L'astronomia dei suoi sorrisi

241 19 29
                                    

Nives: 11 anni
Maximilian: 15 anni

- Ogni tanto ti raddrizzi
e cammini dritto.
Ma io ti amo a notte fonda,
quando sei debole,
inciampi, ti pieghi. -

Passarono altri due anni all'insegna degli scontri, delle risse, dell'odio crescente.

E Maximilian cresceva, scolpito dalla bellezza e dall'angoscia in persona. Aveva i capelli rosso fiammante rasati ai lati che gli creavano una specie di taglio anni '80 uscito male. Si ritrovò a contare le sue lentiggini che aumentavano sulla schiena meno ossea, aiutata dalla pubertà. La collezione di cicatrici diventava numerosa, alcune erano tanto evidenti da farlo tremare davanti allo specchio, altre erano sbiadite fin troppo vecchie. I suoi occhi, invece, rimasero uguali; due pozzi tremendamente profondi, neri e inquietanti. Non ci fu un solo giorno in cui lui non li odiò.

Il suo cuore, d'altro canto, era diviso a metà; una parte era annegata nel dolore che lo divorava vivo ogni qualvolta se ne andava, l'altra la custodiva inconsapevolmente la sua Nives.

Lui la difendeva con tutto se stesso, perché non aveva altro che lei a proteggere quel suo stupido animo graffiato.

Quella piccola creatura dai capelli biondi sembrava preoccuparsi perennemente del suo stato, solitamente strascicante e dolente. Gli diceva sempre che i graffi che aveva sulla pelle li doveva disinfettare, ma che senso aveva se poi lo avrebbero spinto e fatto cadere ancora?

Non sapeva poi che le ferite sanguinanti, quelle veramente dolorose, lui se le portava dentro come un fardello legato alla groppa di un asino zoppo.

"Malpelo!" Gli gridavano alle spalle con tono derisorio.

Lui neanche si girava più perché nessuno che non fosse Bottondoro meritava importanza.

Più passavano i giorni più lui amava guardarla di nascosto. La amava di notte e di giorno, quando la vedeva e soprattutto quando non poteva, la amava perché non l'aveva mai potuta amare.

E ogni volta che le sue iridi color carbone si posavano sulla sua figura lei lo sentiva e si girava per guardarlo a sua volta.

I tratti da bambina si stavano alleggerendo dando vita ad un viso da ragazzina in procinto di sbocciare.

I capelli le erano andati ben oltre le spalle, non se li tagliava da tempo.

Si era proposto di tagliarglieli ma aveva rifiutato con la sua solita dolcezza. Fu la frase che disse dopo a lasciarlo col sorriso sulle labbra: "Li taglierò quando smetterai di dirmi che ti piace pettinarli."

Max sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto dire che non gli piaceva più pettinarglieli, era uno dei suoi momenti preferiti nell'arco della giornata.

Infatti in quell'istante se ne stava affacciato alla finestra della biblioteca con la sua spazzola in mano.

L'aveva spesso con sé, ogni momento era buono per poter godere della serenità nel distrigarle i capelli.

Giocò con i dentini di legno con fare pensoso quasi perso, fuori la notte bussò alla porta.

Calò il buio, quello pesto, cieco, pece.

Quello che le fa paura, che non la fa dormire.

Drizzò la schiena a quel pensiero e senza pensarci si avviò nel suo corridoio.

Percorse la strada a palpebre calate, ormai sapeva la sapeva a memoria.

Ma le sue orecchie sentirono strascichi impercettibili e si mise sull'attenti. Erano passi piccoli e leggeri che gli venivano incontro, seppe riconoscerli subito.

Lui la chiamava Bottondoro...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora