Capitolo 3

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"T/N, cosa volevi dirmi?" Chiese lui, guardandoti tanto da farti sciogliere il cuore. Nascondesti il lecca-lecca dietro la tua schiena e lo stringesti tra i palmi delle tue mani ormai sudati. Lui si scostò i capelli all'indietro, una mossa che ti faceva perdere la testa per lui ogni volta che lo faceva.

"Uhm, non so come dirtelo, ma non voglio più scappare da questa verità." Dicesti piano tu, guardando per terra. L'erba ondeggiava sotto la brezza estiva. I suoi piedi erano davanti ai tuoi.

"Dillo e basta." Disse lui per poi ridacchiare. Non ti aveva mai vista così nervosa e ti trovava carina. 

"Namjoon, ci conosciamo da molto tempo e ho sempre saputo che non mi avresti mai abbandonata. E non avrei mai pensato che ti avrei visto in nessun altro modo se non come il mio migliore amico, fino ad ora." Il tuo corpo era a metà tra il pesante e il leggero in quel momento mentre quelle parole ti uscivano dalla bocca. Non avevi mai avuto paura di parlare con Namjoon, non avevi paura di parlare con lui di qualsiasi cosa. Era sempre stato un buon ascoltatore.

Il suo volto si trasformò in confusione. "T/N, cosa intendi?" Chiese lui. In quel momento ti accorgesti del suo piccolo passo indietro. 

"Mi piaci, Namjoon. Diavolo, se ti amo. Ci sei sempre stato, soprattutto quando la mia vita era un disastro e ora non riesco a immaginare la mia vita senza di te." Dicesti tu alzando gli occhi e con un sorriso speranzoso sulle labbra, mentre nelle orecchie sentivi il tuo cuore rimbombare persistente, ma non ti importava perché sapevi che Namjoon non ti avrebbe ferita. Ma le tue aspettative presto vennero spezzate. Lui tossì e distolse lo sguardo.

"T/N, mi dispiace. N-non sento le stesse cose. Tu sei solo la mia migliore amica."

La sveglia cominciò a suonare e per la prima volta nella tua vita eri grata che ti avesse svegliata. Ti alzasti e ti facesti una doccia. L'acqua calda bruciava sul tuo corpo, ma a te non importava perché era un ottima distrazione da quel sogno. Di qualsiasi cosa avresti potuto sognare, avevi sognato proprio quel ricordo. Il giorno in cui eri tanto eccitata e anche il giorno in cui il tuo spirito era stato schiacciato. Dopo quella volta, tornasti a casa per il fine settimana, avevi bisogno di schiarirti le idee. Ed è allora che decidesti che saresti diventata più forte e che saresti rimasta al suo fianco piuttosto che lasciarlo andare e provare compassione per te stessa. I tuoi genitori si erano opposti alla tua decisione, poichè conoscevano il suo lato playboy e quanto fosse materialista il resto della sua famiglia.

Jungkook stava ancora dormendo. La sua coperta era per metà sul pavimento e tu passandoci davanti la rimettesti sul letto. Non importava quanti anni avesse, sarebbe stato il tuo bambino ancora per un bel po. Lasciasti poi un biglietto dicendo che saresti stata fuori per tutto il giorno e te ne andasti. Prima di tutto passasti dalla clinica per prendere delle provviste per il viaggio e poi andasti per la tua strada. Jungkook sarebbe arrivato alla clinica più tardi poiché avrebbe dovuto occuparsi di eventuali appuntamento insieme al nuovo stragista, Jimin. Sembrava che tutti prendessero una cotta per Jungkook, perchè ogni volta che quest'ultimo entrava in una stanza, Jimin ne rimaneva colpito.

Era da poco passato mezzogiorno quando arrivasti alla tua destinazione. La paziente, che avevi conosciuto quando avevi aperto la tua clinica, si era trasferita in campagna per avere un po di tranquillità e soprattutto per respirare un'aria più pulita. Il suo cancro ai polmoni non sembrava migliorare, ma tu continuasti comunque a prendertene cura. Aveva bisogno di te, come dottoressa e come amica. Quindi ogni pochi mesi guidavi per qualche ora solo per vederla. Quando ti aprì la porta sembrava essere più magra. Le clavicole erano più in vista e le sue guance avevano perso un po di colore. 

"Ciao Areum, scusa il ritardo." Dicesti tu. Lei scosse la testa e ti lasciò entrare.

"Non ti preoccupare. Ho appena preparato del tè al gelsomino." Disse lei con calma. Era una ragazza sulla quarantina senza figli, spesso faceva affidamento sul nipote per farle portare del cibo e per dare una pulita alla casa, quando non era a lavoro però. L'avevi visto solo brevemente un paio di volte, ma Areum ripeteva sempre che era il ragazzo più bello che avesse mai visto.

"È perfetto, io ti ho portato una torta, quella che ti piace tanto." Le dicesti di sederti mentre andasti a prendere dei piatti, ormai conoscevi a memoria la disposizione della casa. "Come ti senti?" Chiedesti tu mentre la guardasti mangiare.

"Quando mi sveglio, vorrei subito tornare a letto. Mi sento soffocare, anche se in giro non c'è nessuno." Rispose lei. Dopo che ebbe finito la fetta di torta, iniziai a fargli il check up. Namjoon aveva sviluppato un lettore di sangue portatile nelle occasioni come quelle. Non appena i risultati vennero fuori li guardasti e aggrottasti la fronte. "Cosa c'è?" Chiese lei. Quando esitasti a rispondere, lei annuì lentamente. "Non ce la farò, vero?"

"Te lo prometto, ce la farai. Posso chiamare il miglior ospedale che conosco per farti iniziare il trattamento e-" Areum ti mise una mano sul braccio per dirti di smettere di parlare.

"No, conosco il mio corpo e sono certa che non può più combattere. Inoltre non voglio passare gli ultimi giorni della mia vita in ospedale con la gente che ha pietà di me. Sono nel posto che ho sempre sognato." Disse lei, guardandosi intorno. Aveva una vista magnifica, di lì si poteva vedere la montagna e il cielo limpido. La situazione ti fece commuovere, la vita a volte era ingiusta.

 Areum dopodiché iniziò a tossire, fortemente. Ti strinse la maglietta mentre tu gli sostenesti la schiena, il sangue ti macchiò addosso. Suo nipote nel momento esatto che entrò in casa lasciò cadere a terra la spesa.

"Zia!" Gridò lui. Poi la sollevò e la accompagnò nella sua stanza. Era un avvenimento normale per quanto ti riguardava. Non appena prese le sue pasticche Areum si addormentò. E tornando in cucina, lui ti offrì qualcosa da bere.

"Grazie, Seokjin." Dicesti tu, con le mani ancora tremanti.

Lui ridacchiò. "Yah, sono più grande di te. Chiamami oppa."

"Va bene, oppa. Come stai?"

"Ottimamente. Ho appena trovato lavoro alla K Tech." Annunciò con entusiasmo lui. Poi ti ricordasti che era la compagnia di Namjoon. Era normale che Seokjin fosse riuscito ad entrare, era estremamente intelligente. 

"Congratulazioni! Se lo avessi saputo prima, ti avrei portato qualcosa come regalo."

"Hm, e se ti portassi a cena una sera?" Chiese lui. Facesti un cenno con la tua testa nella sua direzione e notasti subito quanto fosse serio e un po nervoso. Nonostante tutto aspettò con pazienza la tua risposta. Le sue mani erano intrecciate l'una all'altra mentre stava davanti a te con quelle sue larghe spalle. Te ne andasti senza dargli una risposta chiara. Non sarebbe stato giusto da parte sua dire qualcosa di definitivo. La tua mente era ancora un groviglio.

Durante il viaggio di ritorno in ufficio, pensasti ad Areum e al suo corpo in decomposizione. Com'era ingiusto il mondo. Ci erano voluti mesi e mesi per creare il suo corpo, aveva dato tutta se stessa, ma niente l'aveva ripagata. Il dolore rimase nel tuo corpo ricoprendo totalmente quel pizzico di felicità che avevi in corpo. Le lacrime cominciarono a formarsi e quando arrivasti alla clinica eri arrivata al limite perciò iniziasti a piangere.

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ʜᴏᴜsᴇ ᴏғ ᴄᴀʀᴅs - ᴋɪᴍ ɴᴀᴍᴊᴏᴏɴ [ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora