L'ira di Achille

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Nives: 6 anni
Maximilian: 10 anni

- Occhio ai cuori delicati, soffrono il doppio. -

Ormai era diventata una routine, da una settimana e poco più, Nives la mattina presto passava sempre in quella biblioteca.

E lo trovava lì, seduto su quelle scale, a carezzare quel libro.

La aspettava con le mani nelle tasche dei jeans consumati e lo sguardo perso nel vuoto.

Ma quando il portone si socchiudeva, l'attenzione di Maximilian si rivolgeva tutta a quella piccola creatura.

Sì guardavano per secondi che parevano anni, lei alzava la manina e la agitava, in un gesto di saluto.

E poi lui avanzava, fino ad arrivarle ad un pelo dal viso.

Sorrideva, ma non era quel sorriso che un normale fanciullo, aveva sulle labbra, no, il suo era triste.

E solo per lei, sfilava le mani dai jeans, per sfiorarle la guancia arrossata.

Già, perché lui non toglieva mai le mani dalle tasche, tranne per tenere tra le braccia quel libro dalla copertina scura.

La biondina si godeva quel momento, che ogni mattina si trasformamava in magia.

I suoi polpastrelli erano freddi, come se fossero stati scoperti in una gelida notte d'inverno.

A contatto con il viso caldo di lei, scoppiavano le scintille.

Maximilian la respirava e avvolgeva ciocche bionde tra le sue lunghe dita.

E quando strofinava il naso pieno di lentiggini sul suo collo, lei iniziava a tremare.

Perché finiva sempre così.

Al suo gesto, seguivano le stesse parole rudi di ogni loro incontro.

"Ora vai via, Bottondoro. Vattene e a presto." Diceva roco sul punto di ringhiare.

Come scottata, Nives si voltava di fretta e correva via, scappando da quel ragazzino emblematico e pauroso.

Le dispiaceva, ma il senso di paura le accecava la mente.

Era un giorno come tanti ormai, la monotonia aveva invaso la sua vita, ma per fortuna, c'erano le sue amiche a spezzarla.

Aveva appena finito l'ultima lezione, quella di storia.

L'Iliade era l'argomento, e a Nives era parso molto interessante.

Il suo personaggio preferito, era il bellissimo Achille.

Che nonostante sia il più forte nel campo acheo, anche lui aveva il suo punto debole.

E non il suo tallone, no, la sua debolezza era il suo amore sconclusionato.

Era forte l'eroe miceneo, imbattibile.

Ma per Patroclo, avrebbe bruciato città e scalato montagne.

Ed Ettore, il più forte eroe troiano, aveva osato sfiorare il suo amore.

Lo aveva ucciso.

Grande fu l'ira di Achille, il compagno si era sacrificato per lui, dimostrando la lealtà e l'affetto verso il figlio della ninfa Teti.

E se prima si era ritirato dalla battaglia, per via di un'angheria che era opera di Agamennone, in quel momento indossò l'elmo e andò a scaricare tutta la sua frustrazione.

Uccise Ettore e di lui ne fece brandelli, e fu addirittura misericordioso, restituendone ciò che ne rimaneva del suo corpo a Priamo, il padre nonché re di Troia.

Lui la chiamava Bottondoro...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora