Camminando verso il passato

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Cheryl's pov
Vi siete mai sentiti in qualche modo legati al passato? Talmente tanto da sembrare di viverci ancora, come se il tempo non fosse mai andato avanti? Bene, ho sempre avuto questo difetto, se si può definire così. Non sono mai riuscita a mettere un punto definitivo con il passato, mai.
Prima o poi ho sempre sentito il bisogno di tornarci. Tornare nei luoghi in cui sono stata, tornare a delle vecchie abitudini, riprendere contatti con delle persone che avrei dovuto lasciarmi alle spalle. Non riesco mai a smettere di parlare con qualcuno, anche se devo farlo. Odio il fatto che le persone sono passeggere, che non posso parlarci quando voglio. I rapporti sbiadiscono, altri vengono spezzati, altri ancora non avevano mai avuto motivo di esistere. E le persone vagano nel tuo mondo, alcune ci rimarranno per sempre, altre solo qualche mese o anno e forse è giusto che la vita sia così, ma io non riesco ad accettarlo. La notte non riesco a togliermi dalla testa una persona? Devo scriverle oppure chiamarla, indipendentemente dal fatto che magari ci siamo separate nel peggiore dei modi. No. Io devo poter chiamarla, dirle che forse mi manca e l'indomani scordarmi quella telefonata, riprendendo in mano il mio orgoglio. Se questa fosse una vera e propria legge di vita, tutto sarebbe di gran lunga migliore. Del resto, tutti una notte ci meritiamo di catapultarci nel passato e sentire quella voce che tanto ci manca, e proprio quella voce non deve farsi domande, non deve attaccare, non deve fare niente di niente. Semplicemente ascoltare quanto la sua assenza possa distruggere. E quanto il volere quell'assenza abbia distrutto l'altra persona. Ascoltare perché tornare è impossibile. Ascoltare perché l'amore non ha vinto questa volta. Ascoltare e basta, perché altro non si può fare.
L'acqua gelida mi colpisce dapprima alle spalle e il freddo in poco tempo si snoda verso la schiena, arrivando fino alle gambe. Rabbrividisco. Odio il caldo di Los Angeles. Odio che anche la notte porti sudore e respiri pesanti. Eppure tutto questo era necessario. Muovo di poco la mia mano sinistra, facendo lenti movimenti circolari. Non sento quasi nessun dolore. Quasi mi viene da gridare di gioia, eppure se ripenso a tutto quello che ho dovuto passare per questo dannato legamento, vorrei prendere a pugni il muro e finire per rompermelo di nuovo. Resto sotto la doccia per qualche altro minuto, il tempo necessario prima che il mio corpo mi preghi di smettere di torturarlo. Il tempo necessario per lasciarsi tutto alle spalle e respirare quell'aria fresca causata dall'acqua. Prendo un asciugamano e mi ci avvolgo, sospirando di sollievo. O docce fumanti o docce gelate, non ho mai avuto vie di mezzo. Tutti i sensi si offuscano, vedi la nemica più grande dell'umanità guardarti e dirti "questa volta riuscirò a strapparti da questo mondo fatto di speranze distrutte. E l'ultimo pensiero prima di vedere tutto buio è "ho fatto abbastanza anche se ho fallito? Quella frase mi arriva dritta alla mente. Sorrido tra me e me. Conosco a memoria tutte i paragrafi di quello stupido diario. A proposito, chissà che fine ha fatto, probabilmente l'ho perso da qualche parte e adesso è un pezzo di carta in una discarica. Appoggio le mani ai bordi del lavandino guardandomi allo specchio, osservando il mio corpo coperto dall'asciugamano. Mi manca quella ragazzina che amava pavoneggiarsi allo specchio, osservare il suo corpo in crescita e tutte le modifiche che la natura apportava. Eppure dopo quel giorno, guardarmi significava come minimo vomitare il secondo dopo. Le sue mani che vagavano dappertutto mi tornavano in mente e non riuscivo a far altro se non sentire le mie urla e i suoi gemiti di piacere. E se io da sola non riesco a guardarmi, figuriamoci se permetto di farlo a qualcun altro. Do le spalle allo specchio iniziando a vestirmi, mettendomi una canottiera e dei pantaloncini. Sto per uscire dal bagno quando il mio telefono inizia a vibrare.
Cheryl: -sì?-
: -signorina Blossom salve, volevo dirle che mi sono informato se c'è qualche casa in vendita nella zona che le interessa e mi dispiace ma non c'è niente, in questo periodo nessuno mette case in vendita e poi-
Cheryl: -sì va bene, non ci sono altre alternative, nessuno cerca coinquilini o cose del genere?-
: -no signorina, però volevo domandarle, perché non può restare in albergo, secondo le informazioni che mi ha dato-
Cheryl: -semplicemente odio gli hotel, vorrei un qualcosa che è di mia proprietà, e poi i miei fondi non sono infiniti e vorrei investirli in qualcosa di più utile che colazioni a cinque stelle-
: -va bene, allora se avrò novità la richiamerò-
Cheryl: -grazie, arrivederci- attacco la chiamata passando l'indice sul ponte del mio naso. Fantastico. Sto in questo hotel da settimane e già non riesco più a vederlo, a mangiare la loro colazione, a tollerare l'ammorbidente che usano per lavare i cuscini. Mi manca la così detta definizione di casa. Vado in salotto poggiando il telefono sul comodino e lasciandomi cadere sul divano con uno sbuffo. Mi serve un posto dove stare che non sia un dannato hotel.
"Pensa Cheryl, pensa" tornando all'argomento del passato, non sempre si ha la possibilità di tornarci, eppure sono sempre riuscita a sfondare le porte che mi impedivano di rientrare negli anni passati. Ridacchio. È un'idea talmente folle, talmente egoista, talmente ridicola, che vorrei prendermi a schiaffi da sola. Ma del resto è pur sempre una mia idea. Prendo un bel respiro, come ogni volta che dovevo chiamare una mia ex oppure un vecchio amico. Chissà se anche questa volta il passato mi accoglierà braccia aperte.

How she destroyed meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora