Capitolo 4 - Il buio

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Marco's pov

Cavolo, il cordolo della corsia e' alto. Devo dare un tocco di acceleratore. Ecco ci sono....... Cazzo. Ce l'ho addosso. Torno indietro. Non riesco. Non riesco più. Non riesco a fare nulla! Non ce la faccio. Non più.
Il buio.

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Marta ha appena finito di scrivere una mail e sta per chiudere l'ipad.
Chiudendo il dispositivo, ha alzato gli occhi e ha scorto l'ingresso dello studio. In fondo si tratta solo di interrompere qualche minuto, scendere dal van, entrare, verificare che tutto si faccia secondo gli accordi presi e poi sarebbe stata libera di riprendere il suo lavoro.
Distrattamente riguarda all'interno del mezzo per raccogliere tutte le sue cose appoggiate sul sedile ed essere pronta a scendere subito, appena fermi.
Ma all'improvviso un grido "Noooo, Marco attento! Non ti vede! Fermatiiiiiii!"
L'autista si porta le mani agli occhi e alla bocca, cadendo in un silenzio spaventoso e rimanendo immobile.
Marta spaventata dalle grida, alza lo sguardo e chiede "Che succede? Cosa hai visto?"
In quel momento una frenata sull'asfalto suona interminabile. In uno con un suono di clacson sempre più forte.
Il tutto si interrompe all'improvviso confluendo in un stridio di lamiere confuse.
Un tonfo sordo subito dopo.
Marta tenta di guardare fuori, come tutti quelli che erano con lei in macchina.
Non riesce a credere. Il fiato le manca. Il cuore sembra uscire dal petto: non può essere quello che pensa sia successo. Le mani le tremano, la voce non esce. Sente un freddo improvviso caderle addosso e impedirle addirittura di muoversi: "MARCO! No, Marco no per favore!"
La gente inizia a gridare: "Il ragazzo, andate dal ragazzo. Pare morto. Chiamate subito!" "Non toccatelo, chiamate l'ambulanza"
Marta ha capito tutto. Ha sentito tutti e ha capito ancora prima di vedere.
Si alza a fatica, tremando in maniera inarrestabile ma sa che deve scendere subito dal van.
Vede la moto riversa per terra, olio e acqua tutto attorno, una ruota gira ancora nel vuoto.
Cerca Marco. Non lo vede: ha la speranza, anzi crede fermamente, che sia saltato via, lontano da quella maledetta moto, prima dello schianto. Sarà certamente successo così, non può essere accaduto diversamente. Non a Marco. Lui è bravo sulla moto. Infatti a maggio se l'era cavata bene: poteva essere un disastro e invece lui all'ultimo se l'è cavata. Sarà già lì in piedi da qualche parte ad arrabbiarsi per avere rovinato
in questo modo stupido la moto dei suoi sogni.
Chiude gli occhi si gira più in là e sente Claudia urlare: "Marco, dimmi qualcosa! Ti supplico dimmi qualcosa! Chiamate l'ambulanza, per favore, qualcuno lo faccia subito, per favore!"
Marta si gira e vede.
Marco era qualche metro oltre la moto, disteso sulla schiena, il casco ancora più lontano, a occhi aperti, immobile.
Respira affannosamente e in maniera irregolare, ma respira.
Marta, come rinvenuta da un torpore immobilizzante, prima si appoggia al cofano del van e poi, muta e in un pianto incontrollabile, corre verso di lui.

Marta, come rinvenuta da un torpore immobilizzante, prima si appoggia al cofano del van e poi, muta e in un pianto incontrollabile, corre verso di lui

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