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♯♪♯ Capitolo 26 ♯♪♯

"Perché quella faccia lunga?" Rido prima di allungare una mano a tirare le guance del ragazzo che se ne sta imbronciato da quando siamo saliti in macchina fino ad ora che siamo scesi.

"Sono davvero amici?" Solo si volta a chiedermi con sguardo serio. Annuisco convinto. Appena do la risposta che lo convince, emette un leggero sospiro. Annuisce perché ha capito e anche se siamo scesi dalla macchina... Lo fermo per un braccio. "Guitar?"

"Quei tre sono i figli del benefattore del luogo dove sono cresciuto." Gli accarezzo una mano dolcemente. Penso di dovergli spiegare così che le cose siano chiare e lui non ci dia

Mi era sembrato che ieri si fosse preoccupato davvero. Appena gli ho detto che erano solo amici d'infanzia, si è deciso a dormire. Mi ha anche fatto promettere che l'avrei portato a incontrarli. Ovvio che deve seguirmi. Penso che non ci sia alcun problema, soltanto è cambiato dall'essere imbronciato nel cuore della notte al mattino così tanto.

"Si chiamano 'Imperatore' 'Re' e 'Monarca'... Da bambini li chiamavamo 'i tre re'." Sorrido nel vedere che solleva gli angoli delle labbra in un piccolo sorriso. "Il padre dei tre era solito fermarsi a donare spesso, ma ogni volta 'i tre re' erano sempre con lui perché le loro età พอๆกัน erano uguali e andavamo d'accordo. Io ero il maggiore della casa e la mia età era diversa dagli altri. Quando andavo a scuola, tornavo di fretta a casa per prendermi cura dei fratellini, quindi non ho mai avuto degli amici con cui giocare. Ma loro quando venivano mi trascinavano a giocare con loro. Li posso davvero chiamare amici d'infanzia."

[NdT: "re" in thai si dice "hongte", mentre "monarca, capo dello stato" si dice "pramuk" (da cui derivano il "Te" e "Muk" che abbiamo letto nel capitolo precedente). In pratica, i due che hanno parlato con Gui al telefono gli avevano dato l'abbreviazione del loro soprannome. Leggi: non si chiamano davvero Te e Muk]

Solo annuisce e mi stringe la mano. Deve pensare che mi sia rattristato a raccontare questa storia. Gli sorrido e scuoto la testa perché non mi sono mai sentito inferiore a loro, nulla di simile. Avevo una famiglia calorosa, quindi il fatto di non avere amici non era un problema. E poi i Tre Re che sono saltati fuori e la mia vita è diventata molto più felice di quanto potessi immaginare.

"Venivano a giocare con me durante la pausa scolastica. Il padre aveva una casa per le vacanza in zona e venivano a trovarmi tutti i giorni. Ma venivano solo durante le vacanze scolastiche. Appena il semestre ricominciava, non venivano a meno che ci fosse una pausa di qualche giorno..." Sorrido ripensando alla mia infanzia. Ripenso alla loro sfacciataggine ma mi domando come siano diventati ora che sono cresciuti. "All'inizio erano dei veri rompiscatoli. Ne combinavano di ogni fino a che il padre non li spediva da Mamma Yai a farsi insegnare le buone maniere. Anch'io, che ero con Mamma Yai tutto il tempo, mi sono avvicinato a loro."

Inizialmente mi prendevano in giro. Non so perché, ma alla fine siamo riusciti a diventare amici.

"È andata così per tre anni. Alla fine quando ho compiuto undici o dodici anni, sono venuti a trovarmi ed erano molto tristi. Non erano allegri come al solito. Mi hanno detto che la famiglia si sarebbe trasferita all'estero. Dopo quella volta non ci siamo più visti." Quando sono tornati dopo non molto tempo, l'orfanotrofio era già chiuso...

"Guitar... Non fare quella faccia triste." Lui che mi dice di non fare una faccia triste è il primo a farla, ma stranamente... Soltanto il tocco gentile della mano che mi accarezza la guancia mi fa dimenticare la tristezza.


"Anche tu So, non fare quella faccia triste." Gli stringo la mano e gli sorrido. Ma non so quale sorriso esca perché lui non smette di fare la faccia triste. Prendo la mano appoggiata sulla mia guancia e me la porto verso la bocca. Alzo un sopracciglio nella sua direzione: "Se non la smetti di fare quella faccia, ti mordo."

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