All alone.

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Mike?

Ma di cosa stava parlando?

Feci una strana espressione nel vederlo così dispiaciuto nel parlare di questo "Mike",e chiesi spiegazioni.

«Scusi,dottore.

Ma di quale Mike sta parlando?»


Alzò lo sguardo e assunse un'espressione dubbiosa.

Si girò verso il lettino di Nate,dopodiché si rigirò verso di me.


«Di Mike,suo fratello!

Credevo fosse venuta qui per prendersi cura di lui,dopo il brutto incidente subito.»


C'era qualcosa che non andava,e per quanto mi sforzassi,non riuscivo a capire cosa.

«Io sono qui per Nate,il mio migliore amico.

Non ho nessun fratello che si chiama Mike e che ha subito un grave incidente!»


Il dottore e l'infermiera si scambiarono uno strano sguardo,come se entrambi sapessero cosa stava succedendo. Intanto io stavo lì,a fissare ogni singolo gesto che il dottore faceva o qualsiasi parola che diceva per cercare di capire qualcosa.

Dopo una serie di sguardi fra i dottori e l'infermiera,l'altro dottore intervenne.


«Deve essersi trattato di un errore!

James,sapevo che non era la stessa ragazza che ha fatto visita a Mike l'altra sera.» disse,rivolgendosi al dottore accanto a lui,e ancora dubbioso.

Intanto persi le staffe.

Se quello non era Nate,com'era possibile che per due giorni,dopo dell'incidente,non ero riuscita ad avere sue notizie?


Però,nel frattempo,le centinaia di domande che mi ero posta due giorni prima,erano giunte ad una conclusione.

Lì,in quel cupo ospedale,non c'era nessun volto amico perché non era Nate ad essere stato investito,ma un altro ragazzo.


C'era ovviamente lo zampino di Vanessa.

Senza neanche salutare mi precipitai verso le scale e le scesi velocemente.

Ogni scalino un grado in più di nervosismo,stavo per esplodere.

Mi ero presa cura,per due giorni,di una persona che nemmeno conoscevo e della quale non sapevo praticamente nulla.


Durante il mio tragitto verso casa chiamai Vanessa.

«Sei davvero una troia!» urlai.

«Tesoro,calma.

L'idea è stata della tua migliore amica!»

Sapevo che Jennifer si sarebbe messa in gioco pur di vedermi soffrire.


«E perché l'hai fatto?»

«Pare abbia offerto un bel po' di soldi al mio gruppo di bevute!» ridacchiò.

Ero sbalordita,Jennifer non aveva uno spicciolo per permettersi un paio di scarpe firmate,e se li aveva li buttava via per il gusto di vedermi soffrire.

«E adesso dov'è?

Ho bisogno di trovarla,ora.»

«Non ci sei ancora arrivata,tesoro?

Ha fatto in modo che tu stessi così male soltanto per distrarti e far in modo che la sua storia con Dylan andasse a gonfie vele.»

Riattaccai e digitai all'istante il numero di Jennifer.


La segreteria,la segreteria del cazzo.

Chiamai Dylan,anche se mi ci era voluto un po' a trovare il suo numero.

Dopo due/tre squilli,chiuse la chiamata.


Ma Nate?

Come mai,dall'incidente,non mi aveva cercata né mi aveva mandato un messaggio?


Ero davvero stanca,stanca di tutto. Stanca di quello che la gente,pur di vedermi soffrire,era disposta a fare. Ero stanca di tutto ciò che mi circondava,di ciò che credevo fosse una luce,speranza,e che si era rivelata soltanto una delusione. Volevo soltanto morire,ecco,l'ho detto.


Tornai a casa,infilai quelle benedette cuffie e misi "you are not alone" a palla,e le lacrime scendevano da sole.


Arrivò un messaggio anonimo: come stai?

io: chi cazzo sei?

anonimo: questo non importa,adesso rispondimi,come stai?

io: come dovrei stare? male,sempre male.

anonimo: io sono qui.

io: ma se non so nemmeno chi sei!

anonimo: non ha importanza.

io: senti,tesoro,l'ultima cosa che vorrei adesso è farmi una chiacchieratina con un anonimo che se la spassa a prendermi per il culo,adesso vado.

anonimo: sono più vicino di quanto credi.

io: ciao.


Non mandò più messaggi,non diedi tanta importanza a quello che qualcuno,dietro un anonimo,mi aveva appena scritto.

Intanto,le note di you are not alone mi facevano venire i brividi,quasi simili a quelli che Dylan mi fece provare quando lo vidi per la prima volta al Pattiebar,una cosa straordinaria.

Come poteva stare con Jennifer,come?


Arrivò una telefonata anonima.

Risposi.

Una voce molto strana,quasi fatta apposta,mi disse:

«Stai in silenzio.»

Rimasi in silenzio,e mi fu impossibile nascondere il mio singhiozzare.

Cazzo.

«Lo sapevo,B. Stai male!»

Attaccai.


Non avevo bisogno di qualcuno che dietro un anonimo si interessasse a me,ma di qualcuno che si presentasse sotto casa mia,chiedesse di entrare nella mia stanza,si coricasse accanto a me,e in seguito al mio continuo singhiozzare,mi accarezzasse il viso delicatamente e mi sussurrasse "io sono qui!".



Scusate davvero se l'ho fatto troppo corto,ma dopo un po' di cose che ho dovuto fare prima di aggiornare,sentivo la necessità di farvi scoprire l'identità di Mike. Sono davvero troppo impegnata in questi giorni,e scusatemi se riesco ad aggiornare a distanza di qualche giorno o settimana. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento,a presto

Bacio.

-ilary.

he's the light in my darkness.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora