Mentre giro per le corsie del reparto maschile non trovo nulla che mi ispiri davvero: la collezione nuova costa troppo, quella vecchia invece è in offerta e ci sono delle camicie decenti a quadri, praticamente più della metà del mio armadio ha quella fantasia ma queste sono di colori che mi mancano.
Ne prendo due, una viola acceso e l’altra gialla ma con i classici quadri marroni anziché della stessa tonalità. Su quest’ultima però vorrei chiedere consiglio ai due ragazzi. Svolto una nuova corsia e ritrovo Fabio da solo.
Il biondone alza lo sguardo appena mi vede, non riesco a capire se sia arrabbiato con me o meno, si limita ad un sorrisetto guardando le camicie che ho preso.
-Come pensi mi stia questo colore?- gli chiedo su quella gialla sulla quale ho il dubbio di comprare.
-Direi alla grande. Si abbina ai tuoi begli occhioni.- abbassa lo sguardo guardando un paio di jeans di colore indefinibile e continua a sorridere, il suo complimento sembra sincero.
Giusto! I miei occhi castani. Li ha notati.
Non che non avrebbe potuto, ma mi fa piacere ugualmente.
-E trovano il coraggio di chiamarla moda…- gli dico cercando di continuare la conversazione, Fabio alza ancora lo sguardo, poi prende il paio di jeans in questione e se li poggia addosso.
-Tu non sei il classico gay. Come mi stanno?- chiede, mi sento confuso riguardo a cosa intenda lui per classico gay. Arriccio le labbra in avanti e alzo le sopracciglia, cerco il modo di essere più delicato possibile.
-Secondo me non ti sta molto bene il colore…- dico, ma lui li tiene comunque in mano e ne prende due paia che immagino siano di taglie diverse, fisicamente sembrano stargli entrambe. -…e immagino che li proverai comunque.-
-Esatto. Tienili!- lo dice come se fosse un ordine, e io mi ritrovo a fare quello che ha chiesto senza oppormi. Poi prende un pantalone più elegante e sportivo che immagino sia per una di quelle cene speciali o per il sabato sera.
-Che intendi con classico gay? Dovrebbe essere un complimento?- gli chiedo mentre si sposta senza dire una parole, mi ritrovo a seguirlo rapidamente.
Questa è una cosa che capita solo con lo shopping maschile: andare al centro commerciale con le ragazze è meno frenetico, ci si guarda più intorno, si vedono più negozi perché non si sa mai che nel prossimo ci sia proprio il modello che vuoi.
Fabio incarna il classico ragazzo che prende qualcosa e la prova senza pensarci due volte. Infatti in poche falcate arriviamo ai camerini che si trovano in un angolo riservato del negozio non molto distante.
-Certo che è un complimento. Quando sei conforme a come la società ti immagina e ti vuole non sei altro che un burattino. Tu sei diverso, si vede subito.- dice lui con sincerità, poi si guarda intorno come per accertarsi che non ci sia nessuno nei camerini accanto.
Entra nel primo disponibile, un cubicolo abbastanza stretto con uno specchio e uno sgabello. C’è il portaabiti per poggiare i vestiti presi ma il ragazzo ci mette solo il pantalone elegante ignorando i jeans color cacca che ho tra le braccia insieme alle due camicie che vorrei provare prima di acquistare.
In una frazione di secondo, Fabio si toglie le scarpe da ginnastica senza neanche chinarsi, si aiuta con la punta dei piedi restando con i calzini neri a toccare il pavimento e ritorna con la schiena dritta avendo lo specchio di fronte a sé.
Attraverso di esso, riesco a vedere il movimento rapido delle mani del biondo che slaccia i bottoni del jeans e con un unico movimento se li abbassa fino alle caviglie, per poi togliersi anche quelli spingendoli via con i piedi.
Lo spettro di emozioni della mia mente si annulla e sento solo una vampata di fuoco in tutto il corpo: Fabio rimane in mutande davanti ai miei occhi e posso vedere le gambe nude ricoperte da una leggera peluria bionda.
E sempre attraverso lo specchio, il mio sguardo non può non ricercare con avidità la vista dell’intimità del ragazzo: risalgo dalle ginocchia fino alla coscia tonica fino a dove arriva il boxer blu scuro, da lì sposto appena lo sguardo soffermando sul naturale gonfiore maschile.
Sposta lo sguardo. Me lo ripeto come se servisse a qualcosa. Una parte del mio corpo reagisce facendomi girare il collo con un movimento troppo repentino.
-Non dirmi che ti imbarazzi per un ragazzo in mutande. Credevo che ci fossi ormai abituato…- me lo dice parlando allo specchio, vedo con la coda dell’occhio che non si volta a guardarmi e cerco altro che mi faccia distrarre.
Se n’è accorto, ovviamente. Ma non credo che Fabio sia un sensitivo e che abbia capito misticamente che avevo gli occhi su di lui. Per sapere che ho spostato lo sguardo, sapeva che stavo guardando. Mi tiene d’occhio.
-Certo che ho visto dei ragazzi in mutande, anche senza. Solo che per rispetto evito di guardare; è come se tu guardassi una ragazza in reggiseno mentre si sta cambiando. Sarebbe molesto e io non sono così.-
Fabio si volta verso di me e senza volerlo anch’io imito il gesto guardandolo in maniera incerta.
Mantieni lo sguardo in alto. Mantieni lo sguardo in alto.
Mantieni lo sguardo…
Quando mi rendo conto che i miei occhi si sono già abbassati sul rigonfio che il boxer disegna al ragazzo, mi trovo più in imbarazzo di prima e avvampo.
Cosa mi stavo dicendo fino a poco fa!? Il mio rimprovero però scompare nella moltitudine di pensieri.
-Guarda pure, Dani. Mica mi offendo. Non c’è nulla di male, no?- la sua voce è così bassa che solo io posso sentirlo, essendogli vicino; Fabio ha un tono provocatorio, come se lo divertisse. -Mi passi il jeans? Non vorrei che fosse troppo stretto…- e ancora una volta noto il suo soffermarsi ambiguamente sull’ultima parola.
Stavolta però sento un formicolare nelle mutande.
-Ho visto di meglio…- dico trovando la forza e il coraggio di guardare gli occhi di Fabio, sforzarmi di non abbassare lo sguardo è una vera sfida, ma mi dico che in amicizia è giusto così anche se lui mi ha “dato il permesso”.
Solo che se ci penso attentamente, ho visto di meglio mi sembra proprio una di quelle frasi che si dice tanto per non ammettere che c’è qualcosa di molto interessante da guardare.
E Fabio lo capisce benissimo, tant’è che ridacchia.
-Ah sì? Hai visto di meglio? Sicuro?-
La mano destra del biondone, quella del braccio tatuato, scende fino alla forma dell’inguine e con la leggerezza delle dita se lo accarezza debolmente come per provocarmi.
Cerco una spiegazione logica ma non ne trovo una.
Lo sguardo provocatore di Fabio mentre si tocca mi fa andare il cuore a fuoco, osservo come si morde le labbra tirandole appena con i denti e facendo desiderare di essere io a mordergliele o di prenderglielo in mano.
Sento un movimento fuori dai camerini, come se qualcuno stia per arrivare e non so con quale forza mi risveglio da quella sorta di scena da film per adulti.
Quindi con forza gli lancio i jeans in faccia, lui è costretto a doverli prendere al volo per pararsi altrimenti gli farebbero male. Tengo le mie camicie ed entro nel camerino accanto con la consapevolezza di dover provare i miei capi.
-Ehi! Questo è un colpo basso, non è giusto!- dice Fabio lamentandosi del jeans che gli ho tirato. Chiudo la tendina e faccio un respiro profondo dovendo però soffocare il suono che emetto per non farmi sentire.
-Mi è scivolato, perdonami.- gli rispondo con voce ferma.
Sento la risatina di Fabio, sembra sincera e non cattiva, sembra che sia davvero divertito e che stia bene. Come se la rabbia di prima fosse scomparsa. Poi anche lui chiude la tenda e quello strano scherzo tra ragazzi ha la sua fine.
E io mi sento anche più sereno… anche se confuso.
Stava flirtando con me o stava solo giocando?[Vuoi sapere come va avanti la storia? Acquista il mio libro "Come girasoli al tramonto" su Amazon. Disponibile dal 14/11 in Ebook, copertina Flessibile e Rigida. Gay-bye 😀]
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Come girasoli al tramonto [COMPLETA]
Literatura Feminina[...] Non guardare lì. Anche se ce l'hai davanti, non puoi farlo! Questa frase echeggia nella testa mentre poggio i fazzoletti e la mia mano sulla coscia di Fabio strofinando in maniera vertiginosamente vicino la sua virilità: la mano si muove delic...