Capitolo 11 - Proibito

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"Filippo, sono Claudia"
"Ciao, come stai?"
"Non posso stare tanto. Sono in Ospedale. Sono certa che avresti voluto sapere. Oggi Marco ha avuto un incidente in moto. È grave. Non lo abbiamo ancora visto ma ci hanno detto che ora è in terapia intensiva. Posso solo aggiornarti appena ho novità. Se hai piacere di avere notizie"
Un silenzio pieno incredulità, lascia il posto a una risposta asciutta e impotente, di chi non può fare altro che dipendere dagli altri:
"Sai che lo voglio. Ho solo te per sapere le cose"
"Va bene, farò il possibile. Come puoi capire non sono quasi mai da sola in queste ore"

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"Signori Mengoni, prego, accomodatevi"
Il dottore che aveva prima parlato a Claudia è stato avvisato che i genitori di Marco erano arrivati e si è presentato all'ingresso della terapia intensiva.
Nello studio vi sono altri due medici
"Sono con i colleghi che insieme a me hanno prestato le prime cure a Marco quando è arrivato e gli hanno fatto gli esami di prassi in casi di incidente come questo. Volevamo parlarvi delle condizioni di vostro figlio."
"Non è possibile prima vedere Marco? cerchi di capire, ma da quando abbiamo saputo, non riesco a pensare ad altro se non a vederlo, a parlargli e a capire con i miei occhi come sta" dice Nadia. Maurizio cerca di mettere una mano sul braccio della moglie per farle capire che forse era meglio stare lì a sentire.
Il dottore, gentile ma deciso:
"Signora Mengoni, è il caso che ci parliamo prima di farvelo incontrare"
Nadia, dalla fermezza di quelle parole, capisce che forse davvero c'è qualcosa da sapere prima.
"Non sappiamo se vi è stata raccontata la
dinamica esatta, ma quello che importa è che nella caduta Marco molto probabilmente non avesse il casco. Dopo che è stato investito, è stato rimbalzato molto lontano dalla moto e ha subito un trauma toracico con qualche successiva difficoltà di respirazione, ma soprattutto un grave trauma cranico, con conseguente commozione cerebrale.
Il trauma cranico lo ha reso molto confuso, non orientato nello spazio e nel tempo, e non cosciente. Stiamo verificando di continuo gli sviluppi in modo da evitare che ci siano ulteriori danni, anche cognitivi e, se occorre, intervenire per tempo.
Starà in osservazione continua fino a che non si stabilizzerà e non tornerà, e se tornerà, a una condizione neurologica normale."
"Cosa vuole dire "se tornerà""?  chiede Maurizio.
"Vogliamo dire che non siamo certi, ad oggi, che tornerà alla condizione di prima. Non possiamo saperlo. Ha certamente un fisico giovane, allenato e forte, e dunque le capacità di ripresa sono buone, in teoria. Ma per ora non possiamo dire altro.
Non è tutto purtroppo.
Dal primo momento, Marco ha dato segni di non avere più sensibilità alla gambe. Ed in effetti dalle diverse prove effettuate pare avere difficoltà di movimento e di percezione. Abbiamo riscontrato una lesione della
spina dorsale la cui gravità è ancora da determinare con esattezza, ma che incide sulla mobilità degli arti inferiori"
"Cosa vuole dire?" Nadia teme di non aver capito bene. Il dottore sa di essere impietoso cercando di essere il più chiaro possibile: questo è il suo dovere ed è l'aspetto più crudele del suo lavoro. Ma la sua esperienza gli suggerisce, anche nei casi più difficili, di essere il più esplicito possibile fin dall'inizio. Inutile fare nascere speranze dove c'è poca possibilità che vengano coltivate:
"Mi spiace essere così schietto ma la verità è che Marco potrebbe non tornare più a camminare. Ma al giorno d'oggi queste persone possono arrivare a condurre......"
Il dottore si accorge che cosa stava per dire era troppo e si ferma.
Nadia con le lacrime agli occhi, rimane senza parole, si lascia andare sulla sedia.
Marco è suo figlio, non è "una di queste persone". A suo figlio toccava la sorte di "forse condurre" cosa? Di forse condurre ancora una vita normale?
La testa inizia a volteggiare. Sfoglia le immagini della sua vita e di quella Marco, non capisce con quale criterio la sua testa scelga: Marco al mare che gioca sulla sabbia, da bimbo con i cugini vicino al nonno, al primo pianoforte, e poi il Marco silenzioso e turbato dell'adolescenza, e ancora il Marco dei provini a Xfactor, il Marco che qualche anno dopo prende il volo mentre canta per la prima volta sul palco di Sanremo.
Tutti in fila i suoi pensieri, come singole copertine di album che contengono ancora mille e mille altre immagini. Tutto archiviato nella sua testa in ordine, da quando quel 25 dicembre del 1988 lo aveva preso per la prima volta in braccio e baciandolo aveva ringraziato il cielo per il più grande regalo di Natale che potesse mai aver sperato di ricevere.
Oggi è passata dalla gioia di parlare Marco alla mattina e di girare libera per Venezia, al dubbio di qualcosa che non andava bene, alla consapevolezza, inconscia, di questo qualcosa, alla certezza di una tragedia. Tutta la gamma di emozioni, dal riso al pianto, dalla felicità al terrore del peggio che possa succedere a un genitore.
Le è venuta la sensazione di non riuscire a sopravvivere a quel momento, che oramai era finita anche per lei, che mai più avrebbe avuto la forza di fare le cose quotidiane, di svegliarsi, di mangiare, di andare a fare la spesa, di vivere.
Sentiva conati di vomito salire dalla gola e non riusciva più a controllare né il suo fisico né la sua mente.
Non aveva più parole, ma sapeva che in quel momento non avrebbe più voluto sapere nulla, non sarebbe più stata in grado di ricevere altre parole e spiegazioni: aveva la certezza che sarebbe morta, che il respiro che tanto faticosamente aveva tentato di controllare, l'avrebbe del tutto abbandonata.
Il dolore, è vero quello che dicono, ti può fare morire.

Ma ecco l'immagine degli occhi di Marco. Una raccolta di immagini degli occhi di Marco. Non erano solo più gli occhi di Marco: erano anche i suoi occhi, che si affacciavano sull'universo di suo figlio. Quegli occhi che sapevano dirle tutto quello che accadeva nella testa e nel cuore di Marco. Quegli occhi che da qualche tempo non la lasciavano mai.

Quegli occhi, questa volta, sono come uno schiaffo in piena faccia: dolorosi ma sconvolgenti.
Che poteva fare ora? poteva arrendersi proprio ora, dopo tutto quello che aveva fatto?
Si tratta di suo figlio. Il suo unico figlio. E le dicono che la vita del suo ragazzo, sempre che riesca a sopravvivere, sarebbe in ogni caso distrutta per sempre. E la sua vita con lui. Quando si tratta di Marco ogni dubbio o incertezza è sempre svanito, lei ha sempre saputo come reagire alle sue domande, ai suoi dubbi, ai suoi desideri. È sempre riuscita a avere fiducia in lui e lui in lei. Mai tergiversato, anche quando il mondo le diceva che era una pazza, che lo stava incoraggiando verso una follia, che pensava? Che proprio lui ce l'avrebbe fatta, fra milioni di ragazzi? E lei contro tutto e contro tutti, anche contro suo marito, sapeva in cuor suo che sarebbe stato così.
Ma è bastato un attimo di sua distrazione: non ha sentito il suo cuore fino in fondo, si è fatta tradire dal bello che c'era intorno a lui, e non ha visto il brutto che era dietro l'angolo e non l'ha protetto.
Ma ora deve riprendersi e deve continuare a proteggerlo. Lui da solo in questo momento non ce la farebbe.
È proibito arrendersi.
Per lui e per se stessa.
Lui non lo farà, ne era certa, se lei sarà al suo fianco. Non può più lasciarlo andare da solo.

"Voglio solo vederlo. Finalmente fatemelo vedere".

 Finalmente fatemelo vedere"

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SEI IL TUTTO - MARCO MENGONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora