Manhattan

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Hermione's pov

Sospirai per trattenere tutta la rabbia e la frustrazione perché se l'avessi lasciata uscire Malfoy sarebbe stato la mia vittima.

- Non capisco a cosa...ahia! - si lamentò.

- Meno riesci a muoverti, meno mi crei problemi - risposi acida stringendo le corde sui suoi polsi.

- Ti sei dimenticata che non posso allontanarmi, disubbidirti, ribellarmi e nemmeno prenderti a calci?! -

Strattonai le corde solo per il gusto di fargli male e lui trattenne un'imprecazione per non darmi soddisfazioni.

Lo spinsi sul letto e lo guardai male prima di andare a consultare la mappa che avevo lasciato sul tavolino.

Avevo preso una stanza doppia in un Bed&breakfast perché quello potevo permettermi...inoltre, contavo sul fatto di lasciare l'America il prima possibile o almeno era quello che sperava anche la McGranitt. Era stata chiara: il mio piano non faceva una piega, andavamo lì, trovavamo Percy Jackson e cercavamo di capire se aveva intenzione o meno di creare problemi al nostro mondo. E Malfoy perché era lì?
Punto uno era amico di quel ragazzo e quindi un ottimo deterrente.
Punto due...da quando mi era asservito non potevamo stare lontani, non troppo e non troppo a lungo.
E quindi mi toccava portarmelo dietro.

- Hai una vaga idea di dove possiamo trovare il tuo amico? - chiesi.

Quando non rispose mi voltai a guardarlo, era appoggiato alla testiera del letto, le braccia sulle ginocchia e mi guardava con sufficienza.
Sbuffai. Avrei dovuto legargli le mani dietro la schiena e non davanti e buttarlo a marcire sul pavimento, almeno non si sarebbe alzato e non si sarebbe messo comodo.
E non potevo usare la magia per farlo perché meno attiravamo l'attenzione da quelle parti meglio era.

- Malfoy?! -

Sbuffò.

- Mi ha solo detto che è di Manhattan- rispose scocciato.

Ormai si era rassegnato all'idea che non poteva disobbedire ai miei ordini, dopo aver provato il dolore che causava il collare era più collaborativo.

- Qualche altro indizio? - chiesi.

Si strinse nelle spalle ma poi si bloccò, come se stesse pensando a qualcosa.

- Sua madre è una scrittrice - disse - Forse potrebbe servire? -

- Nome? -

- Sally Jackson? -

- Non lo so! Dimmelo tu! - sbottai.

- Mi sembra di sì -

Sospirai per l'ennesima volta e presi le chiavi della stanza, dirigendomi verso la porta.

- Dove vai? - mi chiese - E soprattutto senza di me! -

Alzai gli occhi al cielo.

- Tranquillo, non troppo lontano da farti provare dolore - ammisi di malavoglia - Ma vedi di restare dove sei altrimenti ti lego di nuovo al letto -

Detto questo uscii.
Al piano terra avevo visto una stanza con dei computer, c'era una sorta di caffè che offriva servizio di ricerca tramite computer e mi sarebbe stato a dir poco utile per cercare una scrittrice che viveva in quella città.

                                 ***

Draco's pov

Strattonai, tirai e ad un certo punto provai a slegare il nodo con i denti ma senza successo.
Il collare prudeva perché stavo facendo qualcosa che non dovevo fare ma me ne sbattevo!
Quell'arpia della Granger aveva stretto le corde a tal punto che  mi formicolavano le dita e poi se ne era andata. Lo sapevo, l'aveva fatto solo per togliersi una soddisfazione.

Mi lasciai cadere sul letto e sospirai, rassegnato.

Ormai avevo cominciato sul serio ad abituarmi a tutto questo.
La Granger mi aveva torturato per farmi parlare sotto ordine del Ministero, ed era un dato di fatto, ma poi alla fine si prendeva cura di me, nonostante il palese odio, cercava di farmi stare meglio ma probabilmente dipendeva dell'asservimento. Conoscevo l'argomento, ero suo schiavo era vero, dovevo obbedire non potevo tradirla ma lei anche aveva dei limiti. Non poteva non prendersi cura del sottoscritto, era un dovere, una conseguenza di quello che aveva fatto.

Guardai i miei polsi costretti dalle corde e feci mente locale per ricordarmi se c'era qualche incantesimo in grado di tagliarle.
Non che sarebbe cambiata di molto la situazione, non potevo comunque andarmene. Non sapevo dov'era quell'arpia e se mi fossi allontanato mi sarei solo fatto del male.

Alla fine eravamo punto e a capo. Tutto quello che avevo sopportato per nascondere quello che avevo scoperto su Percy era andato a farsi benedire, la McGranitt e Granger lo sapevano. Però il lato positivo era che avevano troppa paura di lui o meglio, di quello che lui rappresentava, per far correre il rischio di sfidarlo.
Volevano solo parlargli e visto che Granger mi aveva assicurato che era solo quella la sua intenzione avevo deciso di assecondare la sua folle idea.

Comunque Percy aveva già ampiamente detto che non aveva intenzione di mettersi a fare la guerra al nostro mondo.

- Cosa stai facendo? - mi chiese proprio la strega entrando in camera.

La guardai male.

- Vedevo se prendevano fuoco - risposi.

Alzò gli occhi al cielo, sbuffò e poggiò i fogli che aveva in mano sul tavolo con uno scatto di nervosismo.

- Non ho fatto niente, questa volta - precisai.

- So come trovare il tuo amico - disse ignorandomi - O meglio, come rintracciarlo con l'aiuto di sua madre -

Mi strinsi nelle spalle.
Se lei era convinta della sua idea buon per lei, io non mi sarei messo a contestarla, non ne avevo voglia.

- Quindi adesso ti insegno le buone maniere prima di incontrare una scrittrice famosa -

La guardai male.

- Io so cosa sono le buona maniere Granger, sono cresciuto in una famiglia di nobili o te ne sei dimenticata? -

Lei si avvicinò, mi fece stendere supino e fece quella cosa che non avrebbe dovuto fare la prima volta e che non avrebbe dovuto pensare di fare nemmeno la seconda: mi si mise a cavalcioni sui fianchi.

- Non...tu non... -

Mi zittì mettendomi un dito sulle labbra, mi prese le mani e me le portò sopra la testa.

- Che cosa vuoi fare...- mi lamentai - Sei pericolosa Granger -

- Oh lo so ma ho notato che diventi stranamente docile quando faccio questa cosa -

Si chinò su di me e mi baciò la guancia, l'angolo della bocca, per poi scendere sul collo fino a dove il collare glielo permetteva. Mi lasciò le mani, ma non le spostai e mi aprì la camicia, scendendo a baciarmi il petto. Sentii una fitta ai piani bassi e un dolore al collo dove avevo quell'aggeggio e gemetti.

Quella strega della Granger si sollevò e mi guardò soddisfatta.

Mi sentii strano all'improvviso e la fissai sentendomi...attratto e più del solito.
Insomma...non che fossi del tutto indifferente a lei e al suo fascino ma non mi era mai capitato di pensare che fosse...che io potessi essere attratto da lei.

- Cosa...mi hai fatto? - chiesi confuso.

- Era solo un esperimento...ma a quanto pare ha funzionato - disse - Per asservire qualcuno basta piegarlo, renderlo innocuo e consenziente...e io ci sono appena riuscita, alla fine Malfoy ti ho asservito completamente-

Brutta...mi arrivò una stilettata al cervello e non terminai il pensiero.

La dinastia di Serpeverde Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora