Nell'ombra

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Nives: 11 anni
Maximilian: 15 anni

- Si chiama empatia, amore. Quando tu piangi ed io affogo, perché il tuo pianto lo sento da dentro. -

I giorni dopo la piccola bambina si svegliò con la barchetta di carta che le aveva fatto trovare lui il mattino della sua partenza. La trovò poggiata sul comodino, segno che Maximilian se n'era già andato.

Li contava i giorni che trascorreva in sua assenza perché più passavano le ore più sentiva dolere il suo cuoricino straziato.

Era un attaccamento a Max, il suo? O una solida amicizia?

Non si seppe dare risposta perché nonostante i numerosi dubbi sapeva che un'amicizia normale non provocava il batticuore.

In un flebile sospiro si tirò su con la schiena, scostando le copertine e rivolgendo il suo sguardo serale al bellissimo origamo.

Anche quella mattina carezzò la prua delicata e pianse qualche lacrima che vi atterrò sopra.

Inspirò con difficoltà col nasino distendendo le labbra in una linea dritta e neutra, le sue compagne dormivano ancora non poteva fare casino.

Guardandosi attorno notò le tende aperte che lasciavano entrare i primi raggi dell'alba di un agosto.

Issandosi sui piedini coperti dai leggeri calzini si incamminò verso la porta e piano la socchiuse, questa cigolò al ché Nives conficcò il collo tra le spalle ma le sue amiche continuarono beatamente a riposare avvolte nelle lenzuola.

Stando attenta, come era solito essere Max, si avviò nel corridoio.

Se fosse stata scoperta sarebbe rimasta in punizione a vita e rabbrividì al solo pensiero.

A passi svelti e piccoli raggiunse la biblioteca il cui portone pesante, per fortuna, era socchiuso.

Vi si addentrò furtiva diretta alla finestra da cui, l'altra sera, avevano guardato le stelle cadenti insieme.

Le grosse tende erano tirate a coprire la vetrata e ad oscurarle la visuale.

Deglutì convulsivamente, non le piaceva il buio.

A muso duro spostò la tenda quel tanto che bastò ad illuminare uno spicchio di pavimento sotto i suoi occhi finalmente acquietati.

Scandagliando con sguardo impaziente e curioso ogni scaffale riuscì a risalire a quello dei fantasy.

Vedeva spesso Maximilian frugare in questa parte di biblioteca senza stancarsi mai, come se avesse sempre qualcosa da leggere che lo interessasse.

E poi quando stavano insieme lì, tra i cuscini e col fiato sul vetro della finestra, lui aveva sotto braccio il libro dalla copertina blu che ogni tanto depositava in un luogo a lei sconosciuto nello scaffale.

Alzandosi sulle punte dei piedini cercò di scorgere le copertine di libri colorate di blu, ne intravide qualcuna ma erano decorate da dei ghirigori o strani motivi floreali dorati.

Il suo era semplicemente blu. Persino il suo libro era semplice come lo era lui, d'aspetto poteva sembrare la creatura più mera mai vista.

Il problema era che l'animo di Maximilian era tutto tranne che mero. Era complicato peggio del cubo di Rubik, un percorso astruso senza indicazioni, uno spaventoso intreccio di incubi neri e rampicanti spinosi.

E Nives non si aspettava che le sarebbe piaciuto perdersi tra i meandri dei suoi demoni, sempre in agguato per ferirlo quasi a morte.

Nives amava perdersi dentro di lui.

Lui la chiamava Bottondoro...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora