Usciti dalle porte scorrevoli del corridoio del pianterreno, Marco viene colpito in pieno volto dal sole, da un ancora tenue profumo dei mughetti delle siepi, dalle voci delle gente che si avvicina ai cancelli all'ora delle visite.
Un misto di sensazioni contraddittorie si affollano in lui: paura? Gioia? Speranza? Delusione?
Non capisce se vuole tornare indietro e proseguire.
Nel dubbio rimane in silenzio e fa scorrere gli attimi senza sapere, o volere, decidere.
Mario, che lo osserva di continuo per prendere ogni eventuale decisione sia necessaria, piano piano si incammina per la strada del parco.
Marco lo ferma.
"Mario puoi per favore andare verso i cancelli, vicino agli ingressi?"
"Marco lì c'è tanta gente. Sei sicuro?"
"Chi vuoi che mi riconosca? Mi hanno messo più vestiti addosso di quando ero in Islanda a girare il video di "Ti ho voluto bene veramente". Ti ricordi che te ne ho parlato?"
Ridono entrambi.
In ogni caso, Marco andando avanti, prende il cappuccio della felpa e lo tira su, tenendolo con le mani stretto anche sul viso.
Da lontano vedono gente ferma fuori, alla cancellata non lontano dall'ingresso del pubblico.
Mario si ferma.
"Mario vai pure avanti che voglio leggere cosa c'è scritto sui cartelli"
Mario è insicuro sul da farsi, ma per la prima volta sente che Marco non ha esitazioni, pur con la voce rotta dall'emozione.
"Marco il tuo esercito ti ama", "Marco, quando torni fra noi?", "Marco, manchi al tuo esercito".
Un'occhiata veloce e poi era intenzione di Marco dire a Mario di tornare indietro.
Aveva visto e di più non avrebbe retto per quel giorno.
Mentre si accinge a dire a Mario di tornare indietro: ma, come uno schiaffo improvviso, una immagine si affaccia alla mente.
Uno dei tanti flash che in questo periodo improvvisamente si presentano nelle sua testa e che gli consentono di collegare eventi, momenti, persone.
Un cancello simile, più basso forse, con delle transenne: ragazzi seduti fuori, accampati con sacchi a pelo e tende, cantavano le sue canzoni e parlavano mentre oramai era buio.
Si ricorda i suoi passi verso di loro, ricorda le sue mani che portavano dei cartoni di pizza.
"Ragazzi le mangiamo insieme? Oggi pomeriggio entrando per le prove ve le ho promesse"
Di che occasione poteva trattarsi? Forse un concerto? La data di un tour? La prima data di un tour?
All'improvviso una irrefrenabile voglia di avvicinarsi a quella cancellata dell'ospedale.
"Mario vai verso di loro"
"Ragazzi, siete qui da tanto, volete che ordini delle pizze? Ce le mangiamo insieme"
Una ragazza si gira per capire da dove e da chi provenga la voce. Era quasi infuriata pensando che qualcuno, di proposito, potesse prendere in giro Marco imitandolo e dicendo una frase per l'esercito così importante.
Ma rimane senza parole.
"Marco, sei tu? Sei tu davvero?"
Afferra la cancellata e si mette a piangere.
A poco a poco anche gli altri presenti, si avvicinano.
"Marco avevamo paura di non vederti mai più. Nessuno ci diceva nulla"
"Ma noi sapevamo che saresti venuto a parlarci: lo hai sempre fatto. Non ci hai mai deluso"
Da dietro, una ragazza: "Marco, come stai?"
"Ragazzi, voi non avete idea di cosa io stia provando in questi giorni e in particolare in questo momento. Come sto? ....Mi ero immaginato diverso questo periodo. Dopo Sanremo, forse con un disco in uscita, alla vigilia di nuove date del tour. Invece eccomi qui. Non so che ne sarà di me. Non so se tornerò come prima o anche solo parte di quello che ero prima. Comunque la sola cosa che posso dirvi ora è: volete mangiare una pizza con me?
"Siiiiiii, certo che siiiiiii"
"Mario, hai il telefono con te? Ordiniamo delle pizze, dai. Stiamo qui tutti ad aspettarle e le mangeremo insieme prima di affrontare uno degli eventi più importanti della mia vita: voglio fare di tutto per tornare da voi"
"Marco, noi tutti abbiamo i biglietti dei concerti di questa estate! Ti vogliamo vedere. Non annullare le date, ti preghiamo! Noi faremo di tutto per renderti possibile farli. Saranno concerti speciali"
Marco non riesce a trattenere le lacrime, cerca di nascondere e girare il volto, ma la sua emotività prende il sopravvento.
Come aveva potuto dubitare del suo esercito? Come aveva potuto mettere da parte per così tanto tempo queste persone? Come poteva aver pensato di mettere da parte le persone che gli vogliono bene?
Ha avuto bisogno di un momento di isolamento per pensare, capire, trovare la forza: ora basta. È arrivato il tempo di fare tutto quanto è possibile per recuperare quanto gli è rimasto.
È vivo. E la vita va vissuta, in qualsiasi modo.
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SEI IL TUTTO - MARCO MENGONI
FanfictionMarco ha avuto il pensiero sfuggente di essere forse finalmente arrivato dove sognava fin da bambino. Era forse arrivato anche il momento di godere di questo successo e di calmare il suo animo sempre in subbuglio, sempre alla ricerca. Aveva finalm...