Capitolo 1

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Il telefono della tua clinica iniziò a suonare. In realtà non era la prima volta che squillava, aveva continuato così per tutta la mattinata e poteva essere solo una persona. Il CEO. Aveva installato, a tua insaputa, un telefono speciale nella stanza e non potevi lamentarti mai di lui con nessuno, poichè avrebbe potuto anche licenziarti. Ma conoscendolo non ti avrebbe mai licenziata. Eri vitale per lui.

"Sono la dottoressa Jeon, come posso aiutarla?" Chiedesti tu al telefono. Ti aspettasti che ridesse poichè raramente tu usavi la formalità con lui.

"T/N," Espirò lui. Il suo respiro era irregolare sembrava che stesse lottando contro qualcosa.

 "Oh mio Dio, Namjoon, stai bene?" Chiedesti tu, in preda al panico.

"Il farmaco...l'ho finito." Sussurrò lui. Poi la linea morì. Alzandoti iniziasti a correre, per andare a prendere le pillole dall'armadietto e poi le gettasti nella tua borsa. Il camice bianco rimase sul tuo corpo mentre uscivi dalla clinica. Ma non appena mettesti piede fuori andasti a sbattere addosso a qualcuno.

 "Noona, dove stai andando?" Chiese lui.

"Oh, Jungkook. Per favore, prenditi cura della clinica per me mentre sono fuori." Dicesti tu, continuando a correre verso la tua auto. I tacchi sul marciapiede ticchettarono. 

"Ma dove stai andando?" Chiese di nuovo lui. Il motivo per cui era venuto, era perchè sperava nel pranzare insieme a te.

 "Da lui, ha bisogno delle medicine." Urlasti tu.

Jungkook ridacchiò. "Volevi dire che ha bisogno di te." Disse lui tra sé e sé. Poi entrò in clinica e disfece la sua roba. Avrebbe sicuramente dovuto rimanere lì per la maggior parte della giornata, perché in fondo sapeva che non saresti tornata presto. Quindi avrebbe pranzato senza la sua sorella maggiore.

Premesti il pedale a tutto gas. Nella tua mente, ogni volta che andavi verso il suo ufficio, c'era sempre un pensiero: il motivo per cui non avevi spostato la tua clinica più vicina a lui. Sembrava che la tua vita ruotasse sempre attorno alla luna che in questo caso era Kim Namjoon. Il suo edificio apparve presto in vista. Visto che era uno degli edifici più alti della città, era difficile da perdere d'occhio. L'edificio di 10 piani ospitava cervelli geniali che avevano sviluppato una tecnologia rivoluzionaria per qualsiasi campo, affari, medicina e ingegneria. Era solo questione di tempo prima che Namjoon potesse salvare il mondo. Ma prima doveva salvare se stesso.

Le guardie di sicurezza annuirono e ti fecero entrare nell'ascensore. Il suo assistente, quando scendesti dall'ascensore, era già lì pronto a riceverti. "Grazie a Dio, sei qui." Disse lui con sollievo.

"Perché nessuno mi ha informato che i farmaci erano finiti? Non è uno dei tuoi tanti compiti, Taehyung?" Chiedesti tu, quasi seccata. Taehyung si guardò i piedi e non rispose. Tu allora scuotesti la testa, non c'era tempo per sgridarlo, anche lui in fondo era angosciato dalla situazione quanto te. "Come sta lui?" Chiedesti tu.

"Mi ha buttato fuori dal suo ufficio e mi ha detto di non far entrare nessuno tranne te." Spiegò Taehyung. Tu sospirasti, questa volta sembrava essere una delle più brutte. I sintomi sembrava che stessero gravando man mano che invecchiava. Taehyung bussò e annunciò il tuo arrivo. Non ci furono risposte il che significava solo cose non buone. La porta poi si sbloccò, quindi entrasti con cautela e ti chiudesti la porta alle spalle.

Entrando non lo vedesti subito, il che ti aveva reso ancora più nervosa. In quelle condizioni sarebbe stato capace persino di ferirsi. Ma Namjoon si era assicurato di rendere il suo ufficio un luogo sicuro e semplice. Non c'erano decorazioni o spigoli in vista. Erano presenti solo dei morbidi tappeti e divertenti dipinti. Sembrava che fosse una stanza per un bambino. Un bambino, pensasti tristemente. Poi una voce ti riportò alla realtà.

"T/N, sei qui." Esclamò lui. Avresti dovuto essere felice di vederlo sano e salvo, ma la sua voce non era la sua, almeno non quella di un adulto normale. Il tono di quella voce era più alto e le parole invece di essere coerenti erano biascicate, come faceva esattamente un bambino. Namjoon corse fuori da sotto il tavolo e ti avvolse le braccia attorno alla vita e la testa la poggiò sul tuo stomaco. "Mi sei mancata. E-Ero così spaventato. Ho sentito un grande, spaventoso rumore provenire da fuori." Disse lui, tirando su con il naso.

"Namjoon, quanti anni hai adesso?" Chiedesti tu.

"9." Rispose lui. La sua risposta ti fece irrigidire. Pochi giorni prima era arrivato ad avere 10 anni, era impossibile che avesse finito le pasticche in così poco tempo.

"Va bene, è ora di prendere la tua medicina." Dicesti tu, cercando di staccartelo di dosso, ma sapevi che sarebbe stato inutile. La sua presa infatti si intensificò e cominciò persino a scuoterti.

"No, ha un cattivo sapore. Non voglio." Urlò lui.

"Namjoon, per favore. Ti farà sentire meglio." Dicesti tu, ma lui scosse la testa. Allora sospirasti, sapendo esattamente cosa avresti dovuto fare. Ti spostasti i capelli indietro e parlasti. "Joonie, per favore puoi prendere la tua medicina? Fallo per me." Mormorasti tu. In quel momento notasti il suo esitare e poi il suo combattimento interiore.

"Solo se mi baci sulla guancia." Disse lui piano, scalciando la polvere inesistente sul pavimento.

"Va bene, vieni qui." L'avvicinasti a te e gli stampasti un bacio sulla guancia. Il sangue gli scorse alle guance e lui ridacchiò. Era l'occasione perfetta per dargli le pillole, infatti le prese felicemente. Dopodiché, svenne sul divanetto. Decidesti allora di rimanere lì fino a che non si fosse svegliato. Mentre lo guardavi dormire, iniziasti a pensare a come tutto quello era iniziato. L'avevi incontrato alle elementari poiché entrambi i vostri genitori erano soci in affari. Ti eri ritrovata anche nella sua stessa classe di economia, ma nel momento in cui i tuoi genitori vennero truffati persero tutto e tu venisti costretta a mollare gli studi. Ed è allora che i tuoi genitori decisero di non rientrare mai più nel mondo degli affari. Riversarono poi tutti i loro sforzi in opere di beneficenza mentre tu frequentavi la facoltà di medicina. E alla fine di tutto riuscisti ad aprire la tua clinica.

Anche per Namjoon non era stato facile. Quando era più giovane aveva perso i suoi genitori in un incidente d'auto ed era cresciuto con il suo nonno, fortunatamente ancora vivo. Aveva ereditato l'azienda ma allora era troppo giovane visto che era il primogenito. Aveva sopportato i commenti feroci dei suoi zii, poichè volevano che il posto all'azienda venisse preso dai loro figli. A parte suo nonno, non c'era nessuno nella sua famiglia dalla sua parte. Al di fuori della famiglia invece lui aveva solo te. Eravate stati l'uno accanto dell'altro nei momenti più difficili. Namjoon si era persino offerto di aprire una clinica per te se tu fossi stata il suo medico personale, ma tu rifiutasti la proposta. C'erano molte persone al mondo che avevano bisogno del tuo aiuto.

Ecco come tutto era iniziato. Ogni volta che Namjoon era molto stressato, o semplicemente nervoso in generale, la sua mente tornava a essere quella di un bambino. Si era rivolto a numerosi medici di tutto il mondo, ma niente aveva funzionato. Tu e Jungkook avevate perciò lavorato duramente insieme per creare una pillola che riducesse il suo battito cardiaco, simile ad un sonnifero potente, quella pillola fu l'unica cosa che l'aiuto da allora. Nessuno sapeva della sua condizione tranne suo nonno, Taehyung, Jungkook e tu stessa. Se qualcuno dei suoi familiare fosse venuto a conoscenza del suo stato, sarebbe stato tutto un incubo.

Gli scostati i capelli dal viso. Se avesse continuato così, presto Namjoon avrebbe raggiunto l'età di un neonato e il farmaco allora avrebbe perso la sua efficacia. Il tuo cuore al pensiero ti fece male, volevi solo che stesse bene. 

Mono_l1sa

ʜᴏᴜsᴇ ᴏғ ᴄᴀʀᴅs - ᴋɪᴍ ɴᴀᴍᴊᴏᴏɴ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora