Nives: 9 anni
Maximilian: 13 anni- Uccidimi in ogni modo, ma io tornerò sempre da lei. -
Se la vita di Maximilian era un abisso, Nives ci voleva affogare.
Inutile continuare a mascherare il dolore che il ragazzo provava, in qualche modo, la biondina se ne prendeva una parte, riuscendo a lenire le ferite.
Il suo ritorno fu per la bambina motivo di felicità, come sempre d'altronde.
Dopo quell'incontro scontro con Enea in libreria, andarono in cucina, a bere un bicchiere di latte.
Per alleviare il dolore.
Baffi bianchi sulle labbra, sorrisi spontanei, emozioni trasparenti.
Si ritrovarono in giardino sotto al grande albero, privo di frutti.
Ma Maximilian non si smentiva mai, infatti mangiucchiava una mela, con fare cupo.
Dal basso, lei lo stava a guardare.
Si mise seduta a gambe incrociate, mentre lui poggiò solamente la schiena al grosso tronco.
Parlami...
Ma non lo faceva, mai.
Era sbagliato prendere l'iniziativa, ma quella volta qualcosa la spinse ad osare.
"Non mi vuoi dire cos'hai fatto di bello?" Chiese ingenua, anche se ricordava bene i nuovi graffi sulle mani, quelle erano altre sofferenze.
Sembrò richiamare l'attenzione del rosso tutta d'un colpo, perché si girò di scatto, preso alla sprovvista.
Come avevi detto? Ah sì, ogni tanto ritorni ad affogare nei tuoi ricordi.
Quegli occhi carbone parvero prendere fuoco quando metabolizzò la domanda.
La mascella si strinse, la mano con cui teneva la mela quasi si chiuse a mo' di morsa e il labbro inferiore tremò, come scosso da un terremoto.
"Di bello, niente." Rispose in un sibilo, gettando lontano, con rabbia palpabile, il torsolo.
Nives deglutì, si era incamminata sul sentiero sbagliato.
Decise di distrarlo, non le piaceva vederlo distante.
"Io ho giocato con Emi, Ali e Beth a 'strega color color'. Poi ho fatto i compiti con Jay, ho imparato tante cose nuove. Lo sai che qui, nel nostro cortile, ci sono tantissimi tipi di fiori diversi? Ci ho fatto delle ghirlande, molto colorate!" Concluse gioiosa con le stelle negli occhi serali, che lui amava ma lei non lo sapeva.
Il rosso aveva abbassato la testa per poterla guardare, e dall'altra parte la piccola sembrava essere completamente a suo agio con lui.
Teneva le mani in tasca, i suoi jeans azzurro sbiaditi che gli donavano l'aria di un angelo a cui hanno tarpato un'ala.
Una sola, perché con l'altra provava a spiccare il volo, in modo disperato.
Non ce la faceva a volare e cadeva, andando contro muri di cemento che lasciavano graffi.
Quelli del ragazzo però, non erano graffi su pelle ma sul cuore fatto di scottature, e questo, la bimba, ancora non lo sapeva.
Così, quest'angelo con un'ala soltanto, finalmente le fece una domanda, anzi, una proposta.
"Giochiamo?" Chiese, la voce roca e bassa che non lasciava trasparire nulla.
Le iridi di Nives brillarono di luce propria e annuì vigorosamente, ma poi si accigliò.
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Lui la chiamava Bottondoro...
RomanceDue bambini. Un collegio. E le tenebre che giacciono in ogni angolo di quel posto infernale. Non si può andare via prima dei 21 anni, si è bloccati lì, solo perché a casa non si è ben voluti. Le vacanze di natale, si passano lì. L'estate, anche. Un...