26. «Lui sa»

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Sebastian non entra, rimanendo quindi all'esterno della stanza nella quale ci troviamo io e Charles.

«Scusate...» Esordisce lui in modo gentile, ma inaspettatamente timido, cercando con gli occhi Charles «Ho il volo tra tre ore per tornare a casa, Hanna e i miei figli mi aspettano, siccome gli avevo promesso di tornare prima del prossimo Gran Premio, perciò... C'è ancora molto?» Questa volta Sebastian si rivolge a me e io mi sento subito in imbarazzo. Non avrei mai voluto farlo aspettare così tanto, ma a quanto pare il tempo è passato più velocemente del previsto.

«Ancora pochi minuti e abbiamo finito, solo gli ultimi scatti, tanto Charles è già pronto.» Gli assicuro io, indicandolo. Infatti Charles ha già finito di sistemarsi la cravatta e nel frattempo si è anche messo la giacca, quindi effettivamente manca poco.

Charles però non sembra voler partecipare alla conversazione, così continuiamo soltanto io e Seb. Quest'ultimo muove un passo in avanti, fino alla soglia della porta, poi dice ad entrambi «Grazie a Dio, qualsiasi cosa stavate facendo, non è stata interrotta da me, avevo seriamente paura di cosa avr-» Sebastian si interrompe perché nel frattempo Charles, che si era fatto avanti, mi sposta —  come si farebbe con una ciglia sulla pelle — per poter essere faccia a faccia con lui, e gli dice in modo secco «Abbiamo capito, Chiara sarà libera tra poco.» Poi afferra la porta e, senza aspettare una risposta, la inizia a chiudere. A Sebastian non resta altro che indietreggiare ed uscire, per non prendere la porta in faccia.

«Tedeschi del cazzo, quell'orologio glielo infilo su pe-»

«Charles!» Lo ammonisco io. Lui fa spallucce, sembrando decisamente infastidito dall'intervento del suo compagno di squadra. Mentre io mi domando che cosa lo abbia fatto arrabbiare così tanto, lui mi spiega «Gli voglio bene, eh, ma certe volte mi fa uscire di testa!»

Poi Charles mette la schiena in posizione più ritta per sistemare al meglio la giacca, osservandosi nello specchio.

Poi Charles mette la schiena in posizione più ritta per sistemare al meglio la giacca, osservandosi nello specchio

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«Ho ben visto.» Gli faccio eco io, non riuscendo a trattenere una risata.

Charles è così divertente con quella specie di broncino che ha stampato in viso! Ha la fronte aggrottata e gli angoli degli occhi inclinati verso il basso come un cartone animato o un anime.

«Dai, finiamo qui, così non gli faccio fare tardi!» Dico a Charles, tornando verso la macchina fotografica.

Aspetto che si sistemi e lo inquadro con l'obiettivo, sto per scattare, ma mi accorgo che qualcosa non va. Abbasso la macchina fotografica e Charles mi guarda confuso.

«Avanti, togliti dalla faccia quel broncio. Sembri troppo arrabbiato!» Gli spiego io.

«Incazzato faresti meglio a dire... Ma avevi detto che avevi qualcosa da dirmi, io non me ne sono dimenticato!» Mi fa notare lui.

Ha ragione, devo ancora spiegargli della faccenda di Instagram, per metterlo al corrente che mio padre ha scelto me per tenerlo d'occhio. Non dovrei fare la spia, ma forse è meglio che io lo avvisi prima ancora che si metta nei guai come l'ultima volta.

Momentum || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora