It is what it is.

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Il giorno dopo ero completamente stordita.

Jay si svegliò molto prima di me,ma la sentii parlare al telefono con qualcuno.

Non potevo pensare che si trattasse di qualche ragazzo che le piaceva,aveva rotto con Edward da un paio di mesi ormai,e conoscendola,non avrebbe mai iniziato un'altra storia dopo solo qualche mese.

 «Nessuno deve saperlo» disse,con la sua tenera voce.

Aspettate. Sapere cosa? Io sapevo tutto di lei, e lei di me,non potevo lasciare che ci fossero segreti tra di noi,dovevo fare qualcosa.

«Non dirò a nessuno di noi,promesso!» disse una voce maschile. 

Non me lo sarei mai aspettata da lei,eppure siamo così legate.

Riattaccò appena vide che strizzai gli occhi,e quasi agitata mi diede il buongiorno.

Tornata in cucina trovai un piatto pieno zeppo di pancakes,la mia colazione preferita,accompagnati da un cappuccino.

Jay non era mai stata così gentile. Aveva sempre pensato a se stessa,non che non mi piacessa così com'era,ma non era da lei preparare qualcosa per un'altra persona.

In ogni caso non volevo sembrare sospetta e mi limitai ad abbracciarla e a dirle grazie,perché dopo quella bevuta insieme a Dylan il giorno prima mi serviva proprio una ricca colazione.

«Oggi non verrò a lezione.» disse,senza guardarmi negli occhi,come di solito faceva.

Lo sapevo.

«Perché?» dissi,quasi arrabbiata. Non ero per niente brava a fingere di non sapere del suo "segreto".

«Cose da sbrigare,ti spiegherò dopo.» disse,allontanandosi.

Dovevo fare qualcosa. Non avrei mai pensato di dover spiare qualcuno,ma era per il suo bene: avrei saltato la lezione e l'avrei seguita con S,a lei non dispiaceva perdere la lezione,era ciò che faceva sempre.

Intorno alle 10:30 del mattino Jay uscì di casa,e in un battibaleno trovai S sotto casa mia,abitava quasi accanto.

«Partiamo subito» dissi,decisa.


Arrivammo al Pattiebar,il bar dove io e Dylan ci eravamo dati alla pazza gioia.

Intravidi Jay parlare con un ragazzo molto alto e scuro di pelle,ma non mi sembrava di conoscerlo. Gli stava dando qualcosa.

«Andiamo lì.» disse S,preoccupata.

Decisi di andare via,e di parlarle appena sarebbe tornata a casa mia,S era furiosa,aveva paura che avesse a che fare con prestiti,date le varie esperienze passate di Jay.


«Ehi,che ci fai qui? E perché c'è S?» disse,quasi tremando e cercando di nascondere la busta bianca che aveva in mano.

«Tirala fuori!» dissi,quasi urlando.

Ma riuscì a trovare una scusa e ad andare subito via dalla stanza,portando con sè la busta.


Sentì la porta di casa sbattere,era scappata.

Non volevo forzarla troppo,io e Serena non sapevamo di cosa si trattasse. Decisi di passare a scuola per la lezione delle 12:00,sapevo che Dylan era lì.


Entrai,ma mi sbagliavo,Dylan non era lì. 

Tyler e Nate erano seduti al terzo banco,Selena e Vanessa al secondo,e Zoe,la secchiona,insieme a Frankie.

Mi sedetti accanto a Katie,una mia vecchia amica.

«Come mai a quest'ora?» disse sussurrando.

«Dovevo sbrigare una cosa importante.» venni interrotta dalla grossa voce del professore di letteratura inglese.


Uscita da scuola,dopo quella grande lagna subita soltanto per vedere Dylan,mi diressi a casa,con un paio di cuffiette alle orecchie,canticchiando Bang Bang, quella canzone mi dava una carica assurda.

Mi arrivò un messaggio.

Dylan: «Sono via,non cercarmi.»

No,cazzo.

Dopo la giornata perfetta che mi aveva fatto passare nonostante non lo conoscessi poi così tanto aveva deciso di darmi buca. 

C'era da aspettarselo,la mia vita è piena di delusioni.

Delusioni del tipo "Scusa se sono entrato a far parte della tua vita così velocemente e per averti fatta affezionare,ho deciso di sparire,così,senza un perché". 

O forse un perché c'era. 

Sapevo di essere insopportabile,sapevo di essere la ragazza con la quale nessuno si sarebbe divertito a pieno,ma non pensavo di certo che una persona sarebbe arrivata a lasciare la città.

Decisi di non impegnarmi a cercarlo,ci avrei solo sofferto.


All'improvviso mi arrivò una chiamata.

No,non era possibile.

Chiamata in arrivo: Caleb. 

Rifiutai le sue chiamate almeno una decina di volte,ma non la smetteva. 

Decisi di rispondergli.

«Blair,ho bisogno di parlarti.» disse,con voce quasi forzata.

Forse voleva chiedermi scusa per essere stato un perfetto stronzo con me,e credeva che sarebbe stato facile rimanere amici,o semplici conoscenti. No,non ci sarebbe riuscito.

«Non è facile.» ero già molto nervosa,poi sentire la sua voce era così fastidioso.

«Bene,io..ti amo ancora.» disse,a bassa voce.

Era inutile,non provavo niente. 

he's the light in my darkness.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora