Cuore affogato

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Nives: 9 anni
Maximilian: 13 anni

- "Dammi una ragione, una soltanto per continuare a vivere."
"Cosa posso darti io? Non ho nulla."
"Puoi sorridermi per esempio." -

Passarono quattro giorni dal bruttissimo scontro tra i due ragazzi, quattro giorni in cui Maximilian non perse di vista la sua Nives neanche per scherzo.

Finché un pomeriggio non riuscì a trovarla. Non era a lezione o in sala ricreativa né in camera, in cucina no di certo così come nel giardino principale.

Il panico conosceva bene la strada per assalirlo e mangiarselo vivo, soprattutto quando si trattava di lei.

Attraversò il corridoio...

Bottondoro, dove sei?

Superò le scalinate...

Ti prego, non giocare.

Varcò la porta d'ingresso...

Ne muoio così.

Ma il cuore venne travolto dal sollievo nel momento in cui vide un caschetto biondo in prossimità del grande melo.

Era intenta a strappare i fili d'erba del prato primaverile del cortile, con aria pensosa se non addirittura persa.

Sei persa nei tuoi sogni, eh? Che storia fantastica stai inventando adesso, Bottondoro?

Seppe che la loro, di storia, era sempre stata la più bella. Quella di cui lei non si ricordava ma lui sì, la vedeva sorridente, felice.

Scosse la testa, era ovvio che non si ricordava. I loro ricordi mai vissuti erano tenuti prigionieri dalle pagine ingiallite del suo libro.

Si avviò verso la piccola che non si accorse della sua presenza, gli incontri dei due bambini erano sempre preceduti da quell'attimo.

E infatti fu un attimo.

In uno scatto repentino la bambina volto il capo nella sua direzione ma si rilassò visibilmente alla vista di Max che stava arrivando.

Lui, d'altro canto, le fece una specie di radiografia per assicurarsi che fosse tutto a posto.

Aveva le mani pallide sporche di terra, come sempre, indossava la divisa dove la gonnella si avviluppava sulle ginocchia, i calzini alti erano arrotolati sulle caviglie e le guance erano leggermente arrossate.

Sulle cosce aveva poggiato qualche foglio bianco ed è notando quel particolare che si accigliò, insospettito.

A lei piacciono i colori, abbiamo fatto quel gioco a inizio mese...

Si domandò perché proprio dei fogli spogli alcuni oltretutto stropicciati, senza neanche una scritta o una striscia cromatica.

Fu studiato a sua volta da Nives che, rammaricata ma tranquilla, osservava le mani nelle tasche.

La maglia rossa, come i suoi capelli, era larga e sgualcita e gli ricadde sulle spalle ossee in modo da evidenziare inquietantemente le clavicole.

I jeans scuri nascondevano bene le gambe che, infami, erano le prime a tremare per il panico.

I capelli scarmigliati gli cadevano a ciuffi generosi sulle belle lentiggini, ma rendevano ancor più affilati quegli occhi carbone.

Le guance incavate riuscivano a malapena a formare una fossetta quando accennava un sorriso.

Si riscossero entrambi dai propri pensieri e si guardarono a lungo negli occhi riscattando il loro tempo, quello che Nives voleva dargli ma che a Maximilian mancava. Quello che si dedicavano da quando si erano conosciuti.

Lui la chiamava Bottondoro...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora