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♪♯♪ Capitolo 22 ♪♯♪

Pensavo che l'ascensore qui fosse più grande di quanto ce ne fosse bisogno, usato in particolare dai i VIP. Solo mi porta su tutti i giorni ma oggi mi sembra che sia claustrofobico, soprattutto per l'atmosfera pesante.

Solo è in piedi in un angolo dell'ascensore vicino a me. Il suo sguardo freddo non cambia e si espande tanto che posso sentirlo. L'altra persona nell'ascensore è il signor Jay che se ne sta in silenzio appoggiato sull'altro lato. Io, che sono in mezzo, sono in piedi tra i due.

E' davvero una situazione scomoda che non consente di parlare...

"Il mio appartamento è al piano sotto al Suo." Jay si gira e mi sorride. Non appena le porte dell'ascensore si aprono al suo piano. "Ci ve..."

"Perché sei qui?"

Non è che sono stupito. Sembra che il signor Jay che stava per uscire dall'ascensore si ferma e ritorna dentro e incrocia lo sguardo di Solo.

"Sono tornato per seguire gli ordini." Risponde con voce bassa. Guardo solo e vedo che sta serrando i denti come se si stesse trattenendo. E' evidente che si sta arrabbiando sempre più.

"Sparisci."

"So..." Lo chiamo. Tocco la mano che stringe leggermente e mi rivolgo al signor Jay. Lui annuisce, sorride ed esce.

Stringo la mano di Solo, che se ne sta in silenzio fino a che raggiungiamo l'appartamento.

"Cosa ti va di mangiare?" Gli chiedo non appena mettiamo giù le nostre cose. Provo a comportarmi come sempre.

"Qualsiasi cosa va bene." Solo risponde come se non fosse successo niente. Ma io so bene che c'è un grosso problema. Se la situazione fosse normale, la prima cosa che avrebbe fatto una volta entrati sarebbe stato quella di abbracciarmi o chiedermi di fare questo o quello. Invece appena entrati è andato verso lo specchio. Ecco perché dico che la situazione non è normale.

Gli vado vicino e osservo quel viso che cerca di non far trapelare alcuna emozione, poi sospiro. Non importa cosa provi o cosa stia pensando in questo momento, ma il suo essere così strano mi fa male al cuore.

Mi metto davanti a lui. Lui non dice niente, sposta lo sguardo dalla vetrata a me e i suoi occhi vengono illuminati da un raggio di tenerezza quando si posano sul mio viso.

"Guitar..."

Solo si abbassa verso di me e nasconde il volto contro la mia spalla. Con una mano gli accarezzo la testa, con l'altra la schiena.

Non dico nulla, aspetto che sia lui a dire qualcosa.

Solo rimane immobile per un momento e poi ride. Nasconde il viso nell'incavo del mio collo tanto che posso sentire il suo respiro caldo. Poi mi circonda la vita in un abbraccio per farmi avvicinare a lui ancora di più.

"Non sapevo che potessi farlo..."

"Opporsi a me è male." Rido. Mi separo da lui e lo convinco a sedersi con me sul suo divano preferito. Il grosso cane allevia l'umore completamente diversa e si sdraia appoggiando la testa sulle mie gambe appena mi siedo anch'io.

Fa come se il mio grembo fosse un cuscino morbido. Non capisco davvero cosa gli piaccia così tanto.

"Non so da dove iniziare."

"Raccontami di Jay."

"Vuoi sentire?"
"Voglio sapere tutto di te."

Tutto ciò che lo farà stare bene parlandone...

"Non ricordo da dove venga Jay..." Solo inizia a parlare con espressione indifferente. "So solo che quando guardavo trovare qualcuno, non vedevo. Ad eccezione di mia mamma, avevo solo Jay. Amavo Jay come parte della mia famiglia. Anche mia mamma lo amava molto."

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