20. Compleanno

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Mi sento soffocare. L'atmosfera di questo club non mi fa respirare. Che poi forse non è solo l'atmosfera di per sé, ma anche, e soprattutto, i miei pensieri.

«Charles, avanti, ora raccontaci di quando hai perso l'aereo perché eri in coda al duty free per prenderti un sacchetto di caramelle!» Esclama Arthur, mio fratello, suscitando lo sguardo attento di tutti i presenti.

Io stringo un bicchierino in mano, sapendo già quale sarà la mia sorte. Stiamo facendo una specie di gioco alcolico che è ormai tradizione, al compleanno di ognuno di noi.

Il gioco consiste nel raccontare nei dettagli un ricordo che tutti abbiamo già sentito almeno una volta. Può essere qualsiasi cosa; solo che dopo qualche bicchiere o shot, diventa un'impresa abbastanza ardua riuscire a fare un discorso lineare, senza sparare cazzate. Io non faccio testo per via della mia pessima memoria, quindi sono sempre il primo ad ubriacarmi. Senza contare il fatto che i miei amici fanno apposta a chiedermi di raccontare sventure, perché lo sanno che sono anche quelle che tendo a dimenticare prima.

Ma non voglio dargliela vinta così facilmente, quindi tento comunque di dire qualcosa. In fin dei conti, non ho intenzione di ubriacarmi al compleanno della mia ragazza. Perciò penso a quella volta in cui ho davvero perso il volo di ritorno a casa perché mi stavo comprando delle caramelle. A quei tempi usavo i voli di linea, e di sicuro loro non stavano ad aspettarmi. Sto per dire qualcosa, ma Charlotte mi interrompe «Lasciatelo stare poverino, non vedete che faccia ha?» Poi mi toglie il bicchierino dalle mani e mi dice «Andiamo a fare un giro, sennò rischi di stare male davvero!» Voglio dirle che va tutto bene, ma lei mi precede, mettendomi una mano dietro alle spalle, costringendomi ad alzarmi. Allora guardo gli altri come per scusarmi, e poi la seguo.

Charlotte mi prende per mano e mi fa passare in mezzo ai tavoli, poi di fianco alla pista da ballo e finalmente arriviamo all'uscita. Appena fuori, sento l'aria un po' più fresca fare contrasto con quella umida e calda che prima mi dava l'impressione di soffocare. Mi sento ancora un po' così, anche se va molto meglio.

Osservo la distesa scura che c'è davanti a noi; il mare è abbastanza calmo, questa notte d'estate.

Osservo la distesa scura che c'è davanti a noi; il mare è abbastanza calmo, questa notte d'estate

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«Tutto ok?» Mi chiede Charlotte, mentre si siede sulla balaustra, a qualche passo da me.

«Non volevo rovinarti la serata, Otte.» Dico io piano, sentendomi un disastro. Lei si volta verso di me e mi sfiora una mano. «Non hai rovinato proprio niente, Charles. Va tutto bene.» Tenta di rassicurarmi lei, mentre guardo le pietre della sua collana riflettere la luce. Penso che Otte sia bella, con il mio regalo addosso. Immagino la volesse da tanto; ricordo quando siamo passati davanti alla vetrina della gioielleria e l'ha guardata senza dire niente. Avevo capito che le piaceva.

I suoi capelli lisci si muovono, dondolando sulle sue spalle, per via della brezza del mare. Mi sto iniziando a calmare. Rimango ad osservare la mia ragazza per un po', lei fa lo stesso, lasciandomi il tempo per trovare le parole giuste. Ma il fatto è che neanche io so che cosa dire.

Momentum || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora