Ricordi di una vita mai vissuta

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Nives: 6 anni
Maximilian: 10 anni

- Guardami, sono rotto.
A pezzi, senza speranze, lo scarto di tutti.
Eppure, hai voluto conoscermi lo stesso... -

La richiesta della bimba lo mandò in confusione, eppure lo nascose benissimo.

Sì limitò ad annuire, con ciuffi rosso fiamme che gli cadevano sulla distesa di lentiggini.

Uno squarcio di luce lunare rifletteva sui capelli biondo grano di lei, che lo guardava sempre con quella curiosità fanciullesca in quegli occhi dal colore della sera.

Ti ho trovata, finalmente dopo tanto tempo sono riuscito a trovarti.

La liberò dalla sua trappola, alzando un braccio per farla passare.

Piccoli passi riecheggiarono nella grande libreria, nel frattempo che loro si dirigevano verso il corridoio.

Non sembrava ma Maximilian stava con le orecchie tese, qualora dovesse succedere qualcosa.

Ora che ti ho trovato, ti proteggerò.

Le camminava a fianco un po' più in dietro però, lei che tutta serena si dirigeva in cucina.

Lei è serena con me.

Non mi dice che sono sbagliato.

"Mi apri la porta?" Mugugnò, lui non si era accorto che stava tentando di aprire il grande portone invano.

Aveva il fiato corto, un po' per lo spavento di prima, un po' per lo sforzo di adesso.

Sì trattenne dal dire quella frase che tanto li caratterizzava, anche se lei non lo sapeva.

La guardò di sguincio e poggiò i palmi sulla superficie di legno freddo.

Le iridi serali di Nives passarono in rassegna i dorsi delle mani del rosso.

Aveva le nocche perennemente sbucciate, graffi nuovi a rovinare quella pelle d'alabastro e piccole cicatrici, di colorito ancor più chiaro, a costellare soprattutto le dita.

Eppure... era così bello.

Applicò poca forza, che il portone si aprì per loro, rivelando la grande stanza certe volte in ordine e altre no.

Questa volta pareva ci fosse passata una mandria di bufali.

E certo infondo è Halloween.

La biondina scosse il capo, la filigrana che le sfiorò le guance pallidine.

Maximilian si fece da parte per farla passare, ovviamente dopo aver rivolto un'occhiata ben attenta alla cucina.

Entrati, si chiusero la porta alle spalle.

La piccola curiosava in giro, tra pentole più grandi di lei, mestoli lunghi e cibo confezionato aperto dovunque.

Stracci logori sul lavandino, pennelli per l'olio inzuppati sul piano cottura e un leggero tanfo ad impregnare l'aria.

E lui ebbe come una visione, no anzi, come un flashback.

Perché sapeva di averlo vissuto quel momento, non lo aveva solo immaginato.

Lei era splendida tra tutta quella confusione, la confusione che ogni volta chiedeva di sistemare al suo garzone.

E lui le diceva sempre la stessa frase, quella frase, con due occhi che luccicavano d'un emozione pura.

"Maximilian?" Lo richiamò Nives e lui le rivolse il suo sguardo, ammirandola in quel disordine tanto conosciuto eppure mai visto veramente.

"Tutto bene?" Chiese, un velo di preoccupazione nella candida voce come infondo lo era la sua pelle.

Lui la chiamava Bottondoro...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora