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♪♯♪ Capitolo 40 ♪♯♪

Parlando di colui che deve lavorare e studiare...

"Vado a trovare Guitar."

C Siwarokin guarda il viso del suo unico figlio con aria stanca e disinteressata. Il segretario in piedi vicino a lui chiude la bocca per sopprimere una risata. Guarda il padroncino con occhi divertiti.

Solo ha ripetuto soltanto questa frase quindici volte nell'arco delle ultime tre ore. Se si aggiunge che il giorno prima l'ha ripetuto non meno di cinquanta volte, adesso potrebbero essere un migliaio. Cee deve ringraziare il senso del dovere del figlio che nonostante vorrebbe andarsene, non ha abbandonato il lavoro. Allo stesso tempo però continua a ripetere di volerlo fare e gli sta dando sui nervi.

"Abbi pazienza." Ripete per la cinquantesima volta oggi.

"Mi stai facendo resistere già da un mese." Solo si acciglia assolutamente contrariato.

"Anche lui sta resistendo, no?"

Sentendo quella frase, si acciglia ancora di più. È ormai un mese che non vede il viso di Guitar e non ne è felice, anzi, è proprio una brutta cosa. Sentirsi dire che Guitar sta resistendo lo rende ancora più irritabile.

Resistere e aver bisogno di resistere non sono affatto la stessa cosa.

"Vado oggi." Solo ripete deciso. Ha pensato che dopo aver terminato il lavoro, si precipiterà a volare dalla persona che gli manca.

"Oggi c'è la riunione", il signor C si alza. Guarda con lo sguardo di chi già sa mentre i piedi del figlio già stanno facendo un passo indietro.

"Io vado!"

"Prendete il signorino!"

L'ordine del padre arriva perentorio e le guardie davanti alla porta afferrano Solo veloci. Non gli lasciano alcuno scampo di liberare le mani.

"Lasciatemi!" Solo cerca di divincolarsi con forza ma non c'è soltanto una persona a tenerlo e non può combattere con la forza.

"Se non sei in grado di essere paziente, cosa farai per riuscirci?" C parla con voce fredda e si avvicina alla persona che quando è arrabbiata non ascolta nessuno.

"Signore..." Jay, che è in piedi ad osservare la situazione, si avvicina a toccare il braccio di C come monito. Non vuole che la relazione padre-figlio che ha iniziato ad andare bene, torni ad essere cattiva come prima. I due qui presenti sono uguali in quasi tutto. Se C si arrabbia di più, tutto potrebbe crollare.

"Papà! Lasciami!" Solo grida. Gli occhi mandano scintille e il suo umore peggiora velocemente.

"Ti porterò alla casetta. Spegni il cellulare e internet. Ti vieto di andare da qualsiasi parte. Non potrai metterti in contatto con nessuno. Controllatelo finché ve lo ordino."

"Papà!"

"Signore." Jay si mette davanti ai due. "Il signorino deve andare a scuola."

"Se ancora non riesce a capire, non può andare."

"Lasciami! Cosa vuoi capirne!"

Cee afferra il viso del figlio che viene ancora tenuto per le braccia e glielo fa alzare per guardarlo. I loro occhi freddi, identici, si fissano immobili.

"Non pensare solo a te stesso." Dice solo quello. Lascia che le guardie portino il figlio che ha smesso di opporsi fuori dalla stanza.

"Signore..."

Cee alza una mano massaggiarsi le tempie esausto. Dover affrontare una persona che è esattamente come lui in passato in quasi tutto, fa riaffiorare alla mente vecchie immagini che non vuole ricordare.

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