Le scelte giuste

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Cheryl's pov
Ho sempre avuto la voglia di scappare, sin da bambina, quando tutto quello che dovresti volere è semplicemente stare con i tuoi genitori che rappresentano per te una vera e propria fortezza, dove ti senti protetta e sai che nessuno oserà mai farti del male in alcun modo. Eppure non so, niente mi ha mai legato ad un posto oppure ad una persona. Tutte le persone che incontro sono sempre in qualche modo passeggere, oppure sono io a renderle tali? Ogni volta che cambiavo club di pallavolo e mia madre, quando ancora aveva quel vago interesse nei miei confronti, mi chiedeva se fossi sicura e se non mi dispiacesse lasciare le mie compagne la guardavo come se quella fosse la più stupida delle domande; perché dovrei frenare la mia vita per restare ancorata a qualcosa o peggio, a qualcuno? Ho sempre odiato dover rispettare una routine perché diciamocelo, un programma rigido non fa altro che metterti in una gabbia e alla fine ti sentirai troppo in colpa per abbandonarlo e dedicarti ad altro, restando ancorato in questa trappola infinita. Così ho iniziato a correre, letteralmente. Avevo una mezz'ora libera? Correvo. Mi sentivo triste? Correvo. È stata da sempre la mia terapia e sinceramente la preferisco rispetto ad uno psicologo che non va altro che cavarti il cervello. È da tutta la vita che corro. L'unica fregatura di questa salvezza da me privilegiata è quella che prima o poi sprofondi; cadi in un pozzo enorme e, credimi, non riuscirai più a risalire. La sensazione di sprofondare è così interessante. E sai perché? Perché non te ne accorgi fino a quando non tocchi il fondo ed inizi a pensare avrei potuto evitarlo, avrei potuto agire. No. Lo sprofondare è fatto apposta per non essere smascherato. Giaci nel letto, lo sguardo perso a fissare chissà quale punto nell'oscurità totale della stanza. Quel buio che si sa, hai sempre odiato. Nessuna luce accesa per confortarti almeno in parte, come quando da piccola accendevi quelle piccole lucine per non avere completamente paura. Questa volta no, nessuna lucina. Perché essere ridicoli del resto, no? Così stai sdraiata nel letto, con i pensieri che corrono più veloci della mente che non riesce a controllarli tutti, mentre invadono la tua ragione e ti fanno rimbombare quella dannata domanda che ormai ti perseguita da anni. È una persecuzione o una scelta quella di essere costantemente infelice? C'è una differenza sai? Forse sono io che scelgo costantemente di allontanarmi invece che lottare eppure, sto facendo la scelta giusta? Mi sembra di farla? Probabilmente risponderei di sì, come sempre, ma dentro di me so per certo che non è mai sì e neanche no, ma un costante susseguirsi di risposte che cercano di concretizzare qualcosa che io per prima non so. O non voglio sapere. Oppure non posso, eppure anni fa sapevo esattamente cosa significasse fare la scelta giusta. Partiamo dal presupposto che la scelta giusta non è quella che ti deve far per forza felice. A volte è necessaria, altre volte qualcuno te la impone però non nego che a volte può anche renderti la persona più felice dell'universo, tralasciando il mio caso. Prendevo una moneta, mettevo i dubbi a confronto. Uno sarà croce. L'altro testa. Lanciavo così la moneta e mentre quest'ultima era in aria involontariamente la mia mente si focalizzava su una delle due facciate. Ti prego, fa che esca quella. Quando la moneta mi atterrava sul palmo neanche la guardavo. Serravo il pugno, mettevo la moneta in tasca e non ci pensavo, perché avevo già fatto la mia scelta nel momento stesso in cui l'ho lanciata. Ecco, queste sono le scelte giuste. A quanto pare a breve mi servirà una moneta.

How she destroyed meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora