Amore nelle tasche

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Nives: 9 anni
Maximilian: 13 anni

- Se il rumore del suo respiro sovrasta quello dei tuoi pensieri, sei nel cuore giusto. -

In una frazione di secondo, Maximilian saltò addosso al responsabile di quella invasione personale.

Cercava disperato la voce della sua bella, mentre con furia si gettava sul nemico.

"Figlio del diavolo!" Strepitò la sua vittima allarmata e assestandogli un colpo sul fianco.

Si sentirono scrocchiare delle ossa, il rimbombo che abitò per qualche secondo nelle orecchie dei presenti.

Ma Maximilian era accecato dalla collera.

Portò le mani scheletriche in una folta chioma castana, nei suoi occhi la cenere bruciava.

Trascinò con un'irruenza inaudita la testa del malcapitato affianco alla sua e con tono mortuario e secco, recitò: "Sono anche peggio."

Un ringhio bestiale gli tuonò dal petto che si era gonfiato, era detto Malpelo e sembrò impegnarsi ad interpretare il ruolo.

Scosse il capo e ciuffi di fuoco andarono davanti quegli odiosi occhi verdi, come a volergli lanciare una condanna.

Un colpo sulla schiena lo fece annaspare, sentì le sue vertebre fragili scrocchiare rumorosamente ma non mollò la presa dal suo vessatore.

A lui la colpa di tutto, gli si ammassavano sempre accuse addosso.

Ma ancora non ci aveva fatto l'abitudine perché ogni bastonata faceva più male della precedente.

Non volevano capirlo, continuavano a infilzare il coltello più a fondo nella sua ferita che lui cercava di proteggere, arrancando come un animale in fin di vita.

Non le sentì le grida che si levarono intorno a loro, vide solo la paura annidata nelle iridi chiare del suo avversario e fu un ottimo motivo per proseguire con quella goduria maledetta.

Hai osato troppo, ti sei spinto oltre il mio limite.

Tante mani lo toccarono in contemporanea e non somigliavano per nulla ai dolci polpastrelli di Nives.

Dita strinsero la sua maglia larga, le sue spalle, le gambe.

Ma nessuno gli toccò più la nuca.

È questo il modo migliore per farsi capire? La violenza?

I respiri dei due tredicenni si fusero l'uno con l'altro, affannati e vogliosi di uno scontro, provocazioni intrise nelle espressioni dei visi dai tratti taglienti.

Il mondo però sembrò ribaltarsi quando qualcuno gridò: "Lei!"

Bastò quell'unica parola per far montare la preoccupazione nell'animo assassinato di Maximilian, al ché si voltò e vide gli altri tre dirigersi verso di lei.

La sua lei.

Potevano farlo a pezzi, romperlo, giocare con i suoi resti. Inestimabili però, erano quei zaffiri dal colore della sera e la pelle bianca e lenitiva, come un bicchiere di latte.

E non scherzava mai quando si parlava della sua Bottondoro, perché da quando la trovò in quel giorno di settembre, si promise che l'avrebbe protetta. Qualsiasi cosa sarebbe accaduta.

Era reale... e voleva tenerla per sé.

Toccatela e vedrete se sono impossessato dal demonio.

La prima cosa che gli arrivò all'orecchio, fu il sussulto impaurito che scappò dalle labbra della biondina.

Si ritrovò accerchiata da tre direzioni, fiumi di lacrime che spinsero per fuoriuscire e lasciar vincere il panico.

Lui la chiamava Bottondoro...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora