9. Luci e ombre

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Io e Charles rimaniamo a parlare finché un'esplosione di luci illumina il cielo notturno, allora io mi affretto a prendere la mia macchina fotografica, mentre con la coda dell'occhio vedo Charles con lo sguardo rivolto all'insù.

Faccio subito qualche scatto, constatando davvero di aver fatto una buona scelta per la posizione. Non c'è nessun ramo che ostacoli la visuale sui fuochi d'artificio, così mi sbizzarrisco, provando diverse tecniche. Sono sicura che domani in studio riuscirò a scegliere le foto migliori, che, una volta editate, metterò in vetrina o in un qualche negozio del paese per far si che ottengano la massima visibilità.

E' vero che sono una fotografa, ma molte cose mi piace anche guardarle direttamente attraverso i miei occhi, così, appena ho raggiunto un numero abbastanza cospicuo di scatti, spengo la mia macchina fotografica e la appoggio sul tavolino di fianco a me.

«Hai già finito il tuo lavoro?» Mi domanda Charles, rivolgendomi lo sguardo per un breve istante, e anche un piccolo sorriso divertito.

«Sì, per ora sì.» Affermo io, prima di lasciare andare le gambe a penzoloni e ritornare a guardare il cielo.

«Chiara?»

Sentendo il mio nome, riporto l'attenzione su Charles e lo guardo. Il suo viso si illumina per via dei fuochi d'artificio: rosso, verde, arancio. Una rapida sequenza di colori che si insinuano tra i suoi capelli e i tratti dei suoi lineamenti, creando un gioco perfetto di luci e ombre. Rimango a fissarlo ancora, non curandomi più dei fuochi d'artificio. Osservo i suoi occhi luminosi riflettere i bagliori provenienti dalle esplosioni dei fuochi in cielo e inconsciamente allungo la mano verso la macchina fotografica.

Devo scattargli delle foto.

Ma nel momento in cui realizzo tutto ciò, mi blocco, perché Charles si sta avvicinando a me. Ritraggo le mani, osservando ogni suo impercettibile gesto. Capisco subito quello che vuole fare, allora mi sento assalire dal panico, anche se non ci riesco, non riesco ad essere spaventata, perché il suo sorriso debole mi invita a stare calma, ferma immobile, anche se dentro di me il mio cuore sta battendo così forte, che quasi lo sento sovrastare i boati che provengono dal cielo.

Charles si avvicina ancora, ancora e ancora e mentre lo fa, continua a sorridermi. Ad un certo punto però si ferma, più o meno a dieci centimetri da me.

Sono stata io a fermalo, mettendogli una mano sul petto.

«Chiara io...» Tenta di giustificarsi lui, senza però mostrare nessun tipo di imbarazzo, né risentimento.

«Sono fidanzata, Charles, non puoi... tu non puoi b-» Mi interrompo, non riuscendo nemmeno a pronunciare la parola 'baciarmi', quasi come se mi fossi improvvisamente accorta di aver detto una bugia; e la bugia non era certo nella parte del 'sono fidanzata'.

E mentre i fuochi d'artificio continuano ad illuminarci, consentendoci — seppur a sprazzi — di vedere bene le emozioni sui nostri visi, Charles prende la mano che ho ancora sul suo petto nella sua, poi la accarezza. A questo punto sto per cedere; la mia mano sembra così leggera nella sua, che, alla fine — inevitabilmente — ricade sul mio fianco, appena lui la lascia andare.

Ecco, ho ceduto.

Ora non c'è più nessuna luce in cielo. Nessun rumore. Eppure nella mia testa ho un frastuono terribile.

Ho paura delle mie stesse emozioni, non so nemmeno io che cosa sto provando, ma gli occhi di Charles su di me, sembrano quasi aver conservato parte della luce dei fuochi d'artificio. E li vedo, nonostante l'oscurità, farsi sempre più vicini.

Sento il respiro di Charles su di me; ora che non sto opponendo più alcun ostacolo, lui è a pochi centimetri dalle mie labbra. Credevo di essermi abituata al suo profumo, ma ora lo sento forte, come se mi fossi erroneamente spruzzata un po' del liquido direttamente sul naso e questo perché è davvero vicinissimo.

Momentum || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora