto in punto, sono sveglio almeno dieci minuti prima. Ciò mi permette di perdere quei minuti scrollando i social così da provare ad attivare la mente.
Metto la mano nella tasca del jeans blu scuro e stretto che mi avvolge le gambe magre, recupero il cellulare vedendo la foto che ho postato prima di partire: si tratta di un mio selfie.
Lo analizzo e penso che sia venuto proprio male!
I capelli sono un po’ in disordine a causa del vento, sono lisci ma crespi e lunghi fino al collo, di un castano scuro che ricorda la corteccia degli alberi. I miei occhi guardano l’obiettivo, sono azzurri e la luce che li colpisce mi ricorda tanto il mare. Il viso è pulito, leggermente scarno sulle guance, indosso una camicia a quadrettoni blu e nera che aderisce al mio fisico slanciato. Ho le maniche tirate su, ai polsi invece dei bracciali di pelle intrecciati.
Vedo le notifiche e scopro che ho ricevuto alcuni LIKE e tra questo uno tra tanti mi salta all’occhio.
Alessandro Bramante ha messo LIKE alla tua foto!
Entro nel profilo di mio fratello sorridendo e vedo che anche lui ha postato uno stato, circa cinque minuti fa quando effettivamente mi aveva mandato il messaggio dicendo che si scusava per il ritardo e che aveva avuto un imprevisto a lavoro.
Oggi arriva il mio caro fratellino! Sono molto emozionato.
Ricambio il LIKE come gesto automatico e ho appena il tempo di alzare lo sguardo che lo vedo di fronte a me.
-Ehi fratellino, finalmente ci vediamo!- sento qualcuno chiamarmi, riconosco la sua voce e già avverto un nodo allo stomaco che mi stringe con forza.
Mi volto lentamente sentendo il fiato mancarmi.
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Come girasoli al tramonto [COMPLETA]
ChickLit[...] Non guardare lì. Anche se ce l'hai davanti, non puoi farlo! Questa frase echeggia nella testa mentre poggio i fazzoletti e la mia mano sulla coscia di Fabio strofinando in maniera vertiginosamente vicino la sua virilità: la mano si muove delic...