«Charles, cerca di dormire ora, domani il volo per il ritorno è molto presto!» Esclama Andrea, il mio preparatore, dandomi una pacca sulla spalla. La sua voce risuona in tutto il corridoio dell'hotel; ha parlato forse un po' troppo forte, visto l'orario.
Gli rivolgo un ultimo sguardo e un cenno di saluto, poi mi volto per aprire la porta della mia stanza «Ci proverò, a domani.» Rispondo io, passando la tessera che, uscendo dalla mia camera, mi ero messo nella tasca dei pantaloncini. Poi apro la porta.
Appena entro, si accendono le luci della stanza.
Socchiudo gli occhi un po' infastidito, dato che ormai i miei occhi si erano abituati alla penombra del corridoio, poi mi avvicino all'interruttore principale e spingo qualche tasto a caso, nella speranza di riuscire a spegnere almeno qualche luce. Alla fine le spengo tutte tranne quelle del bagno, non so perché, forse gli interruttori sono da un'altra parte.
Rimango un attimo a guardare le sagome dei grattacieli un po' sfumate dalla notte e, inevitabilmente, penso a casa. Per fortuna è solo questione di ore; non ho idea del perché viaggiare ultimamente mi stressi così tanto.
Mi passo involontariamente una mano tra i capelli e mi ritrovo la mano umida, per via del sudore. Faccio una faccia schifata, ma non ci posso fare nulla; passarmi una mano tra i capelli è una cosa che faccio quando sono nervoso. Prendo un lembo dell'asciugamano che ho appeso al collo e cerco di strofinarmelo un po' in testa. Sarà meglio che io vada subito a fare una doccia.
Sono così stanco che vorrei qualcuno che mi facesse un bagno; come da piccolino quando mia mamma mi avvolgeva in una nuvola di sapone mentre io giocavo con le macchinine nella vasca. Sì, esatto, le portavo anche lì. Perché non mi piacevano le barchette, solo le macchinine.
Con la schiena a pezzi, mi appoggio un attimo alla parete di fronte al bagno, in attesa di recuperare le forze necessarie a farmi una doccia. L'allenamento della 'buonanotte' di Andrea mi ha davvero messo k.o. Forse non avrei dovuto chiamarlo e dirgli di aiutarmi con uno dei suoi metodi per farmi prendere sonno, ma in quel momento era l'unica cosa che mi poteva tenere occupato dal non pensare. E alla fine non so proprio quanto tempo ho passato in palestra, ma immagino sia stato abbastanza per prosciugarmi di gran parte delle mie forze.
Ok, sto ricominciando a pensare; ora dovrei davvero andare a farmi una doccia.
Ma proprio mentre mi ripeto queste parole nella mente, vedo qualcosa al centro della stanza buia, illuminarsi; è lo schermo del mio telefono.
«Otte, cazzo, le devo fare gli auguri!» Esclamo sottovoce, pregando che non sia lei a riprendermi per le mie dimenticanze. Effettivamente sono stato un idiota a non aspettare la mezzanotte per farle gli auguri. Non ci ho pensato nel momento in cui sono uscito dalla mia camera con solo un asciugamano in mano. Ma sono davvero così importante per lei?
O piuttosto lei è davvero così importante per me?
In ogni caso sì, sono stato un idiota. Avrei dovuto aspettare in camera e farle gli auguri a mezzanotte in punto. E' che sono stato così preso dai miei pensieri, che sono andato in palestra, ignorando qualsiasi altra cosa.
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Momentum || Charles Leclerc
FanfictionChiara Binotto non ha ereditato le stesse passioni da suo padre. A 22 anni si ritrova con un percorso di studi completamente diverso, rispetto a quello del Team Principal della Ferrari; in cui la Formula Uno non occupa neanche la più piccola percent...