Capitolo 9 - Il fiore si e' spezzato

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L'attesa infinita, le sedie scomode, l'odore dell'ospedale, il non sapere, il vivere sospesi nell'attesa di non si sa cosa, peggiorano lo stato di Marta.
Lei che sa sempre cosa fare, cosa dire, che ha sempre mille idee, mille iniziative, una dopo l'altra, senza sosta.
Ora invece la sua testa è completamente vuota, pesante, come se qualcuno avesse spento la luce, avesse staccato la corrente, arrestando qualsiasi flusso vitale.
Non avrebbe mai pensato di trovarsi a vivere attimi così angoscianti.
È come se vedesse se stessa dall'alto e da lontano, come se fosse un'altra persona nei confronti della quale si è impotenti, ma anche totalmente indifferenti e svuotati.
Eppure ne aveva passate anche lei, come tutti nella vita, di esperienze negative, anche gravi: ma dopo un iniziale smarrimento, era logico e naturale per lei, riscattarsi, farsi forza, riprendere in mano la situazione, ricominciare a gestire e riprendere da dove si era interrotto.
D'altra parte questa era proprio la sua forza anche lavorativa: seguire giovani artisti, all'inizio della carriera, voleva dire soprattutto accompagnarli e saperli sostenere dopo le delusioni, i fallimenti, gli insuccessi e obbligarli a rimontare subito in sella, a riprovare, a motivarsi
nuovamente.
Per lei non esisteva dubbio alcuno che solo questa, e nessun'altra, era la strada percorribile: e tutti sapevano che con lei, sarebbe stato più facile iniziare a lavorare in questo impietoso mondo ed era il segreto del suo successo e del successo del suo gruppo di lavoro.
Perché questa volta non riesce? E non riesce proprio con se stessa. Perché Marta è ferma con la testa e col cuore, su quella strada? Perché il mondo sembra essersi fermato a un secondo dopo l'incidente e sembra rimanere sospeso senza tempo, senza attese, senza prospettive? Perché il petto le fa male, di un dolore sordo, profondo, che non accenna a passare ma anzi a peggiorare?
Perché ora è tutto diverso e così spaventosamente nuovo per lei.
Anche Claudia è preoccupata: ha accanto il fantasma della Marta che conosce e non riesce a capire o a prevedere cosa ne sarà di lei né quali saranno le reazioni e gli sviluppi dello stato in cui è piombata da ore.
Ha pensato più volte di fare intervenire qualche infermiera di passaggio, di quelle che incuriosite dalla situazione magari le avrebbero dato più retta di altre, chiedendo se era possibile farla visitare, farle somministrare qualcosa che le consentisse di allentare la tensione e farla riposare e riprendere, almeno un po'.
Non è normale che Marta stringa da ore lo zaino di Marco, che tenga ancora il suo cellulare in mano dalla chiamata di Nadia andata a vuoto.
Ma Marta invece sa perché lo sta facendo: Marco non potrà andare da nessuna parte se lei stringe forte una parte così importante di lui. Finché queste cose saranno con lei, anche Marco lo sarà. E se necessario lei passerà la vita a tenere quello zaino e, con lo zaino, anche Marco, sempre vicino a se'.
Marta è evidentemente stremata, sono andate via ogni sua forza e capacità di resistenza.
Claudia le posa una mano sul braccio e le chiede se non sia meglio per lei andare un po' a casa a riposare.
Marta nemmeno si gira per rispondere. Claudia non capisce se l'abbia sentita o meno. Ma non insiste: forse, in fondo,  è meglio tenerla che lasciarla a casa da sola, in balia di quelli che sembrano essere degli insormontabili spettri.

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Marta posa gli occhi sullo schermo del cellulare di Marco e si accorge che ora è rotto.
Deve essere successo nella caduta.
Alla mattina, a casa di Marco, era perfetto; era  perfetto come lo era Marco solo poche ore fa. Marco all'inizio di quella orribile giornata era un cristallo, prezioso, puro, vero, trasparente, radioso, splendido e estremamente forte nella sua fragilità. Un fiore contro il diluvio, un fiore, ma sempre vincente.
Ma ora come è? come sarà d'ora in poi? Come è stato possibile che in una manciata di secondi di una giornata di ottobre, tutto sia finito e una cosa così preziosa, bella e perfetta si sia distrutta in mille pezzi.
Ma ciò che Marta non capisce è perché lei, che è sempre stata capace di rimettere insieme i pezzi dei vetri rotti suoi e degli altri, ora non riesca a fare altro che guardare inerme e impotente lo schermo frantumato di un cellulare.  Del cellulare di Marco.

  Del cellulare di Marco

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SEI IL TUTTO - MARCO MENGONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora