6. Fermo immagine

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Non mi rendo conto effettivamente di stare aspettando Charles con ansia, finché non mi ritrovo seduta per terra, scalza e distesa sul prato, con il tempo che sembra non passare mai.

Avrò fatto bene a fidarmi di lui?

Una parte di me lo immagina seduto a tavola, intento a gustarsi la sua cena, mentre io sono qui fuori, attendendo invano che arrivi. Mentre l'altra beh, l'altra parte di me spera che arrivi.

Non ho nemmeno il cellulare per vedere che ore sono, però, riflettendoci bene, ho sempre la mia macchina fotografica. La accendo e, mentre aspetto di vedere l'orario, sento un rumore e vedo una figura uscire dalla porta laterale della villa.

È Charles. Ha mantenuto la sua parola!

Mi dimentico momentaneamente dell'orario e mi rimetto la macchina fotografica al collo. Charles ora è di fronte a me; si abbassa alla mia altezza e io mi ricompongo, dopotutto sto pur sempre indossando un vestito.

Posso notare un sorriso soddisfatto sul suo volto; lui alza una mano per sistemarsi i capelli e in questo esatto istante mi arriva il suo profumo ancora più forte.

Già, così forte e così buono.

«Ho detto a tuo padre che hai mal di testa e che avevi bisogno di un po' di calma, prima che inizi la vera e propria festa e la gente inizi a fare casino. Gli ho assicurato che sarei rimasto con te, perciò l'ho visto abbastanza tranquillo. So essere abbastanza persuasivo quando voglio, anche perché conosco abbastanza bene tuo padre.» Ammette lui, sorridendo di nuovo.

Raccolgo le mie scarpe e Charles mi tende una mano per aiutarmi ad alzarmi. Non avrei mai reputato a Charles gesti del genere.

E così, sorpresa, lo ringrazio «Grazie Charles, sei stato molto gentile.»

I suoi occhi si stringono, fino a ridursi ad una fessura, poi le sue guance si alzano e sul suo viso compaiono le sue fossette.

Ti prego, smettila di essere così adorabile, gli vorrei dire. Ma lui continua a fissarmi, come a volerlo fare apposta.

Io, un po' imbarazzata, mi rimetto le scarpe e mi tolgo gli ultimi fili d'erba secchi rimasti sul mio vestito.

«Figurati Chiara, sono stato un po' uno stronzo, lo ammetto.» Io annuisco, felice del fatto che l'abbia riconosciuto.

Ora sono pronta per andare.

«Bene Charles, resta un altro po' qui fuori, o non so, torna dentro e mangia qualcosa. L'importante è che tu non ti faccia vedere da mio padre, sennò si preoccupa.» Mi raccomando io, prima di andare.

«Tranquilla, la situazione è sotto controllo. Ma vai a piedi? Hai bisogno di un passaggio?»

Sono un po' colpita da tutta questa gentilezza improvvisa; forse Charles è davvero così, ma non conoscendolo troppo bene, non saprei dire.

«No, figurati. Vado a piedi, tanto il paese è vicino.» Lo rassicuro io.

«Ma da sola con il buio? Non è pericoloso?» Sorrido, pensando che la stessa cosa avrebbe potuto dirmela mio padre.

«Non succederà niente, sono abituata a girare per queste strade.» Rispondo io, omettendo il fatto che le altre volte fossi in compagnia di Jacopo.

Devo sbrigarmi ad andare, perché altrimenti non farò in tempo a fare un po' di foto prima che inizino i fuochi d'artificio. Se arrivassi in ritardo, troverei soltanto un gruppo di gente ammassata per le campagne e il centro del paese completamente deserto, quindi sì, sarà meglio che io mi dia una mossa.

«Ok..... Aaaaa-allora buona serata Chiara.» Mi augura lui, prima di avvicinarsi un altro pochino a me e darmi due baci sulla guancia «Stai attenta però.» Si raccomanda, quando siamo faccia a faccia.

Momentum || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora