Connessione rivelatrice

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Portami in un posto dove non c'è nessuno.
Dove la solitudine regna sovrana.
Portami laddove le parole non vengono pronunciate da molto tempo, dove sembra che la vita abbia smesso di esistere.
Portami in un posto che possa contenere la mia rabbia e le mie parole mai dette ma che ora vorrei urlare al mondo. 
Mi ci porterai?
Mi aiuterai a conservare la felicità e buttare via tutto il dolore?
C.B. 

Cheryl's pov
Come dimenticare quelle parole, ormai incise per sempre nella mia mente. A dirla tutta è da un po' che non ci pensavo e ora mi viene solamente da chiedermi, che fine ha fatto quel quaderno, quelle pagine che mi conoscevano meglio di chiunque altro? Quando mi sono trasferita a Los Angeles, due mesi fa, mi ricordavo di aver preso tutte le cose lasciate a New York, tranne delle scatole contenenti addobbi natalizi oppure qualche cianfrusaglia, che ho buttato dopo averli esaminati attentamente, e del quaderno non c'era nessuna traccia. Ho iniziato a scriverci a sedici anni e ho smesso all'età di venti, esattamente un mese prima di entrare a lavorare nella scuola di Toni. C'è però da dire che in tutti questi anni le cose scritte su quelle pagine rimarrebbero le stesse, perché io sono rimasta la stessa, evitando di proposito qualsiasi cosa o persona che avrebbe potuto guarirmi. Non l'ho mai ammesso così apertamente ma avevo bisogno, e ne ho tuttora, di aiuto. Un aiuto forse addirittura clinico, però nell'unica seduta psicologica alla quale ho preso parte (ho vomitato non appena uscita dallo studio perché non riuscivo a reggere la vergogna di aver accettato la mia debolezza), mi è stato detto che posso risolvere i miei problemi da sola, perché non ho un problema mentale che potrebbe curare uno psicologo o psichiatra ma semplicemente problemi di fiducia e nessuno può di certo obbligarmi a fidarsi di qualcuno, quindi ho subito appreso che il mio destino e la mia salute sono solo e soltanto nelle mie mani. Tornando al quaderno non ho idea di dove sia, forse l'ho perso, forse mia madre, quando ancora vivevo con lei, prima dei diciott'anni, lo ha trovato e lo ha buttato, cosa tipica di lei, ritenendo quei paragrafi deviati e malati. Già, per lei è sempre stato più facile evitarmi che passare almeno un'ora al mese ad ascoltarmi e magari semplicemente annuire con la testa, facendomi capire che stesse davvero ragionando sulle mie parole. È divertente come la persona della quale dovresti fidarti ciecamente sia stata la prima a tradirmi e spezzarmi il cuore. Per fortuna non appena sono diventata maggiorenne ho comprato un monolocale con i soldi di alcuni tornei e dei lavori part time, e mi sono immediatamente trasferita. Quel monolocale per quanto piccolo e arredato malamente è stato un vero e proprio sospiro di sollievo. I risvegli con mia madre che mi gridava di alzarmi si sono trasformati in mattinate silenziose dove aprivo gli occhi e come prima cosa vedevo il sole e non un'occhiata schifata dalla donna che mi ha messo al mondo. Mia madre è sempre stata così, non urlava, non mi metteva le mani addosso, semplicemente faceva le sue battutine e mi guardava, comunicandomi con lo sguardo tutta la repulsione che aveva verso di me solamente a causa del mio orientamento. Fuori tutti ci scambiavano per la famiglia perfetta, una coppia sposata che si amava, una figlia bellissima che vinceva tornei su tornei eppure l'unica cosa in cui quella famiglia eccelleva era fingere. Penelope Blossom, fingeva di amare il marito e contemporaneamente lo tradiva con chissà quanti uomini; fingeva di voler bene a sua figlia eppure non l'ha mai fatta sentire abbastanza. Clifford Blossom era forse l'unica persona normale in quella famiglia, semplicemente fingeva di star bene eppure dentro la malattia lo stava divorando giorno dopo giorno. E infine Cheryl Blossom, che fingeva perché era la prima cosa che aveva imparato e l'unica che sapeva fare alla perfezione. Resta intoccabile, così nessuno saprà i tuoi punti deboli, ecco il pane quotidiano che sua madre le inculcava a forza, quasi fosse un mantra. Quanti ricordi pensando a un semplice quaderno. Una cosa però è certa, di sicuro avrà fatto una fine migliore della mia. Resto ancora qualche istante a osservare quel capolavoro prima di riscuotermi dalla mia curiosità, che in questi giorni sono sicura si evolverà a dismisura, e seguire Toni in bagno. Vedo che l'acqua ossigenata sta iniziando a fare effetto e il sangue ha smesso di scorrere lungo il suo polso sottile. Ancora qualche minuto e le rimetterò la fasciatura. Intanto il medico mi ha già mandato tutto il programma della riabilitazione che da domani scandirà sia la mia vita che quella di Toni. So perfettamente che vorrà passare ore ad eseguire tutti gli esercizi, credendo che la quantità determini la qualità della guarigione, però in questi casi anche la pazienza gioca un ruolo fondamentale, insieme alla costanza certo, però se stancherà troppi i legamenti e i muscoli rischierà di posticipare il momento della guarigione e contando che tra un mese ricominciano i tornei, se non vedrà il suo nome nell'elenco dei convocati per rappresentare la nazione, impazzirà, questo è poco ma sicuro, ma del resto è questo quello che sarà il mio lavoro tra qualche mese insieme alla pallavolo, quindi cercherò di fare il possibile per superare questo periodo di prova senza imprevisti. Prendo il phon dalle mani della ragazza seduta davanti a me e inizio a passare le dita sui suoi capelli, regolando la temperatura per non farle male. Ho già fatto abbastanza del resto e di sicuro non era il phon il problema. Serrò la mascella e vedo Toni parlare. Dal labile capisco che mi sta chiedendo se vada tutto bene, così annuisco rapidamente continuando ad usare l'asciugacapelli. Mentre mi porto la mano al viso per spostare una ciocca uscita dalla coda che mi causa un evidente fastidio, le mie narici percepiscono il profumo del suo shampoo, un miscuglio di frutti tropicali che creano un aroma meraviglioso. Resisto all'impulso di portarmi le dita più vicino al naso per sentirlo meglio. I suoi capelli mossi sono morbidi e mentre continuo a passare il getto d'aria lungo la sua nuca ne arrotolo alcune sull'indice. Quel gesto mi riporta a episodi ai quali in questo momento proprio non dovrei pensare ma è più forte di me. Arrotolo le ciocche ancora di più e vedo che Toni fa una smorfietta di dolore, mimando un aia.
Cheryl: -scusa- dico riscuotendo ed allentando la presa. Cos'ho in testa? Dopo un quarto d'ora buono i capelli sono perfettamente asciutti. Spengo il phon e la guardo attraverso lo specchio.
Toni: -grazie- dice raggiante mentre se li tocca, evidentemente felice di come le ricadino perfettamente lungo le spalle e la schiena. Insomma, di nulla penso ma evito di dirlo ad alta voce, convinta che userei un tono sarcastico e non voglio sottolineare ancora di più il fatto che non se li può asciugare da sola a causa della mano.
Cheryl: -comunque ho preparato dei toast e delle uova prima, se vuoi- annuisce.
Toni: -sì, mangio di sopra che devo chiamare Eric- di nuovo quel nome, che sia il ragazzo che nella mia mente ho registrato come Henry? Probabile, stanno sempre insieme del resto.
Toni: -ti dispiace? Se vuoi mangiamo insieme- deve essersi accorta della mia espressione corrucciata.
Cheryl: -no no, stavo solo pensando-
Toni: -a cosa?- chiede genuinamente.
Cheryl: -Eric è il così detto Henry?- scoppia a ridere.
Toni: -sì è lui, però Henry non gli starebbe male come nome- mi guarda un'ultima volta prima di uscire dal bagno. Vedo che va in cucina e poi inizia a salire le scale. Una volta arrivata al piano di sopra sento la porta chiudersi e il silenzio invade la cosa. Da quando sono onesta nel dirle le cose che penso?

Toni's pov
Mi butto sul letto con Eric già nella videochiamata. Quando ho ripreso finalmente il telefono ho visto almeno dieci chiamate perse da parte sua. Deve essere venuto a conoscenza dell'accaduto.
Toni: -hey- dico alzando il bicchiere di fanta a mo di brindisi.
Eric: -ma ciao- dice ricambiando con il suo pieno di Redbull. Non so come faccia a bere quella robaccia, a volte sembra che beva solo quella; oltre al Martini, anche quello è di vitale importanza per lui.
Eric: -come ti senti? Mi hanno raccontato quello che è successo ma non ci ho capito niente, quei gruppi vogliono solo fare gossip- gli racconto tutto, da quando ci siamo separati fino a cinque minuti fa, quando Cheryl mi stava asciugando i capellli.
Eric: -che scena carina, potrei commuovermi- dice sarcastico.
Toni: -sta zitto, almeno ha ammesso le sue colpe-
Eric: -lo ha detto apertamente?-
Toni: -certo, credici- Cheryl non chiede mai scusa, forse si comporta in modo leggermente più gentile per far capire all'altra persona che è dispiaciuta, ma non sentirete mai uscire un scusa da quelle labbra.
Eric: -Toni, per colpa sua hai due nocche fratturate, che cazzo-
Toni: -sono io che la stavo per prendere a pugni-
Eric: -ha detto cose che non doveva, è ovvio che ad una certa ti sei incazzata-
Toni: -dovevo avere più autocontrollo-
Eric: -la stai veramente giustificando? Da non credere-
Toni: -cosa dovrei fare?-
Eric: -ti sei dimenticata chi è? È Cheryl, quella Cher- la linea si interrompe e qualcuno bussa alla porta.
Toni: -sì? entra la mia coinquilina. Si è cambiata, ora indossa dei pantaloni da ginnastica e una felpa. Anzi, non un felpa qualsiasi ma quella della nostra squadra. Oggi c'è l'allenamento.
Fantastico, penso sarcastica.
Cheryl: -hai dimenticato questo- dice tirando fuori dalla tasca il mio elastico.
Toni: -lancia- me lo passa e lo afferro al volo. Si gira facendo un passo per uscire.
Eric: -la stessa Cheryl che ti ha spezzato il cuore come se niente fosse, e per colpa della quale mi hai pregato un anno intero di dormire a casa tua perché ogni volta che chiudevi gli occhi vedevi lei che ti voltava le spalle e avevi gli attacchi di panico ogni cazzo di volta? Sai tutto questo e ora la stai difendendo? Fantastico Toni- ottimo, è tornata la connessione. Chiudo la chiamata talmente in fretta che il secondo dopo mi dimentico addirittura di averlo fatto. Fisso Cheryl che è ancora girata di spalle, talmente immobile che mi chiedo se stia respirando o neanche quello. La fisso anche io, incapace di muovere un muscolo. Cosa si fa in queste situazioni e perché nessuno me l'ha insegnato? Diamine. Una situazione che volevo evitare a tutti i costi e che si presenta proprio adesso, lo stesso giorno in cui abbiamo fatto il patto di tregua. Grazie Eric e grazie connessione. Per un attimo sono convinta che non abbia sentito, che il volume non fosse poi così alto, ma dopo un secondo Cheryl rompe il silenzio. 
Cheryl: -attacchi di panico?-

How she destroyed meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora