Il saluto

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Nives: 6 anni
Maximilian: 10 anni

- E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica. -

L'arrivederci di Maximilian, durò a lungo.

Scomparve nel nulla, misteriosamente.

Lei non vide più quei puntini sulle guance, quel rosso caratteristico dei suoi capelli e quegli occhi carbone che l'avevano scottata sin dal primo sguardo.

Per settimane non si fece vedere e la bambina non poteva entrare nei dormitori maschili.

Ma ne sentì di tutti i colori sul suo conto.

"È matto, tutto matto quello lì, hai visto come l'ha chiamato la preside!" Diceva una bambina.

"Si comporta in modo strano." Parlottava una ragazzo un po' più grande.

"Pensa di essere il migliore qui dentro, solo un presuntuoso!" Esclamò un giorno un'altro.

Nives non le pensava queste cose, pensava solamente che fosse particolare, e di quelli come lui, in giro, se ne trovavano pochi.

In compenso alla scomparsa del rosso però, si era ambientata bene.

In camera si divertivano, le lezioni erano interessati e aveva fatto nuove conoscenze.

Grazie ad Emilì, nell'ala del collegio, dedicata ai bambini, la conoscevano tutti.

La salutavano sempre e lei, gentile com'era, ricambiava con tanto di sorriso.

"Ehii Niv" le dava il buongiorno la mattina Clare, la vicina di stanza.

"Oi biondina" la salutava Jay, il bimbo del corso di biologia.

E poi c'era la grazia delle sue amiche, che la chiamavano dall'altra parte del corridoio, urlando.

Ma gli voleva bene proprio per la loro vivacità.

Ottobre ormai era alle porte e non c'era mese che Nives temesse di più.

Ottobre equivaleva a zucche intagliate in espressioni spaventose, volti mascherati e scherzi di cattivo gusto.

Ottobre equivaleva ad Halloween.

Quella notte rimaneva sempre chiusa in casa, ma lì al Collister, si festeggiava in grande.

Era vietato rimane in stanza, era uno dei pochi eventi che si festeggiavano ed era come d'obbligo parteciparvi.

Nives rabbrividì al solo pensiero, ma fu distratta da un forte spintone.

Una schienata che quasi la mandò al tappeto.

"Ma che cazz-? Oh!" Sentì esclamare.

Buon Dio, e ora chi è?

Barcollò, e si strinse al petto i libri della precedente lezione.

Era un bambino.

Si voltò, ma lei ancora non lo vide bene, le girava la testa.

"Ma ciao, musetto bianco. E chi sei che non ti ho mai visto?!" Domandò un voce leggermente roca.

Musetto bianco, di cosa?

Non le piacevano molto i soprannomi, tranne uno...

Tranne il suo...

Scosse la testa, come risvegliatasi da un sogno.

Alzò lo sguardo e vide un bel visino, accompagnato da due occhi verde prato.

Ciocche castane, ricadevano sulla fronte e un caldo sorriso decorava due guance rosate.

Lui la chiamava Bottondoro...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora