Ora tocca a Marta scontrarsi con la tragedia.
Nadia sapeva che era la cosa da fare, ma aveva il timore che da quella stanza Marta uscisse di nuovo a pezzi, peggiori e più piccoli di prima.
Ma era un passaggio inevitabile.
Sia per lei che per lui. Da fare al più presto.
Marta si porta una mano alla bocca, quasi a soffocare un urlo.
Lo aveva visto per strada inerme ma non immaginava che lo fosse così tanto.
Si rende conto della gravità in un solo istante.
Si avvicina piano.
Eccolo il suo Marco: bello come sempre ma totalmente spento.
"Ciao Picchio"
Le lacrime esplodono. Trema in maniera inarrestabile, un po' dalla paura e un po' per l'emozione di vederlo.
Gli prende la mano. Gliela prende come mai ha potuto prima di adesso: con tutto l'amore che sente e che mai avrebbe potuto esprimere solo qualche ora fa.
"Mi spiace tanto sai. Avrei dovuto buttare via quella moto dopo maggio, avrei dovuto dirti che sarei andata io in studio col taxi.
Ma con te non ho risorse.
Non ho nessuna possibilità di impormi. Quando mi guardi con quegli occhi e accenni a un sorriso, mi sento morire e farei qualsiasi cosa. E tu lo sai, anche se non capisci il vero motivo e pensi che il mio sia solo l'affetto di una amica speciale, e te ne approfitti, eccome se te ne approfitti: spostare incontri, differire shooting perché non ti piacciono e ti imbarazzano perché non sai di essere bello come il sole e hai ancora paura di venire male in foto, parlare con i discografici, oppure con i tuoi avvocati per i contratti. Se solo c'è qualcosa di vagamente noioso o complicato, eccomi al tuo servizio per farti felice e alleggerirti la giornata.
E le mie debolezze hanno portato a questo. Ti chiedo scusa.
E ora che posso fare? Io che farei di tutto per te, che posso fare? Che vuoi che faccia? Per favore P. dimmelo, urlamelo, più forte che puoi, e io lo farò. Però parlami, per favore, dimmi qualcosa. Non sono abituata a non sentirti parlare: P. tu parli sempre, di continuo, non smetti mai. Come quando entri in un palazzetto prima di un concerto e con la scusa di scaldare la voce, non stai zitto un secondo. E io ti ascolto sempre, anche quando tu non mi vedi, anche quando tu non ci pensi. Ora parlami, ti supplico P., mi basta una parola, e sarò di nuovo pronta a spaccare il mondo per te. Vorrei poterti sentire dire "che cazzo urli" come quando finisci un concerto e io ti vengo incontro gridando e saltando di gioia".
Poggia la testa sul braccio di Marco e le lacrime continuano a scendere. Proprio a lei che pensava di non averne più, di averle consumate tutte in quelle ore.
Un silenzio rotto solo dai suoni delle macchine di quella stanza orribile. Un silenzio che mai Marta avrebbe pensato e sperato potesse essere infranto proprio in quel momento.
"Marta...." un soffio, un sussurro quasi impercettibile.
Marta pensa di aver immaginato tutto: nulla di più facile nello stato in cui si trova.
Guarda la bocca di Marco per capire meglio e giusto in tempo per percepire un piccolo movimento che sembra un "ciao".
L'ha salutata, Marco le ha detto ciao.
Ciao, quella parola così comune e così scontata, a volte così sottovalutata, è diventata la più attesa e la più preziosa di tutte.
Ciao: se non fosse per la fatica e lo sforzo che le stava dietro, era stata pronunciata quasi come se non fosse successo nulla, come se Marco l'avesse rivista dopo una pausa pranzo, come se si fossero lasciati qualche minuto
per fumare una sigaretta, come se si fossero rivisti in studio quella stessa mattina dopo essersi salutati sotto casa di Marco.
Marta raccoglie tutte le sue emozioni e le sue forze. La voce le trema, in un insieme di dolore, di gioia, si speranza:
"Ciao P., ben tornato"
Gli prende la mano, la stringe forte. Vorrebbe sentirlo dire altro, ma era già talmente una grande cosa; se anche si fosse fermato lì sarebbe stato il regalo più grande.
Raccogliendo tutte le forze rimaste:
"Ho tanto male" Marco apre gli occhi e la guarda e sussurra.
"P. lo so che hai male, ma passerà presto"
"Cosa mi è successo?"
"Ora stai tranquillo, parleremo più avanti. Cerca di dormire per riprendere le forze. Non ti preoccupare di nulla. Al resto ci pensiamo Claudia e io. Tu pensa solo a guarire e a uscire da qui al più presto".
Non ricorda l'incidente e questo e' solo normale e è un bene, ma l'ha riconosciuta. Vuole dire che la sua testa funziona, che si sta riprendendo.
Nadia non ha raccontato esattamente cosa le abbiamo detto i medici con i quali ha parlato, però ora Marco apre gli occhi e riprende a avere contatti col mondo.
Ha male, ovvio, come potrebbe non averlo, ma non vede segni evidenti di fratture: la braccia e il volto sono a posto. Nota solo il collare rigido: ma si sa che quando hai un incidente te lo mettono sempre per precauzione.
Marco fa cenno di sì con la testa. In questo momento non gli importa neanche di sapere esattamente cosa sia successo.
Ha solo una paura che non riesce a trattenere:
"Marta ho ancora le gambe vero?"
Marta sgrana gli occhi e guarda. Il terrore la pervade di nuovo: possibile che Nadia non abbia detto una cosa simile? Vede il contorno delle gambe di Marco sotto il lenzuolo.
"Certo che le hai, P. Cosa dici?"
"Non le sento"
"Sei caduto P. Sei frastornato. Tornerà tutto come prima"
Entra una infermiera, probabilmente allertata da un cambio nelle rilevazioni che monitorano Marco.
Ecco, ora le dirà di andare via e lei non vuole: anche se dovesse dormire. Adora vederlo dormire. Durante i viaggi, prega che lui si addormenti per poterlo guardare senza essere vista.
A volta capitava che condividessero la stanza mentre erano fuori. Lei cercava di svegliarsi prima per poterlo guardare riaprire gli occhi.
È una delle cose più belle che avesse mai visto in vita sua.
Voltandosi verso l'infermiera le dice: "Ha aperto gli occhi, mi ha salutata e mi ha fatto delle domande. È buon segno vero?"
"Assolutamente. Lo abbiamo rilevato anche noi dai monitor. È un ottimo segno di ripresa. Lei se lo desidera può ancora stare qui. Quando si riaddormenta però esca così almeno può riposare tranquillo".
"Mi ha detto di avere male e di non sentire le gambe. È normale? Sono conseguenze della caduta, vero?"
L'infermiera capisce che Marta non sa tutto.
Cercando di non rispondere, gira attorno alla domanda "Grazie allora valuteremo tutte queste novità e vedremo una terapia e degli esami più mirati".
Esce con un cenno del capo.
Marta torna da Marco e si ricorda che Nadia è fuori in attesa.
Le ha regalato Marco per qualche minuto. E ora lei ha di nuovo fatto il pieno della sua anima e del suo cuore per qualche ora.
Si sente in dovere di uscire e di fare posto a Nadia.
Si alza, lo guarda di nuovo, capisce che il suo
mondo, il suo tutto, ancora più di prima, è lì.
STAI LEGGENDO
SEI IL TUTTO - MARCO MENGONI
FanfictionMarco ha avuto il pensiero sfuggente di essere forse finalmente arrivato dove sognava fin da bambino. Era forse arrivato anche il momento di godere di questo successo e di calmare il suo animo sempre in subbuglio, sempre alla ricerca. Aveva finalm...