4. Profumo

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Anche se spero fino all'ultimo secondo che mio padre non arrivi a casa in tempo per la cena, purtroppo alle otto e quarantacinque vedo la sua Stelvio blu entrare nel vialetto. Aspetto che entri, ma invece suona il clacson come a farmi capire di uscire.

Saluto mia mamma, che nel frattempo è tornata a casa, ed esco solo con la mia macchina fotografica e una piccola borsetta. Non voglio avere discussioni con mio padre e sinceramente non credo che avrò bisogno del mio cellulare. Sia Villa Grande, sia il centro del paese, sono raggiungibili a piedi, perciò mal che vada mi farò due passi per tornare a casa, senza il bisogno di chiamare nessuno.

Sorprendentemente, quando apro la portiera anteriore del passeggero, vedo mio padre già vestito con un completo elegante e faccio una battuta «Speravo non arrivassi.»

Lui alza gli occhi al cielo e si toglie brevemente gli occhiali, massaggiandosi la testa «Mi hanno chiamato un attimo in fabbrica per analizzare alcuni dati provenienti dalle monoposto e siccome era già tardi, mi sono preparato in ufficio. Nel baule tengo sempre un completo nel caso ci sia una qualche emergenza.» Spiega lui, prima di rimettersi gli occhiali e guardarmi «Sono felice che tu ti sia liberata del cellulare per una sera.»

Fa un sorriso soddisfatto, mentre io sbuffo, fingendo di essere seccata «Hai visto? Qualche volta ti dò anche ascolto.»

Non riesco a stare seria e finisco per ridere, aggiungendo «In fin dei conti, mi fa piacere passare del tempo con te.» Dico io con sincerità. Ed è davvero così, anche se preferirei trascorrere diversamente gli unici momenti in cui è a casa, però posso anche accontentarmi.

«Anche a me, Chiara.» Ammette lui, prima di mettere la freccia a sinistra e svoltare per entrare nello stradello che conduce a Villa Grande. E' un posto che utilizzano soltanto per feste private o matrimoni ed io non so quante volte sia venuta qui per festeggiare compleanni e altri vari avvenimenti importanti.

Quando mio padre parcheggia di fianco ad una Ferrari 458 Speciale rossa opaca, mi guarda e mi dice «Se non altro questa sera ci sarà qualcuno anche della tua età.» Poi mi fa l'occhiolino e prende il suo cellulare che aveva messo nel vano portaoggetti della macchina. 

«Ah, dimenticavo, se ti stanchi presto, chiama tua madre per venirti a prendere.»

Sto per dirgli che va bene, quando realizzo una cosa «Ma come faccio a chiamarla, se non ho il telefono? Fa lo stesso, andrò a piedi, tanto non siamo lontani. In meno di un quarto d'ora sarò a casa.» Propongo io.

«No, la strada è buia, ed è pericolosa. Al massimo vieni a chiamarmi e ti porterò a casa. Non mi fido dei ragazzi, questa sera potrebbero bere un po' per festeggiare.»

Questa volta sono io ad alzare gli occhi al cielo, ma dopotutto si tratta sempre di mio padre. E mio padre è abbastanza iperprotettivo, perciò non si fida nemmeno dei suoi colleghi.

«Come vuoi, ti vengo a chiamare e torniamo a casa insieme.» Concludo io, sforzandomi di non pensare alle modifiche che dovrò apportare al mio piano, affinché abbia un esito positivo. Non ho nessuna intenzione di perdermi i fuochi d'artificio; è da un po' di tempo che non fotografo di notte. Mi servirebbe davvero un po' di allenamento per ripassare le varie tecniche.

Mio padre sembra abbastanza soddisfatto del compromesso ottenuto, così, prima di lasciarmi andare, mi dice «Buona serata, Chiara. E mi raccomando, non bere troppo.»

Io sorrido, evitando però di rassicurarlo. Tanto lo sa che non mi sono mai ubriacata in vita mia; non mi piace andare oltre i miei limiti, voglio sempre avere il controllo su tutto.

Esco dalla macchina, stando attenta ad aprire la portiera il giusto per non urtare la Ferrari che è parcheggiata vicino, poi mi avvio verso l'entrata. Sento già la musica provenire dalla veranda e, più mi avvicino, più mi accorgo che c'è un sacco di gente intenta a fare festa.

Momentum || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora