-Avevo capito che ti saremmo passati a prendere dopo…- sono le uniche parole che riesco a dire in quel momento, mi metto comodo nei sedili dietro che sono più morbidi e spaziosi di quello davanti.
Nonostante io abbia tutto lo spazio per me, scelgo di sedermi nel posto dietro Marco, in questo modo posso vedere Fabio che ogni tanto si volta a guardarmi come per accertarsi che io sia tutto intero e sorride.
-E mi hai chiamato “principessa”.- chiedo riflettendoci dopo; è la seconda volta che lo fa in effetti, Fabio e Marco si fanno una risata, vorrei poter ridere anch’io ma mi sento strano, come se il petto mi stesse bruciando dentro.
-Ti dà fastidio che ti chiamo al femminile? Io non ci capisco nulla degli ultimi termini della tua comunità. Tipo gender… cis… insomma troppo complicato. Fate un vocabolario così imparo!- 
-Non mi offendo se mi chiami “principessa”. È uno dei migliori appellativi che mi abbiano mai dato. Per quanto riguarda il termine cis è troppo lungo da spiegare.- me ne esco facilmente in questo modo, perché se dicessi che anch’io non ci capisco nulla di quelli che sono tutti i termini della nostra comunità farei brutta figura.
-Ero quasi pronto quando ti avevo chiamato, così ho cercato di capire se anche Fabio lo fosse. Ci siamo visti sotto casa sua un po’ e poi ti siamo passati a prendere.- spiega Marco restando concentrato alla guida, man mano che svoltiamo le vie di Vallerossa mi rendo conto che superiamo il cartello che ci informa che stiamo lasciando la città.
Questa è la prima volta dopo quasi tre settimane che esco dalla città. Mi sembra strano, come stessi scappando. Immagino che il mio incubo notturno fosse dovuto anche a questo pensiero: credo proprio che questo sia il mio posto.
-Capisco. Comunque buongiorno ad entrambi.-
I due ragazzi si voltano all’unisono verso di me anche per pochi istanti e mi fanno entrambi un sorriso, poi Fabio accende la radio e collega il suo cellulare tramite Bluetooth in modo da mettere mano alla sua playlist di canzoni.
Prima di sceglierne una si volta ancora verso di me allungando una mano e cercando di darmi dei pizzicotti alle gambe costringendomi quasi a saltare sul posto.
Mi appiattisco contro la portiera per evitare di farmi prendere mentre lui ridacchia, dopo un po’ che non riesce ad afferrarmi torna a guardare in avanti mentre io resto con gli occhi fissi su di lui.
-Che musica metti?- gli chiedo spostandomi dal mio sedile per mettermi in quello centrale, ora che siamo in autostrada e non abbiamo nessuno dietro, posso mettermi più vicino a loro.
-Non lo so. A te che musica piace?- chiede Fabio in risposta alla mia domanda, ed è tipo una domanda da un milione di euro visto che non c’è un genere in particolare che mi piaccia.
-Ascolto un po’ di tutto. Vado più a sentire diversi artisti sia stranieri che italiani. E ovviamente colonne sonore dei videogiochi.- rispondo in maniera vaga e lui annuisce con un cenno impercettibile portandosi una mano sul mento e grattandosi dolcemente la barbetta biondo cenere, sembra morbida visto come le sue dita scorrono su di essa.
-Perché non qualcosa di rilassante? Coastline degli Hollow Coves, per esempio. È perfetta per un viaggio in macchina. O per andare al mare.- propone Marco e la reazione di Fabio sembra abbastanza soddisfatta, ma io non ho mai sentito parlare di questo gruppo o di questa canzone.
-Mai sentita. Resto in ascolto…- mi limito a dire mentre le prime note della canzone partono, poggio la schiena indietro e osservo fuori dal finestrino cercando di ascoltare le parole.
In pochi istanti mi rilasso e chiudo gli occhi col sole che mi colpisce il viso attraverso il finestrino, riscaldandomi con una dolce carezza, la musica accompagna.
Mi isolo per buona parte del viaggio, ci lasciamo trasportare dalle altre canzoni che vengono messe da Fabio che scopro avere gusti simili ai miei, anche lui ascolta vari generi. In poco meno di un’oretta arriviamo al centro commerciale designato.
Lasciamo la macchina nel parcheggio sotterraneo e mi guardo intorno per vedere in che settore siamo finché non trovo una gigantesca D seguita dal numero della nostra fila.
-Spero solo di ricordarmi dove ho messo l’auto. Ogni volta è una casino e me lo scordo. Tra le tante cose di cui si deve ricordare Aurora, anche lei poi non ci pensa più.- dice Marco camminando al centro tra me e Fabio.
-Può capitare una svista. Anch’io non sono bravo a ricordare i numeri. Ecco perché solitamente nei videogiochi, quando trovo una combinazione la annoto da qualche parte.-
A quelle parole, Fabio si volta verso di me come se avessi detto qualcosa di sbagliato e sbuffa a mo’ di presa in giro fissandomi con superiorità. -Questo perché sei donna per metà cervello. Io mi ricordo di tutto e tutti.-
Annuisco poco convinto della sua teoria mentre stiamo salendo le scale mobili e Marco si volta verso il migliore amico guardandolo in maniera sarcastica.
-Ti ricordi di tutto? Ma se non ti ricordavi neanche quando faccio il compleanno! E siamo migliori amici dal liceo!-
Fabio gli risponde semplicemente con un dito medio e mi viene da ridere, quando siamo finalmente al piano principale del centro commerciale, mi ritrovo in un ambiente immenso.
Ci sono negozi sparsi di vario genere: vestiti, make-up, videogiochi, la libreria vista da qui sembra enorme ma è alla fine del gigantesco corridoio. Quando i miei occhi la focalizzano cominciano a brillare e sono desideroso di andarci a tutti i costi per capire se riesco a trovare qualcosa che possa ispirarmi.
-Facciamo un salto alla libreria dopo?- propongo. In effetti, Marco è stato molto vago sulla nostra venuta qui. -Ma da dove vuoi cominciare?- gli chiedo come prima cosa.
-Aurora mi ha regalato un buono spesa per poter comprare vestiti e altra roba. Quindi so già in che negozio voglio andare. Dovresti comprare qualcosa anche tu.-
-Tu dici?- lo chiedo come se fosse ovvio che dovessi farlo.
In effetti, Zia Lucia mi ha dato metà del mio stipendio essendo già due settimane che lavoro per lei e l’affitto è a posto per un po’ a detta di Alessandro. Vero è che dovrei risparmiare, ma improvvisamente vengo colto dalla voglia di provare vestiti.
-Andiamo, Principessa. Dopo ti portiamo in libreria e se fai il bravo ti compriamo anche un lecca-lecca…- Fabio mi fa un buffetto sulla testa e mi volto verso di lui guardandolo stranito: visto il sorrisetto malizioso, so in anticipo che sta per fare una battuta. -Puoi anche scegliere il gusto. Anguria o limone?-
La sua allusione, riferisce al fatto che Marco sia rossiccio e lui biondo. Decido di dargli una spinta solo perché mi va di farlo ma lui è rapido e sfugge alla mia presa; cammino contro di lui ma continua a scappare via per qualche metro ridendo di me finché non mi arrendo.
-Hai così tanta voglia, bro? Non pensavo andasse tanto male con Noemi…- risponde Marco all’amico passandomi un braccio attorno alle spalle, Fabio ritorna da noi in maniera incerta anche se avrei ancora voglia di dargli un pugno.
Sempre in amicizia, s’intende!
Alla battuta di Marco, il biondone si fa leggermente cupo e l’espressione di tranquillità che aveva fino a poco fa sembra essere solo un lontano ricordo. I suoi occhi si fanno più spenti.
-Per favore, non ne parliamo. L’altro giorno abbiamo litigato solo perché non avevo voglia io di farlo. Ti rendi conto? Ogni volta che dobbiamo scopare c’è un problema e per una volta che capita a me!? Lei me lo fa pesare!-
La voce di Fabio cambia mentre parla: assume una stonatura dovuta alla rabbia e alla frustrazione, quasi mi sento a disagio a fargli delle domande in merito, non credo di conoscerlo così tanto bene da poterlo chiedere in maniera sfacciata.
-Nella vita di coppia può capitare il momento in cui non si ha voglia. Tu glielo hai mai fatto pesare?- la domanda mi sorge spontanea mentre ci incamminiamo all’interno del negozio tra le corsie del reparto femminile, quello maschile è lontano rispetto all’ingresso dal quale siamo entrati.
-Mai!- questa risposta però sembra contrariare Marco che si gira ancora una volta verso l’amico.
-Sei serio? Ma se Noemi ha detto ad Aurora che hai insistito per farlo a tutti i costi solo perché eri stressato!- nel momento in cui termina la frase, Marco si rende conto di aver detto qualcosa che non doveva dire e tutti e due i migliori amici si fermano in piedi nel mezzo delle corsie.
Fabio resta a bocca aperta, come se non riuscisse a credere a quello che ha appena sentito.
-Aspetta: Noemi lo ha detto ad Aurora!?- e ora capisco l’espressione di Marco del tipo: “so qualcosa ma non dovrei saperla”. Questa è una di quelle volte in cui quella cosa che sai ti sfugge dalle labbra senza pensarci.
-Dai bro, lo sai che sono migliori amiche e parlano tra di loro. Sono ragazze, che ti aspettavi facessero oltre a parlare di trucchi e di medicina?- la giustificazione di Marco non sembra bastare a Fabio, nuovamente la sua espressione cambia.
Non è triste. È arrabbiato e tanto.
-Può capitare di farsi sfuggire certe cose, Fabio.- intervengo, non so a favore di chi, ma sono sempre stato un paciere quindi ci devo provare in qualche modo. -Sicuramente Noemi non lo ha fatto per male, si tratta dello sfogo di un’amica con un’altra.-
Adesso Fabio guarda me e credo che sarei dovuto rimanere in silenzio e farmi gli affari miei…
-E qual è il risultato? Che Aurora lo ha detto al suo fidanzato. E io vengo sputtanato se ho voglia di scopare ogni giorno!- sembra così arrabbiato che penso quasi di essere io la causa della sua ira: se c’è una cosa che ho imparato durante la terapia con Doc, è che io non sono responsabile dei mali altrui!
Potrei stare zitto. Ma non voglio farlo.
-E che male c’è se hai voglia di farlo sempre? Anch’io mi farei pure il palo della luce. Eppure ti sembra che io mi stia lamentando?- nella mia mente, le parole e la mia tesi dovevano essere diverse o comunque assumevano una sfumatura diversa.
Marco scoppia semplicemente a ridere e quando la furia di Fabio gli scompare dagli occhi, viene sostituito con una luce diversa: gli compare un sorrisetto tra le labbra sottili, non è abbastanza per fargli dimenticare quello che è successo.
-Ben detto, Dani. Questo è lo spirito giusto. Sei la donna che tutti noi vorremmo…- dice Marco a mo’ di battuta e mi avvicina la mano in modo da dargli un amichevole cinque.
Batto in aria e faccio spallucce ridacchiando.
-Fottetevi. E fatelo l’uno all’altro. Io mi cerco qualcosa di decente almeno non sto a sentirvi parlare.- dice Fabio spostandosi lungo il corridoio senza darci la possibilità di continuare a parlare ancora.
-Pensi si sia arrabbiato con noi?- chiedo titubante.
Marco però scuote il viso. -Nah. Fabio è fatto così, ci farai l’abitudine conoscendolo meglio. Ha bisogno di tempo per riflettere sulle cose.- ammette infine.
Con uno scambio di sguardi, io e Marco abbiamo una sorta di accordo e ci dividiamo silenziosamente.

Come girasoli al tramonto [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora