Nello studio, i medici inseriscono nel lettore un cd che viene proiettato sullo schermo dietro la scrivania e che contiene i risultati dell'ultima risonanza magnetica fatta a Marco.
A ogni parola della spiegazione il medico indica sulle immagini le parti del corpo di Marco alle quali si riferisce, nella convinzione che chi ascolta capisca e veda nelle immagini proiettate quello che gli viene detto.
I genitori di Marco osservano muti, con la speranza che qualcosa sia cambiato dall'ultima volta. Il fiato quasi manca a ogni sguardo dei medici; ogni parola viene percepita come una pugnalata in pieno petto. E nella loro testa gira e rigira il pensiero "perché proprio a noi: perché proprio a Marco. Non può essere vero: un incubo che non può essere realtà, ci sveglieremo e sarà tutto finito. Perché quel giorno Marco non ha fatto altro? Perché non eravamo lì con lui a fargli fare altro? Perché è andato tutto così?"
Attendono di capire le condizioni del loro unico figlio da oltre un mese, attendono di capire se i dubbi dei giorni immediatamente successivi all'incidente si siano chiariti in senso positivo. Nel corso del mese, i medici non avevano dato troppe rassicurazioni su cambiamenti di diagnosi: ma Nadia sa, per averlo sperimentato più volte, che Marco è capace di veri grandi miracoli. Non a caso è nato il 25 dicembre, gli diceva sempre scherzando. Ma dentro di se' una voce, quella voce che la accompagna da quando è diventata mamma e che le sussurra all'orecchio sensazioni e sentimenti che riguardano Marco, continua a dirle da settimane che qualcosa proprio continuava a non andare per il verso giusto.
"Vogliamo aggiornarvi sulle condizioni di Marco dopo questo primo mese di controlli e di monitoraggio.
Ne avevamo già parlato circa un mese fa, subito dopo l'incidente perché avevamo il sospetto che Marco avesse riportato una lesione alla spina dorsale, essendo caduto violentemente sulla schiena dopo l'impatto.
In effetti dobbiamo confermare che esiste una lesione, la cui natura ora è già abbastanza individuata, anche se le sue conseguenze con esattezza non si possono ancora percepire.
La lesione è dovuta a una frattura delle vertebre lombari a seguito della caduta.
Se invece come si pensava inizialmente, visto che Marco non indossava il casco, la lesione fosse stata alle vertebre cervicali, la paralisi avrebbe interessato totalmente il corpo di Marco dal collo in giù. Ma questo è certo che non sia accaduto.
Resta però da capire se tale lesione sia totale o parziale, ma ne avremo certezza solo dopo che l'edema dovuto al trauma si sarà completamente riassorbito.
Questo ovviamente incide sulle possibilità e sui tempi di recupero.
Se la lesione fosse totale, la prognosi sarebbe di una sopravvenuta impossibilità totale di muovere le gambe.
Invece in caso di lesione parziale vi è una possibilità di recupero.
Il recupero è più probabile se i movimenti e la sensibilità si ripresentano nella prima settimana dopo la lesione. Ma purtroppo questo, che era quello che volevamo verificare nelle prime settimane, non è accaduto.
Se poi un po' di funzionalità non viene riacquisita neppure nei sei mesi successivi, la perdita potrebbe essere permanente. Tuttavia, è anche accaduto che il recupero si verifichi, in alcuni casi, fino a un anno dopo la lesione.
Nel caso che alla scomparsa dell'edema si riscontrino accumuli di sangue e frammenti di osso, si potrebbe ipotizzare l'intervento chirurgico per la loro rimozione affinché sia alleviata la pressione sul midollo e capire successivamente cosa accade.
Quanto al trauma cranico, Marco a poco a poco si sta riprendendo. Giorno dopo giorno ricorda sempre di più della sua vita passata ed è anche in grado oramai quasi normalmente di avere un approccio con il presente in maniera lineare e senza problemi. Quindi è un aspetto, se non del tutto risolto, in via di completo recupero.
Per il resto, appena sarà possibile, Marco dovrà essere sottoposto a controlli diversi per verificare con esattezza l'entità della lesione e vedere di intraprendere un cammino per il recupero.
Non necessita più di stare in terapia intensiva e dunque fra qualche giorno verrà portato in camera, dove sarà più facile per voi stare con lui, in modo da favorire il posto possibile e il più velocemente il recupero.
Più si è chiari fra di noi e più vi è possibilità di recuperare il recuperabile"
Maurizio dopo aver sentito in silenzio quanto gli veniva detto, chiede: "quante possibilità ha di tornare come prima?"
"Più o meno il 5%"
Nadia era ed è senza parole.
Da un mese in realtà sapeva che questo le sarebbe stato detto e da altrettanto tempo pensava a come affrontare la situazione preparando se stessa e Marco a una lotta che doveva essere assolutamente combattuta, con ogni forza possibile, forse non vinta, ma combattuta senza risparmio di energie e di volontà.
Quando tutti si arrendono, lei e Marco non lo fanno e non lo faranno neanche ora.
Saranno mesi difficili, duri, di fatica e di solitudine. Ma ce la faranno, anche se i progressi fatti finora non sono stati quelli sperati.
Anche da piccolo Marco prima aveva iniziato a parlare e poi a camminare: perché doveva essere diverso ora che era diventato grande?
Ora che il recupero mentale era quasi completo, sicuramente partirà in maniera inarrestabile con quello fisico.
E il prima possibile lui sarà di nuovo, in qualsiasi modo, in piedi o no, al centro del palco, a cantare con tutti quelli che lo amano e che lo seguiranno passo a passo. Continua a a ripetere a se stessa, come un mantra, forte e irrazionale.
Poi arriva un barlume di consapevolezza e di realtà; qualche attimo di gelida lucidità, come una doccia fredda che ti risveglia dal sonno profondo.
Poteva lei veramente pensare questo, contro ogni evidenza, contro ogni dichiarazione dei medici? Poteva lei avere la convinzione che Marco sarebbe tornato alla sua vita di prima, di fronte a un quadro come quello raffigurato dai medici? Era forse diventata pazza? Era una reazione irrazionale a un dolore che essendo contro la natura di una madre, lei cercava di respingere per la sua salute mentale e di quella di suo figlio? Era tutta una illusione nella sua testa?
Forse si, era proprio così: ma non poteva fare nulla di diverso, doveva in maniera folle e irrazionale, contro tutto e contro tutti, riprendere per mano suo figlio.
E poi le viene in mente Marta.
Il primo passo sarà doverlo dire a lei e poi, quando sarà il momento, dirlo proprio a Marco.
"Come pensate di dirlo a Marco? nello stesso modo in cui lo avete detto a noi? Per favore,
posso essere io a parlare per prima con lui?" chiede Nadia, che, nel tentativo estremo e continuo di proteggere suo figlio, è disposta a farsi carico di questo compito: sapeva che come madre di Marco avrebbe dovuto affrontare compiti difficili, ma mai avrebbe immaginato di dover affrontare una situazione di questo tipo. Ma era l'unica scelta possibile, conoscendolo.
"Se preferisce, possiamo fare così. Siamo certi che lei saprà trovare il modo e le parole più giuste: in seguito potremo intervenire, quando Marco lo vorrà e chiederà di parlarci."
A una madre anche nei momenti più crudeli della vita del proprio figlio non può mancare il coraggio, deve essere in grado di stare ritta, ferma e solida, proprio come un guerriero, per difenderlo da tutto e da tutti, per attutire i colpi delle cadute, per essere in prima linea davanti a lui e proteggerlo dal vento gelido che la vita ti riserva.
La ha sempre fatto, pensa di farlo soprattutto ora, e pensa che lo farà per sempre, finché potrà.
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SEI IL TUTTO - MARCO MENGONI
FanficMarco ha avuto il pensiero sfuggente di essere forse finalmente arrivato dove sognava fin da bambino. Era forse arrivato anche il momento di godere di questo successo e di calmare il suo animo sempre in subbuglio, sempre alla ricerca. Aveva finalm...